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Ucraina: a rischio anche i "metalli della transizione"

Dal nichel al neon, sono indispensabili per produrre tecnologie green, dalle turbine delle pale eoliche alle batterie dei veicoli elettrici. Wef: prezzi del nichel russo +250% in 48 ore, corsa al neon ucraino.

Ucraina: a rischio anche i
19 marzo 2022 | 11.06
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Rame, nichel, platino, palladio, alluminio e litio. Sono i cosiddetti "metalli della transizione energetica" di cui Russia e Ucraina sono fornitori chiave. Sono i metalli necessari alla produzione di tecnologie 'green', dai pannelli solari alle turbine eoliche passando per le batterie dei veicoli elettrici. E il conflitto mette a rischio anche le forniture globali di questi materiali e con questi il percorso della transizione energetica.

Secondo un approfondimento del World Economic Forum firmato da Vigya Sharma, ricercatrice presso il Sustainable Minerals Institute dell'Università del Queensland, dalla Russia arriva il 7% del nichel estratto nel mondo, un metallo scarso ma necessario per produrre le batterie dei veicoli elettrici. Secondo quanto riferito, l'attuale conflitto ha fatto aumentare i prezzi del nichel del 250% in 48 ore la scorsa settimana. La Russia produce anche un terzo del palladio mondiale, metallo utilizzato nell'industria automobilistica per controllare le emissioni dei veicoli.

I metalli finora non sono stati colpiti dalle sanzioni commerciali imposte alle Russia, ma non è escluso che accada. Come è successo nel 2018 quando sono state imposte sanzioni al produttore russo di alluminio Rusal, facendo salire alle stelle i prezzi globali.

Da parte sua, l'Ucraina è il più grande fornitore mondiale di un gruppo di elementi chimici noti come 'gas nobili' che includono neon e krypton e servono per realizzare chip semiconduttori, componente fondamentale di tutti i sistemi elettronici, compresi quelli che si trovano nelle automobili e negli impianti di energie rinnovabili. L'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 aveva già innescato un aumento dei prezzi del neon e, stando a quanto riferisce l'artico del Wef, alcuni produttori di chip ne avevano già fatto scorta prima dell'attuale conflitto Russia-Ucraina.

E sempre prima del conflitto, i progressi globali nella riduzione della dipendenza dai combustibili fossili si erano mostrati troppo lenti: lo sviluppo di progetti solari ed eolici è stato recentemente stimato inferiore del 30% a quanto necessario per raggiungere gli obiettivi climatici mondiali in questo decennio. Una carenza di materiali utilizzati per produrre tali tecnologie non farà che rallentare ancora di più questo processo. Senza contare che le preoccupazioni per la sicurezza energetica stanno anche spingendo le importazioni di carbone e la corsa al rifornimento di combustibili fossili.

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