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Formazione, l’85% delle aziende la considera molto importante o fondamentale

Tra le principali aree di azione sulle quali investire, le aziende si sono dimostrate interessate anche all’Intelligenza artificiale: l’indagine Gility

Uomo prende appunti - - Canva
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15 marzo 2024 | 12.47
LETTURA: 3 minuti

L’85% delle aziende considera la formazione aziendale molto importante o fondamentale. Questo dato mette in luce come l’apprendimento continuo venga considerato una leva strategica di sviluppo e trasformazione per le aziende. A sostenerlo è l’indagine condotta da Gility, EdTech company nata come joint venture tra CDP Venture Capital Sgr e BPER Banca per sostenere la competitività delle aziende italiane e la crescita delle competenze abbattendo le barriere all’accesso per una formazione continua e mirata anche tra le PMI.

La Compagnia ha svolto un’analisi quantitativa basata su una survey distribuita a un campione di 200 aziende italiane e un’indagine qualitativa consistente in interviste semi-strutturate su un campione composto da 64 professionisti nell’area delle Risorse Umane, del Learning & Development e del management aziendale. La ricerca offre una visione che abbraccia diverse realtà aziendali e filiere industriali, con una partecipazione importante di PMI e microimprese (53% del campione, dato considerato per numero di dipendenti).

Formazione e mismatch

Dall’indagine è emerso che le aree in cui le aziende fanno più formazione, esclusa quella obbligatoria, riguardano le competenze specifiche per mansione/settore (32%), quelle digitali e informatiche (27%), le soft skill (20%), lingue (5%) e sostenibilità ambientale (4%) e altro (12%).

Dato interessante è che la formazione non corrisponde, spesso, alle tematiche più richieste dai dipendenti. Infatti, dall’indagine Gility è emerso che il 15% vorrebbe formarsi di più sulla sostenibilità e il 50% sulle lingue.

Anche i mezzi con cui viene erogata la formazione aziendale sono ancora restii rispetto all’uso di nuove tecnologie. “Il Digital Learning, sincrono e asincrono, si afferma con una rilevanza senza precedenti – si legge nel report -. Accelerato dall’avanzata delle tecnologie digitali e dalla necessità di rispondere a sfide come la recente pandemia, è diventato ormai un pilastro

centrale nella formazione aziendale. La ricerca indica un ritorno alla presenza, adottata dal 66% delle aziende intervistate. Emerge dalle interviste una tendenza verso modelli formativi ibridi che combinano e-learning individuale con sessioni pratiche in aula, bilanciando teoria e pratica per massimizzare l’efficacia dell’apprendimento. Sebbene vi sia un interesse verso strumenti tecnologici avanzati, la loro implementazione pratica è ancora embrionale”.

Tra i benefici più apprezzati della formazione digitale, secondo i dipendenti, ci sarebbero la flessibilità di erogazione, per l’86%; il risparmio di tempi e costi per l’80% e la semplicità con cui vengono erogati, per il 60%.

Focus nuove generazioni

Questo segmento demografico è stato oggetto di focus nella ricerca. È emerso che le nuove generazioni manifestano una marcata preferenza per un approccio flessibile all’apprendimento continuo. Tendono, cioè, a favorire modalità di apprendimento autonome, che consentono loro di procedere al proprio ritmo e di accedere ai contenuti formativi in momenti che ritengono più opportuni, secondo le proprie priorità. Tale inclinazione riflette un desiderio di bilanciare efficacemente lavoro e vita privata, nonché di gestire autonomamente il proprio tempo lavorativo. In questo contesto, emerge una forte predilezione per la formazione asincrona e per le micro-pillole formative. Queste permettono una maggiore agilità e personalizzazione nel processo di apprendimento, rispondendo alle esigenze di flessibilità.

Allo stesso tempo, i giovani esprimono il bisogno di applicare concretamente quanto appreso. Di conseguenza, mostrano una predilezione per metodologie interattive come il role play, la formazione in presenza e il coaching. Queste modalità enfatizzano l’importanza di un accompagnamento da parte di docenti e guide esperte, che possano assistere nell’implementazione pratica delle competenze acquisite in progetti reali e contesti lavorativi. Questa duplice esigenza sottolinea un approccio olistico alla formazione, che integra sia l’autonomia nell’apprendimento sia l’applicazione pratica delle competenze acquisite.

Per concludere, le principali aree di formazione su cui si intenderà investire nel 2024 vedono protagoniste: comunicazione e collaborazione, intelligenza artificiale e competenze digitali.

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