Così il presidente Biorepack, nel suo intervento al convegno, organizzato da Assobioplastiche, Consorzio Biorepack e Cic oggi a Roma, durante il quale sono stati illustrati i dati della filiera delle bioplastiche compostabili e le prospettive per il futuro
"I materiali che entrano negli impianti di compostaggio sono tanti ma ci sono troppi scarti, circa il 14% dei quantitativi in ingresso". Così Marco Versari, presidente Biorepack, Consorzio nazionale per il riciclo organico degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile, nel suo intervento al convegno, organizzato da Assobioplastiche, Consorzio Biorepack e Cic oggi a Roma, durante il quale sono stati illustrati i dati della filiera delle bioplastiche compostabili e le prospettive per il futuro.
La presenza di materiali di scarto "non è dovuto al fatto che questi materiali non sono trattabili; il problema è che dobbiamo lavorare insieme a chi raccoglie la frazione organica per far sì che negli impianti arrivi ciò che è organico perché il materiale non biodegradabile e compostabile va separato e così si perde tanta frazione organica compresi gli imballaggi stessi in bioplastica compostabile. Quello che cercherà di fare Biorepack è mettere in campo tutte le risorse necessarie per lavorare con le pubbliche amministrazioni perché la raccolta dell’umido sia raccolta di umido e non di scarti".
“Abbiamo presentato i dati di una filiera industriale che vede l’Italia all’avanguardia. L’Italia è leader nel mondo nella produzione di questi materiali perché li ha connessi con un sistema di riciclo”, dice ancora Versari ricordando che Biorepack è il “primo consorzio al mondo di riciclo degli imballaggi compostabili”.
"Il sistema c'è, funziona ed è forte, è un esempio per l'Ue; ci preoccupa quello che sta avvenendo sul Regolamento europeo, la tassonomia, ma sappiamo che la politica italiana ha molto ben compreso questo argomento e ci aspettiamo azioni chiare come lo sono state fino ad ora", conclude.