Rapporto Esg Culture Lab, il 50% di chi lavora non riesce a impegnarsi
La maggior parte degli italiani associa la sostenibilità solo all'ambiente, mentre la sostenibilità sociale emerge solo se sollecitata. Eppure, la presenza di una leader donna è il punto di forza riconosciuto alle istituzioni ed è considerata un passo importante verso la parità di genere. Un “effetto Meloni” che fa crescere di un +5% la valutazione sulla sostenibilità sociale delle istituzioni ma che non combacia con il coinvolgimento di chi lavora: il 33% non trova tempo per impegnarsi in prima persona mentre il 18% si dichiara indifferente. E' quanto emerge dall’indagine annuale dell’Esg Culture Lab di Eikon Italia.
I risultati dell’indagine sono stati presentati oggi a Palazzo dell’Informazione, durante l’evento 'Le nuove sfide della sostenibilità', a cura di Eikon Italia Società Benefit in collaborazione con il Gruppo Adnkronos. La sostenibilità sociale, per gli intervistati, è associata prevalentemente ai temi dell’inclusione, dell’equità, dell’uguaglianza e della parità. Emerge poi il polo comunitario della collaborazione, della solidarietà e del sostegno e quello più personale del benessere e della salute. Significativi anche i valori collettivi di pace e sicurezza.
La presenza del lemma “non so”, tuttavia, mostra la difficoltà ad identificare la sostenibilità con la dimensione sociale. In generale, le persone si percepiscono meno coinvolte rispetto agli obiettivi sociali sia nella vita quotidiana che in quella professionale e attribuiscono a organizzazioni e istituzioni i giudizi meno positivi su questi aspetti. La sostenibilità sociale genera anche posizioni e giudizi più polarizzati, con livelli più alti sia di focalizzazione che di indifferenza.
Un giudizio negativo sulle istituzioni per quanto riguarda l’interesse per l’occupazione giovanile e un giudizio invece positivo sul tema della parità di genere. È l’effetto Meloni, cioè, il fatto di avere una leader donna, che però si scontra con il giudizio più negativo sulle opportunità di carriera nelle organizzazioni e con una difficoltà a mobilitarsi in chi lavora. C’è poi il nodo del work-life balance, punto critico nel giudizio sulle organizzazioni in cui si lavora, che fa il paio con una non troppo alta capacità di prendersi cura di sé a livello personale.
Nel dettaglio, a livello personale, tra gli aspetti sociali è molto alto il coinvolgimento rispetto all’equa divisione dei compiti in famiglia, in relazione alla cura dei figli, anche se, soprattutto le donne, evidenziano uno sbilanciamento a loro sfavore, collegato alla disparità retributiva. Gli uomini più che le donne si raccontano più coinvolti nel curare la propria salute e il proprio benessere. Per quanto riguarda il giudizio sul coinvolgimento delle Istituzioni, troviamo due aspetti legati alla sostenibilità sociale: il primo, giudicato positivamente, è la presenza di una leader donna, considerata un passo importante verso la parità di genere.
Uno dei giudizi più critici viene invece attribuito al tema dell’occupazione giovanile, dove si evidenzia l’atteggiamento di un Governo che delega il problema ai singoli o è del tutto indifferente per il 60% del campione. Più positivo (soprattutto per gli over 50), anche se in leggero peggioramento, il giudizio sulle organizzazioni in cui si lavora per cui emergono due tendenze principali: il 30% del campione le considera focalizzate mentre il 24% le percepisce indifferenti. Tra i dati più negativi spicca il work-life balance con una netta polarizzazione.
La fascia 30-41 è la più critica, trovandosi, probabilmente ad affrontare una vita familiare più complicata. Mediamente positivo il giudizio sulle pari opportunità, con la conferma dei punti debolezza associati alla carriera e alla retribuzione. Il 36% delle donne giudica l’organizzazione indifferente, uno dei dati più negativi dell’intera indagine. Infine, nella sfera professionale, emerge una dicotomia di giudizio: il campione si dichiara più coinvolto nella valorizzazione dei giovani (uno dei dati più positivi della rilevazione) rispetto alle pari opportunità: il 33% non riesce ad impegnarsi in prima persona e il 18% si dichiara addirittura indifferente su quest’ultimo punto.
Un confronto con l'anno precedente. Come per il 2022, i valori più positivi si registrano nella sfera personale che si conferma stabile rispetto all’anno precedente. Anche la percezione delle istituzioni si presenta stabile rispetto allo scorso anno, ma resta comunque l’area più critica del sondaggio: il mancato peggioramento dell’area è infatti dovuto all’Effetto Meloni, ma i valori più negativi si concentrano in quest’area.
Registra invece un lieve peggioramento sull’anno scorso (58% contro il 62%) l’Organizational Engagement per il nodo legato al work life balance, ma il risultato è mitigato dal leggero miglioramento nelle pari opportunità di carriera. Infine, migliora l’area legata al mondo professionale: il coinvolgimento relativo all’impatto ambientale e alla valorizzazione dei giovani incide positivamente sul giudizio complessivo (65% contro il 58%).