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Italia primo produttore europeo di biciclette

La ricerca “Ecosistema della Bicicletta” realizzata da Banca Ifis: una crescita di oltre 7% annuo, oltre 3,2 milioni di pezzi fabbricati nel 2021. E a trainare è l'e-bike. I vantaggi dell'industria delle due ruote? Crea occupazione e taglia le emissioni

Italia primo produttore europeo di biciclette
03 giugno 2022 | 16.07
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Con oltre 3,2 milioni di pezzi fabbricati nel 2021, l’Italia è il primo produttore europeo di biciclette e paese leader della smart mobility. Una crescita trainata dal fenomeno e-Bike e dal reshoring, ovvero il rientro in Italia delle attività produttive. Sostenuto anche l’incremento del fatturato, in aumento del +7,4% rispetto al 2020 a 1,6 miliardi di euro. Sono alcuni dei numeri del cicloturismo italiano che emergono dalla seconda edizione della ricerca “Ecosistema della Bicicletta” realizzata da Banca Ifis per fotografare andamento e prospettive di un settore protagonista della transizione sostenibile. Lo studio è stato presentato oggi, nella Giornata mondiale della Bicicletta, in occasione del Basilicata Bike Forum dedicato agli operatori turistici locali, durante il quale è stato presentato il market watch Ecosistema della bicicletta edizione 2022.

La ricerca evidenzia un settore particolarmente dinamico e resiliente: nel triennio 2021-2023, infatti, l’incremento nella produzione di biciclette è previsto di oltre il 7% anno su anno. In vetta l’eBike che con un +25% arriva a rappresentare l’11% della produzione (in aumento dal 9% dal 2020). L’Italia si conferma primo produttore europeo con una quota di mercato del 21%, seguito da Germania e Portogallo, e con un saldo export/import di biciclette positivo per 1,3 milioni di pezzi e in crescita del +23% sul 2020. L’aumento della domanda ha sostenuto anche i ricavi: +7,4% l’incremento nel 2021 sul 2020 e +7,3% la crescita media annua del fatturato dei produttori attesa nel biennio 2022-2023, alla fine del quale potrebbe superare 1,8 miliardi di euro.

Il comparto italiano della bicicletta è caratterizzato da un alto tasso di innovazione: il 25% dei produttori ha aumentato la quota degli investimenti nel biennio 2020-2021 e un altro 70% li ha mantenuti invariati proseguendo sul percorso dell’innovazione tecnologica. E non è l'unico vantaggio di questa industria.

Il reshoring europeo incrementerà del 18% la produzione di biciclette e farà risparmiare oltre 2 milioni di tonnellate di inquinamento. Oltre 2 milioni di tonnellate di inquinamento da anidride carbonica e solforica vengono risparmiate ogni anno in Europa, grazie al “rientro” della produzione di bici, e-Bike e componenti nel vecchio continente. Ogni lavoro ricollocato nell'industria europea della bici porta a un risparmio che va dai 30 ai 50 milioni di tonnellate di emissioni nocive. Dal punto di vista della sostenibilità sociale, per ogni 1.000 bici riconsegnate all’assemblaggio ogni anno in Europa, vengono creati da 3 a 5 posti di lavoro, mentre per ogni 1.000 e-Bike l'intervallo è compreso tra 6 e 9 posti di lavoro. Il Market Watch di Banca Ifis stima che la fabbricazione di 2,8 milioni biciclette all’anno rientrerà in Europa, con un’accelerazione nel biennio 2022-2023, corrispondente al 18% della produzione totale europea. L’opportunità produttiva porta con sé la necessità di figure professionali con le competenze necessarie, che circa il 30% delle imprese ha attualmente difficoltà a trovare. Di conseguenza, gli imprenditori stanno reagendo: il 24% aumenterà gli investimenti destinati alla formazione del personale.

(segue)

In tutta Europa cresce l’interesse dei fondi di investimento verso l’industria della bicicletta: nel 2021 c’è stato un exploit con un +175% nel numero di operazioni di M&A finalizzate e un incremento degli investimenti, anche sui servizi collaterali (da piattaforme di sharing a assicurazioni dedicate, fino al noleggio), che ha posizionato ancora una volta, la bicicletta come protagonista della rivoluzione nella mobilità.

Il reshoring è uno dei principali trend che stanno guidando la crescita del settore bicicletta, anche a causa di alcuni fenomeni innescati dal contesto macroeconomico: crisi delle catene mondiali di fornitura; aumento della domanda dovuto all’evoluzione della smart mobility; dazi antidumping; aumento dei costi di produzione nel Far East, nell’ultimo trentennio destinazione della delocalizzazione della produzione; qualità e innovazione, che favorisce i paesi tecnologicamente avanzati; impatto economico e ambientale dei trasporti.

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