Ieri la prima delle due serate evento romane, un continuo mix tra poesia, ironia e attualità
"Sono emozionato, vedere Zalone e De Gregori insieme è come vedere La Russa che pomicia con la Schlein". Checco Zalone e Francesco De Gregori cominciano così, e si capisce fin da subito che il concerto- evento del duo alle Terme di Caracalla (il primo dei due, si replica domenica 9 giugno) è una promessa mantenuta. La protagonista assoluta è la musica: per renderlo chiaro si comincia con Zalone al piano e l'omaggio a Morricone 'Deborah's Theme'. De Gregori lo raggiunge e parte 'Piano Bar'. "I maligni hanno pensato fosse dedicata ad Antonello Venditti", graffia subito Zalone. L'alchimia funziona, fa venir fuori la bravura musicale dell'attore e l'ironia del cantautore, e la magia di Caracalla fa il resto.
"Cominceremo con le canzoni tristi, per poi arrivare a quelle molto tristi", scherza Zalone. Ma non è così: accompagnata dalla band formata da Carlo Gaudiello (pianoforte), Guido Guglielminetti (contrabbasso e basso elettrico), Paolo Giovenchi (chitarra), Simone Talone (percussioni e batteria), Alessandro Valle (pedal steel e mandolino), Primiano Di Biase (hammond) e Francesca La Colla (vocals), la coppia parte con una scaletta inusuale, articolata, briosa, dove compaiono anche diversi pezzi fra i meno conosciuti di De Gregori. "Ho scelto anche canzoni non mainstream, spero che apprezzerete", spiega il Principe. Il pubblico -tra cui si avvistano Malika Ayane, Pacifico, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l'assessore alla Cultura Muguel Gotor, Pietro Valsecchi, Francesco Piccolo- mostra di apprezzare e applaude. E via con 'Il cuoco di Salò', 'Storia di Pinocchio' che rende omaggio a Nino Manfredi, 'Rimmel'.
"Io e questo signore qui abbiamo fatto un disco qualche tempo fa, che non ha venduto quasi niente -è la frecciatina che si concede De Gregori riferendosi a 'Pastiche', l'album uscito il 12 aprile composto da quindici brani che in cui la voce di De Gregori è accompagnata al pianoforte da Checco Zalone, in un viaggio musicale che oscilla fra blues, jazz e musica classica- Scusate se faccio questi annunci per gli acquisti, però la musica è talmente indifesa in certi momenti storici tipo quelli che stiamo attraversando che anche questo è lecito".
Poi i due si concedono un rispettivo spazio 'one man show', De Gregori resta solo e regala perle come 'Sento il fischio del vapore', 'Il vestito del violinista', 'I matti', 'Due zingari', 'Numeri da scaricare'. Rientra Zalone che riporta 'sulla terra' e a risate liberatorie: "Ho scritto 'Culu Piattu' e dentro ci ho messo black face, body shaming e cat calling -spiega introducendo il pezzo che parla di una ragazza brasiliana affranta dall'assenza di 'lato B'- Pensavo di essere la persona più scorretta d’Italia, vabbè poi c’è stato il Papa", aggiunge tra risate e applausi. Parte la celebre -e iper 'politically s-correct'- 'Immigrato': "L’avevo proposta a Vannacci per la campagna elettorale, me l’ha rifiutata. Ha preferito 'Generale', pure pagandola. Io gliel’avrei data gratis".
Durante la serata non manca un omaggio a Paolo Conte, con 'Pittori della domenica', poi 'Atlantide', Pezzi di vetro', una 'Buonanotte fiorellino' in versione jazz da brivido. Un continuo mix fra poesia e ironia, che si mescola senza sosta all'attualità. E quando arriva 'Gli uomini sessuali”, che ironizza sui luoghi comuni sull'omosessualità, Zalone annuncia che "da poco è diventata l’inno del Vaticano", con chiaro riferimento alle recenti espressioni attribuite al Pontefice che hanno fatto discutere l'opinione pubblica. Poi sottolinea: "Siamo fatti tutti un po’ così, tutti a modo nostro. Viva l’amore".
Arriva il bis, il pubblico chiede a gran voce 'La donna cannone' e anche uno dei brani cult di Zalone, 'Angela'. Il duo non delude, ed esaudisce entrambe le richieste. "Grazie di essere venuti qua, grazie di averci battuto le mani, siamo una squadra bravissimi", chiudono i due fra gli applausi. Applausi che mostrano di dar loro ragione, senza ombra di dubbio. (di Ilaria Floris)