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Sostenibilità è la parola chiave della prossima rivoluzione industriale

17 obiettivi di sviluppo sostenibile declinati in 240 indicatori e 169 target

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17 febbraio 2022 | 11.15
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In collaborazione con Elemaca

Al centro della politica di ripresa dell’UE c’è un nuovo termine che si è affermato nel corso del tempo fino a divenire la parola chiave della nuova rivoluzione industriale: la sostenibilità . Basti pensare infatti all’accelerazione della doppia transizione verde e digitale per comprendere la scelta semantica e simbolica, o all’agenda 2030 delle Nazioni Unite, dove sono stati elencati 17 obiettivi di sviluppo sostenibile declinati in 240 indicatori e 169 target. Insomma, l’intento è di superare l’idea che per sostenibilità si debba intendere solo una questione ambientale e affermare una visione a 360° sulle varie dimensioni dello sviluppo inclusivo, volto a migliorare le condizioni di vita di ogni essere umano, a garantire la produttività aziendale e un lavoro decoroso a tutti.

Non si tratta, dunque, solo di cambiare in chiave sostenibile i modelli di consumo e produzione per fronteggiare il cambiamento climatico e l’impatto che ne avrà sul pianeta e la società stessa, ma l’Unione Europea stessa affida all’industria il ruolo di fornitore di prosperità, cioè come motore che avvia la macchina di uno sviluppo basato sul rispetto del pianeta e su nuovi paradigmi di produzione che pongano al centro del processo produttivo aziendale il benessere di ogni lavoratore.

L’industria come acceleratore di uno sviluppo sostenibile

Sarà quindi l’industria a far prosperare l’Europa, ad accelerare e catalizzare il cambiamento e l’innovazione, fornendo soluzioni per la società, a partire dall’avanzamento tecnologico innovativo che deve porre l’uomo al centro del flusso lavorativo, potenziandone la sicurezza e trasformando il luogo di lavoro in un posto dove i talenti più giovani possano trovare il proprio spazio per una crescita professionale duratura.

Inoltre, l’industria dovrà aumentare la resilienza per favorire la transizione verde, raggiungendo gli obiettivi ambientali che prevedono in primis l’integrazione di nuove tecnologie e processi produttivi che tengano conto dell’impatto ambientale nello sviluppo di un’economia circolare. In altre parole, deve essere valorizzato maggiormente il riuso, il riciclo per una rigenerazione di ciò che viene scartato.

È, senza ombra di dubbio, un momento epocale per la storia dell’industria nella futura società europea, giacché mai come ora si porrà massima attenzione alla dimensione ambientale e sociale, oltre che ai diritti fondamentali. Ovvero la rivoluzione industriale si estenderà a quella umana.

Come aumentare la sostenibilità ambientale

Per favorire lo sviluppo della sostenibilità ambientale è necessario:

· Adottare delle tecnologie innovative per l’economia circolare e per l’ambiente;

· Tutelare il territorio e preservare la biodiversità; · Promuovere l’uso di fonti energetiche rinnovabili (come i pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica) e l’impiego efficiente delle risorse a disposizione;

· Promuovere la mobilità sostenibile;

· Riciclare in modo ottimare i rifiuti azzerando l’uso della plastica. Ovvero, rendere il territorio plastic free.

Inoltre, un’azienda per ridurre gli impatti sull’ambiente dovrebbe adottare alcuni accorgimenti, come:

· Usare un packaging sostenibile, riducendo così l’utilizzo della plastica;

· ideare un nuovo design di prodotto per promuovere già concettualmente il basso impatto ambientale;

· puntare a progetti che eliminano i rifiuti industriali al fine di poter riciclare le materie prime usando solo pack riciclabili;

· adottare soluzioni più efficienti e green per il trasporto, come l’impiego di mezzi a minor impatto. Cioè occorre sviluppare la cosiddetta logistica verde.

Gli indici di sostenibilità ambientale

Per comprendere se sussistano le condizioni ambientali necessarie al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, sono stati individuati gli indicatori di sostenibilità, volti proprio a individuare eventuali problemi e ipotizzare delle soluzioni.

A livello internazionale se ne conoscono 4 tipologie:

1. Indicatori descrittivi, che descrivono la situazione reale dei problemi ambientali, come per esempio la quantità (espressa in tonnellate) di emissioni di C02;

2. Indicatori di prestazione o efficacia, cioè il rapporto tra il risultato raggiunto e un obiettivo prestabilito di politica ambientale. L’esempio più chiaro è la percentuale di rifiuti raccolti rispettando i canoni della raccolta differenziata;

3. Gli indicatori di efficienza, calcolati rapportando il risultato ambientale raggiunto con le risorse economiche impiegate per raggiungerlo, come per esempio il costo di interventi strutturali per ridurre le emissioni nell’atmosfera;

4. Gli indicatori del benessere totale, che misurano la sostenibilità totale, come l’impronta ecologica (cioè quanti ettari di bosco, terreni coltivati siano necessari per assorbire i rifiuti generati).

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