Oggi e domani sono i giorni che decideranno le sorti del Nature Restoration Law dell’Ue per salvaguardare gli ecosistemi. L'approvazione del regolamento è a rischio
Oggi, 11 luglio, gli europarlamentari si riuniscono per discutere e valutare ulteriori emendamenti al Nature Restoration Law che mira a tutelare gli ecosistemi danneggiati in Ue, tramite interventi mirati.
Domani, 12 luglio, sarà il giorno del voto decisivo in un contesto profondamente diviso: da una parte ci sono le realtà politiche favorevoli al testo, dall'altra i contrari, appartenenti alle destre europee, con il Ppe (Partito popolare europeo) in testa.
L’oggetto della proposta è ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine danneggiate dell'Ue entro il 2030 con misure di ripristino della natura per poi, entro il 2050, estendere gli interventi a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino sul territorio comunitario.
Nel maggio 2020 l'Ue ha pubblicato la sua strategia per tutelare la biodiversità, elemento centrale all’interno del Green Deal europeo, ma sconosciuto alla maggioranza degli italiani.
La proposta per il Nature Restoration Law è stata approvata il 22 giugno 2022 con il fine di prevedere strumenti giuridicamente vincolanti per gli Stati membri. Lo scorso 15 giugno in Commissione ambiente del Parlamento Europeo si è votato su un emendamento al Nature Restoration Law proposto dal Ppe che proponeva di bocciare integralmente la misura.
Gli 88 eurodeputati del comitato si sono divisi equamente: l’esito è stato di 44 voti favorevoli e 44 contrari, numeri che hanno consentito alla proposta di regolamento di sopravvivere, seppure tra molte incertezze.
Oggi, 11 luglio, gli europarlamentari potranno discutere e valutare ulteriori emendamenti prima del voto finale previsto per domani, 12 luglio.
Il testo è stato fortemente voluto dal vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans, da centinaia di associazioni ambientaliste e migliaia di scienziati che hanno firmato manifesti e lettere di appello che chiedono di intervenire prima che sia troppo tardi.
Se non ci sarà la maggioranza, la Nature Restoration Law rischia di essere affossata e, ha fatto sapere lo stesso vicepresidente della Commissione, "in tal caso non la ripresenteremo".
Dal momento che si tratta di un regolamento, in caso di approvazione, il provvedimento sarà immediatamente vincolante per tutti gli Stati membri. Questo implica che i 27 Paesi prevedano piani nazionali di ripristino con una precisa rendicontazione di quanto fatto. L'Ue mette sul piatto circa 100 miliardi di euro per raggiungere gli obbiettivi di ripristino prefissati.
Tra i principali interventi previsti dal Nature Restoration Law ci sono:
- ridurre l’uso di pesticidi chimici del 50% entro il 2030;
- aumentare le aree protette;
- mettere in atto nuovi sforzi per salvare gli impollinatori;
- garantire che non ci sia ulteriore perdita di spazi verdi urbani entro il 2030;
- programmare un aumento del 5% degli spazi verdi entro il 2050;
- garantire una copertura arborea in ogni città pari almeno al 10% del territorio;
- umidificare le torbiere prosciugate utili per assorbire carbonio;
- prevedere azioni per l'aumento della biodiversità nei terreni agricoli;
- ripristinare gli habitat nei fondali marini;
- rimuovere le barriere fluviali per liberare 25mila chilometri di fiumi
Come riporta repubblica.it, uno dei punti più contestati dagli oppositori è il passaggio che stabilisce il ripristino di almeno il 10% della superficie agricola totale. Questo, secondo i detrattori, Ppe in testa, porterebbe a "perdite di spazio e produttività".
D’altra parte, gli ambientalisti rispondono che "una gestione più ambientalmente sostenibile - ad esempio - dell'agricoltura, è l'unica strada per avere una produzione redditizia e capace di assicurare profitti duraturi alle aziende".
Sono dello stesso avviso circa 90 tra le più grandi aziende europee che rappresentano i settori di consumo, della finanza e della distribuzione di prodotti alimentari. Con una lettera indirizzata all’Ue si schierano a favore del Nature Restoration Law. Multinazionali come Nestlé, Unilever, Ikea, Danone e tante altre spingono per "l'urgente adozione di una legge europea sul ripristino della natura che sia ambiziosa e vincolante". Il cuore della dichiarazione è nel titolo: “Nature is our business, our future, our life”.
Questi due giorni saranno decisivi per capire se passerà la linea dei favorevoli o se il regolamento naufragherà definitivamente.