L'attore insieme a Serena Autieri nel film 'The Christmas Show', una favola "per ritrovare il coraggio di sognare"
"Il mio personaggio è un po’ come un principe azzurro che va a combattere i draghi, che nel film sono rappresentati dai reality, e poi riesce a scoprire finalmente la sua vera identità, chi è veramente, a tirarla fuori e ad avere il coraggio di mostrarsi davvero per come è, come poi si scoprirà nel film". Raoul Bova descrive, in un'intervista all'Adnkronos, il suo ruolo nella fiaba di Natale 'The Christmas Show', diretto da Alberto Ferrari in uscita da domani, 17 dicembre.
Sofia (Serena Autieri) è un medico e una mamma, rimasta sola a crescere due figli dopo la tragica morte del marito in un incidente aereo. Da cinque anni, a casa sua non si festeggia più il Natale e il periodo delle feste è quello più difficile per lei e per i giovani Alice e Ricky. A osservare dalla sua finestra quella casa senza addobbi e senza luci è il riservato vicino di casa Pierre (Raoul Bova), uno scrittore solitario e misterioso. Quest'anno però, si prospetta per la famiglia Rovati un Natale speciale e diverso dal solito. La loro inaspettata partecipazione al seguitissimo reality Christmas Show, che li ha selezionati grazie all'intraprendenza dell'adolescente Alice, li porterà a vivere situazioni travolgenti. L'arrivo dell’affascinante Pierre tornerà a far battere il cuore di Sofia. Confronti, scontri, confessionali e rivelazioni condurranno la storia in un finale in crescendo.
Un film a suo modo coraggioso e rivoluzionario, che parla di sogni in un momento di disagio storico imperante. "Ho pensato al film, all'operazione, e mi sono innamorato della storia -spiega Bova- Mi piaceva questo coraggio di sognare, di evadere di vedere le cose con un po’ di positività di amore, di fantasia. Quelle cose belle che volevamo vedere da tantissimo tempo". Il personaggio di Pierre "che rimane rinchiuso in casa per una crisi artistica e per una delusione e poi riesce ad uscire grazie a un sentimento di attrazione verso la sua principessa è emblematico".
"Scrivere una favola in questo momento rivoluzionario -conferma all'Adnkronos il regista Alberto Ferrari - L’abbiamo scritta quando eravamo dentro il lockdown, quindi aveva già dentro di sé un sapore di speranza. Cercare di immaginare un mondo che non si fermasse ai dolori che ci stava offrendo. Sono andato a pescare nello spirito natalizio che è in fondo a noi, per cercare di cambiare le nostre prospettive di vita". I sentimenti buoni non sono molto di moda, in effetti. "È rivoluzionario pensare a una favola dove non ci dobbiamo vergognare che anche i nostri sentimenti, anche quelli più banali, di cui ci vergogniamo perché non sono abbastanza intellettuali -affonda il regista- invece rappresentano delle pulsioni molto primordiali, ed è bello rappresentarle in modo che abbiano buon fine e ci facciano cambiare. Lo spirito del Natale entra dentro di noi e ci fa forse un pochino migliori, con prospettive diverse".
Il film ha un tratto registico poco italiano, lo stile è un po' quello di una favola di natale americana, le scene sono molto curate. "E' così, abbiamo lavorato con un realismo magico -dice Ferrari- Mi sono ispirato a storie che potessero andare bene a Helsinki come a Los Angeles o a Calcutta. Sono piccole storie chiuse come quelle navi in bottiglia, però quelle navi in bottiglia riescono a solcare l’oceano, se abbiamo la forza. E noi ci abbiamo provato". Nel film ruolo centrale è quello del reality, che entra a gamba tesa nell'intimità della famiglia.
Sui reality, Raoul Bova dice: "Sono stati un’apertura molto importante, perché hanno dato a tutti la possibilità di potersi mostrare, di avere un’immagine. Dimostrare il proprio talento quindi è positivo. Ciò a cui bisogna stare attenti è il fatto che non diventi come tutte quelle cose positive che poi si trasformano in negative. Dovrebbero essere regolamentati, ci dovrebbero essere delle leggi un po’ più restrittive. Però sono a favore, è uno strumento molto democratico". Nel cast, tra gli altri, anche i brillantissimi Francesco Pannofino e Tullio Solenghi, rispettivamente nel ruolo dello spasimante direttore di Sofia e del padre del marito scomparso, e Ornella Muti nel ruolo della mamma della protagonista.