Alla prima giornata della Conferenza “L’altra strada per la transizione” presentati due rapporti: sull’effettivo andamento delle emissioni climalteranti rispetto agli obbiettivi Ue, e sulla scarsità delle materie prime necessarie al Green Deal
Alla prima giornata della Conferenza “L’altra strada per la transizione” gli Amici della Terra presentano due rapporti, uno sull’effettivo andamento delle emissioni climalteranti rispetto agli obbiettivi Ue, l’altro sulla scarsità delle materie prime necessarie al Green Deal. "La riduzione delle emissioni dovute al miglioramento di efficienza energetica sono state molto superiori rispetto a quelle ottenute dal consumo di energia elettrica prodotta dalle energie rinnovabili elettriche intermittenti. Un risultato non comparabile rispetto agli incentivi elargiti. Per questo chiediamo che il Governo riveda il Pniec ponendo come priorità l’efficienza energetica".
E' quanto sostiene Monica Tommasi presidente degli Amici della Terra alla presentazione del rapporto “Obiettivi e realtà delle politiche climatiche Ue in Italia” che gli Amici della Terra hanno presentato oggi in apertura della XV Conferenza Nazionale per l’Efficienza energetica, evidenziando come gli obiettivi imposti dalla Ue non sono raggiungibili e ancora meno lo saranno quelli più sfidanti richiesti al 2030.
Ed oggi più che mai gli Amici della Terra evidenziano quanto avevano già dichiarato nelle edizioni precedenti della Conferenza: finora l’Unione Europea ha perseguito approcci ideologici, come il tutto rinnovabile con tecnologie intermittenti e inadeguate alla transizione senza tenere conto del principio di neutralità tecnologica.
“In particolare, la scelta di intervenire privilegiando alcune tecnologie anziché limitarsi ad indicare scopi ed obiettivi si è dimostrata fallimentare” rimarca Monica Tommasi. “Stiamo sbagliando approccio. Occorre ripartire dall’analisi dei dati. In Italia, ad esempio, i risultati di ormai quasi 20 anni di forte incentivazione ad eolico e fotovoltaico hanno portato nel 2022, ad un contributo di entrambe le fonti del 3,8% sui consumi finali di energia, pari a circa 4 Mtep. Allo stesso tempo, grazie agli effetti degli investimenti in miglioramenti di efficienza energetica tra il 2008 e il 2021 - sostiene - sono stati conseguiti risparmi annuali di energia (o consumi evitati) per 16 Mtep pari al 14% dei consumi finali del 2021, cioè quattro volte tanto". Un risultato migliore di quello europeo con 112,7 MTep risparmiati, cioè il 12% di consumi totali.
L’altro dossier “Materie prime: Il costo energetico della scarsità” firmato dall’Ing. minerario degli Amici della Terra Giovanni Brussato tratta della scarsità e del contenuto energetico delle materie prime. Il paper evidenzia come le tecnologie verdi centrali nell’impostazione del Green Deal europeo necessitino di una quantità di materie prime mai estratta prima dal genere umano. Nella sessione pomeriggio si è svolto un dibattito dal titolo 'Trasporti: l’elettrico non basta', al quale è intervenuto, tra gli altri, Andrea Arzà presidente di Assogasliquidi-Federchimica.
"Prendiamo atto con soddisfazione della votazione del Parlamento Ue sul regolamento CO2 HDV di pochi giorni fa" ha detto Arzà. "L’approvazione dell’emendamento che introduce per il trasporto pesante la definizione di CO2 neutral fuel è un passo molto significativo perché vi rientrano carburanti e combustibili rinnovabili e/o sintetici e quindi vi rientra ampiamente il bioGNL. Rimane tuttavia da introdurre un criterio che consenta di rivalutare le emissioni delle diverse alimentazioni in funzione dell’utilizzo di carburanti rinnovabili e dei conseguenti risparmi emissivi a questi associati".
“Noi auspichiamo – ha proseguito Arzà – che questo aspetto possa essere rivalutato in occasione della successiva fase di Trilogo tra le istituzioni comunitarie. In più, riteniamo necessario che la categoria dei CO2 neutral fuel venga valorizzata anche per la valutazione delle emissioni dei veicoli leggeri, ambito su cui il Gpl con i suoi sviluppi bio (bioGPL) e rinnovabili (tramite l’utilizzo in miscela del Dme da processi di riciclo chimico dei rifiuti) può fornire un rilevante contributo alla decarbonizzazione. Decarbonizzazione sia delle nuove vetture immatricolate, sia del parco circolante anche tramite i processi di retrofit delle auto a benzina obsolete. Anche con il bioGNL possiamo offrire un grande aiuto al processo di decarbonizzazione del trasporto pesante ma occorre continuare ad impegnarsi".
"Le aziende lo stanno facendo ma dallo Stato attendiamo alcune decisioni: nell’immediato ci aspettiamo che il Governo confermi il rinnovo del credito d’imposta per l’acquisto del Gnl quale carburante per le imprese di autotrasporto, nonché degli incentivi per l’acquisto di mezzi pesanti alimentati a GNL/bioGNL, come supporto per le aziende di autotrasporto che decidono di investire nello svecchiamento con il GNL del parco dei loro mezzi. Nel lungo periodo – ha concluso Arzà – occorrono misure di sostegno alla produzione di prodotti gassosi liquefatti bio e rinnovabili, da utilizzare anche in purezza o in miscele con i gas tradizionali per ridurne l’impronta carbonica in linea con i criteri di sostenibilità indicati dalla direttiva c.d. RED III. Occorre anche una revisione della fiscalità con l’azzeramento dell’aliquota di accisa per la quota di prodotti bio e rinnovabili”.