Digitalizzazione, sicurezza informativa e pubblica amministrazione: il manifesto per un futuro sostenibile e inclusivo
Un Paese sempre più digitalizzato richiede strategie mirate, maggiore accessibilità e innovazione. La Fondazione Italia Digitale ha stilato un manifesto in 11 punti e presentato alla Camera dei Deputati con al centro opportunità, potenzialità e policy per la Nazione. “Mind The Gap” vuole essere un monito per “restare al passo dell’Europa, anche con i recenti importanti investimenti sul futuro del digitale, in particolare sull’intelligenza artificiale, restando al tempo stesso ferma la volontà di tutelare la sicurezza delle persone e di garantire a tutti l’accesso al digitale e alla tecnologia. In questa fase di grandi cambiamenti è fondamentale non perdere l’orientamento, mantenendo la bussola nella direzione della centralità della persona e del cittadino”, ha spiegato il presidente della Fondazione Francesco Di Costanzo.
Ma scopriamo insieme in cosa consiste “Mind the Gap” e perché è importante per un mondo digitale più sostenibile.
L’83% degli italiani ha ritenuto importante l’uso del digitale nella propria vita di tutti i giorni. A riportarlo sono i dati dell’Istituto Piepoli per la Fondazione Italia Digitale. Per questo motivo si propone di valutare un digitale che sia “popolare. L’accessibilità deve riguardare tutti ed essere presente nei luoghi del quotidiano, come scuole, supermercati, musei, ospedali, università, istituzioni, teatri, stadi, società sportive. “Deve essere semplice, spontaneo, concreto e sicuro – si legge nel manifesto – Accessibile come servizio universale, alla portata di tutti, conosciuto e utilizzato al meglio”.
Il 90% degli italiani chiede alle istituzioni un grande piano di cultura digitale che coinvolga cittadini, amministrazioni e imprese. È per questo motivo che, secondo la Fondazione, risulta fondamentale “scongiurare il rischio di non applicare fino in fondo tutti i programmi pubblici che mirano a colmare i gap di competenze a vari livelli con anche un monitoraggio dei risultati. Una necessità, quella di intervenire nelle competenze digitali del Paese, certificata proprio dai dati”.
La cultura digitale e l’educazione al digitale devono essere inserite in Costituzione. Questo è ciò che è sostenuto con forza dal manifesto e che è confermato anche dal sondaggio condotto dalla Fondazione che vedrebbe la maggioranza degli italiani interessati all’introduzione di un’educazione al digitale nel testo fondamentale alla base del nostro sistema legislativo. “Inoltre – continua il manifesto – il digitale in tutte le sue forme dovrebbe essere materia di studio a partire dalla scuola primaria. Le opportunità e anche “le storture” della rivoluzione digitale da gestire vanno affrontate senza paura e freni, ma con una forte conoscenza, consapevolezza, competenza a tutti i livelli”.
Formazione, incremento delle competenze e istruzione: più della metà della popolazione, con una spiccata maggioranza dei giovani, vede gli strumenti digitali al servizio di questi processi quotidiani. Per questo motivo, il manifesto propone di “lavorare perché i talenti decidano di restare in Italia rendendo competitive con l’estero la retribuzione e la gratificazione delle competenze. Modernizzare il mercato del lavoro, riconoscendo i nuovi trend in atto – può essere utile – per dare maggiori opportunità ai lavoratori e ai nuovi imprenditori che investono su tecnologia ed economia della conoscenza”.
Otto italiani su 10 ritengono che il futuro dell’economia del pianeta sarà orientato dal digitale. Digitalizzare il Paese equivale a renderlo competitivo nella sfida globale. Risulta quindi necessario prevedere anche a livello governativo una figura che si occupi di questo obiettivo, cioè “dare una governance dedicata a questo settore e semplificare i riferimenti istituzionali sia per le politiche nazionali ed europee, sia per il rapporto con gli enti locali. Sarebbe necessario anche superare la dicotomia tra la parte digitale che tocca le imprese, ad oggi compito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e quella relativa ad altri temi ad oggi assorbita dal Dipartimento Innovazione e Trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri”.
“Serve promuovere un quadro legislativo e regolatorio armonico a livello degli Stati membri e rimuovere le barriere non necessarie che limitano l’innovazione e la digitalizzazione delle Pmi. Questo riguarda l’Ai e in generale tutto il settore dell’innovazione”, si legge nel manifesto. La Fondazione, però, ha sottolineato quanto l’Ai Act, per quanto avanguardistico in relazione alla regolamentazione della materia, trova incerti tanti italiani. Manca una “spinta propositiva che aiuti a credere e investire anche nella capacità propulsiva dell’Ue sulle sfide dell’innovazione”.
La digitalizzazione della Pubblica amministrazione è vista come una delle grandi priorità del Paese. Lo pensa quasi il 90%. Tra i giovani, addirittura, sembrerebbe una priorità assoluta per vivere in Paese competitivo. È per questo motivo che il manifesto invita a “continuare e accelerare il lavoro per un’identità digitale sempre più semplice e a portata di cittadino, con accesso facile, sempre maggiori servizi e sicurezza. Continuare e accelerare il lavoro per il portafoglio digitale, il wallet europeo che garantirà semplificazione e affidabilità per una vera cittadinanza digitale europea. Alimentare la filiera del Govtech e creare nuovi standard da esportare per avere player di mercato competitivi e performanti che possono rispondere alla domanda di digitale della PA. Creare un nuovo paradigma di competitività pubblico privato senza alimentare una futura spesa corrente per gli enti locali, grazie anche a figure come il Public Innovation Manager.
Un capitolo non poteva non essere dedicato al tema della sostenibilità. La Fondazione Italia Digitale, infatti, ha sottolineato proprio l’importanza di produrre innovazione in modo sostenibili, tenendo conto dei temi dell’inclusività e dei diritti sociali. “L’esplorazione di tecnologie a basse emissioni di carbonio e soluzioni eco-friendly deve diventare una priorità per garantire un futuro digitale rispettoso dell’ambiente, così come la crescente adozione di nuovi modelli di lavoro digitali e di mobilità”, si legge nel manifesto. Interessante è il risultato ottenuto dal sondaggio della Fondazione che vedrebbe due italiani sul tre convinti che il digitale possa aiutare a vivere città più sostenibili.
La comunicazione della pubblica amministrazione del futuro sarà soprattutto digitale. I mezzi prevalenti dovranno essere social network e chat. Per questo motivo, riconoscere la figura professionale dell’Esperto in Comunicazione e Informazione digitale e promozione di nuovi modelli organizzativi da redazione unica risulta indispensabile. “Serve inserire nei bandi pubblici una previsione dedicata alla comunicazione pubblica, in particolare alle professionalità digitali di comunicazione e informazione”.
Intelligenza artificiale e metaverso occupano un posto di prim’ordine nel nostro imminente futuro. Il presente, spesso fatto di tali strumenti ma utilizzati con incertezze o paure, richiede un intervento che inventivi sviluppo e adozione di pratiche al fine di promuovere incentivi e investimenti per lo sviluppo. Il metaverso si rivolge a un pubblico composto da un italiano su due, interessati a fare nel metaverso esperienze di formazione, servizio al pubblico e intrattenimento.
“Fondazione Italia Digitale è interessata ed impegnata per un utilizzo sempre più di utilità di queste tecnologie, l’obiettivo è renderle affidabili, semplici e sicure per sfruttarne tutte le potenzialità. Serve una previsione – si legge nel manifesto – dedicata e annuale di sostegno, monitoraggio, sensibilizzazione e diffusione delle best practices creando un percorso virtuoso nel mondo dell’economia, del lavoro, del sociale e del servizio pubblico”.
La sicurezza del digitale è una priorità. Sempre più spesso, attacchi hacker o dati privati violati, mettono in difficoltà la gestione delle mansioni quotidiane. Per questo motivo “serve introdurre la formazione cyber obbligatoria per le imprese: non solo contribuirà a contenere i rischi ma aumenterà la fiducia delle Pmi negli strumenti digitali. Serve promuovere anche una educazione, formazione e divulgazione alla sicurezza cyber diffusa anche nella Pubblica amministrazione e tra i cittadini”.