Da Biki, nipote di Puccini, alla maison Gattinoni, abiti eleganti, sofisticatamente garbati, uno stile sobrio che ha influenzato le rivali del bel canto, ma anche stilisti come Antonio Marras, Stéphane Roland, D&G
In principio fu Elvira Leonardi Bouyeure, nipote di Puccini, in arte Biki, poi l'haute couture italiana continuò a 'vestire' la più celebre delle divine del bel canto, Maria Callas, di cui ricorrono oggi i 100 anni dalla nascita. Un corpo sgraziato, all'inizio, una corporatura pesante, oltre 120 chili per un metro e 72 centimetri di altezza. "Impacciata, sovrappeso, eppure lievissima a muoversi...", racconta all'Adnkronos Gina Guandalini, tra le massime studiose di Maria Callas. La grande Biki alla fine degli anni '40 la prende sotto la sua ala protettiva. Scriveva nelle sue memorie: "E' talmente sproporzionatamente grassa che qualunque cosa indossi non può donarle. Non potremmo rendere onore al protagonismo di una donna talmente affascinante se prima la signora non perdesse qualche chilo".
Ed è proprio grazie a Elvira Leonardi Bouyeure che avviene il miracolo. Maria Callas, decisa a cambiare, rincorrendo l'eterno mito di Audrey Hepburn di 'Vacanze Romane', riesce tra il 1952 e il 1954 a perdere 36 chili. Un'altra donna, elegante, sofisticata. Una rivoluzione fortemente voluta, la sua, con un guardaroba che strizzava l'occhio al new look di Christian Dior (gonne a corolla, giacchine strette in vita) e una passione per l'haute couture. Nella capitale frequenta l'atelier di Fernanda Gattinoni. Ed è Stefano Dominella, presidente della storica maison, che ricorda: "Madame Fernanda era imbarazzata. Me lo disse con assoluta sincerità. 'Avrà una grande voce, ma per me è impossibile vestirla. Ritorni tra 30 chili. In meno'. E così fu. Fernanda Gattinoni creò per lei uno stile sobrio, austero perché 'illuminasse' un fisico imponente, un naso pronunciato", aggiunge.
"L'abito che venne creato nell'atelier romano, color aubergine con macro strass, per la prima della 'Norma' di Bellini, oggi è in mostra all'Istituto di Cultura Italiana a Madrid, abito principe dell'esposizione 'Fotogrammi di moda italiana. Dagli anni '50 l'Italia veste il cinema internazionale'. I nostri atelier - prosegue Stefano Dominella - firmarono poi una mise da sera rosso fuoco per una serata di gala con Giuseppe Di Stefano a Montecarlo".
"Maria Callas incarnò l'estica e lo spirito degli anni '50 e '60 - spiega ancora all'Adnkronos Stefano Dominella - I suo stile garbato, sofisticatamente elaborato, tailleur di flanella con colli in piquet, foulard di Hermès al collo, cappotti in tweed lunghi fino alle caviglie, turbanti e guanti, gonne a matita, camicie bianche e pantaloni a sigaretta, influenzò non soltanto una generazioni di aristocratiche signore, ma anche alcune colleghe, rivali del bel canto, come Renata Tebaldi che veniva spesso da noi e chiedeva esplicitamente degli abiti che ricordassero la Callas. Ma non aveva il fisico, la stessa personalità".
E ricorda ancora Stefano Dominella come "il 'canto' di Maria Callas sia stato la colonna sonora di due sfilate di Gattinoni, nel 1994 e nel 2000, a Villa Giulia e all'Acquario Romano. E prima ancora negli anni '80 lo stilista Albini le dedicò una serata al Caffè Florian di Venezia, mentre recentemente gli omaggi sono stati firmati dal couturier francese Stephane Rolland, da Antonio Marras e D&G 'eredi' di signori e signore del teatro come Lilia De Nobili e il pittore Salvatore Fiume, 'autore', quest'ultimo, dei costumi pittorici di Medea', segni asciutti, geometrici, coloratissimi. In controtendenza con lo stile Callas", conclude il presidente della maison Gattinoni.