La responsabilità è dei cittadini, ma le azioni delle aziende hanno un peso importante nell'impatto sull'ambiente
Sostenibilità: il 38% degli italiani associa la parola a un modello di sviluppo, il 35% la riconduce alla tutela dell’ambiente, il 30% la collega all’uso responsabile delle risorse naturali, il 24% a un modello di produzione, il 14% alla gestione di rifiuti/scarti. Solo 9 persone su cento ne percepiscono una valenza in campo sociale. E' quanto emerge da una ricerca Ipsos, presentata oggi in occasione della web conference “Proposte per un’Italia responsabile e sostenibile” promossa da Centromarca in collaborazione con il Corriere della Sera.
La responsabilità di uno sviluppo sostenibile, stando a quanto emerge, è attribuita alle scelte dei cittadini (42% di risposte), a leggi e regole imposte dai governi (29%) e alle modalità di produzione (27%). È interessante evidenziare come la maggior parte delle persone intervistate riconosca alle azioni intraprese dalle aziende un reale impatto sull’ambiente (71% di risposte); solo una parte minoritaria (29%) le considera strumentali al miglioramento dell’immagine.
Ipsos indaga anche quali interventi potrebbero rafforzare la consapevolezza dell’importanza dell’economia circolare tra i cittadini. Tra le risposte più consistenti: incremento del senso civico (59%), incentivi per le aziende sostenibili (59%), campagne informative per i cittadini (39%), sanzioni e controlli sulle imprese (34%), investimenti in ricerca sovvenzionati dallo Stato (32%). Ben 41 persone su cento vorrebbero vivere in modo più sostenibile, ma considerano che non sia “pratico”. Altre 28 trovano difficile seguire principi di sostenibilità nella vita di tutti i giorni.