"La Grande distribuzione organizzata è estremamente attiva nel dare una seconda vita ai prodotti alimentari invenduti e ancora perfettamente commestibili attraverso la collaborazione con le Onlus. Un'azione che produce già risultati importanti: l'intera Gdo operativa in Italia destina in un anno 60mila tonnellate al riutilizzo delle eccedenze, equivalenti a 75 milioni di pasti, oltre 200mila pasti al giorno tra mezzogiorno e sera". Lo afferma Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, in occasione degli 'Stati generali della prevenzione dello spreco alimentare in Italia'.
Nella prima edizione del bilancio di sostenibilità di settore redatto da Federdistribuzione è risultato che tutte le imprese associate mettono in pratica questa iniziativa, anche se con intensità diversa: il 36% di esse lo fa su tutti i punti vendita, il 18% lo fa in più della metà dei punti vendita, il 46% lo fa in meno della metà dei punti vendita. Un fenomeno in crescita: in particolare la collaborazione delle aziende associate con la Fondazione Banco Alimentare ha visto coinvolti nel 2013 oltre 500 punti vendita, un numero superiore rispetto al 2011, nel quale i punti vendita erano meno di 400.
Nonostante i buoni risultato, secondo Cobolli Gigli "è possibile fare molto di più se ci organizziamo e riusciamo ad ottenere degli incentivi che crediamo ci spettino dai Comuni in termini di revisione della tassa dei rifiuti". In pratica, "quello che noi doniamo e che non è più rifiuto perché viene consumato potrebbe diventare una riduzione non sostanziale ma formale della tasse dei rifiuti. Un modo per incentivare maggiormente i direttori dei nostri negozi". Il presidente della Federdistribuzione sottolinea poi che circa il 40% degli sprechi si materializza all'interno delle mura domestiche, mentre l'8-9% lungo la filiera della distribuzione.