Nell’attuale contesto geopolitico di forte instabilità, la concentrazione di materie prime critiche in Paesi terzi rende sempre più urgente un investimento nella produzione domestica di CRM. Con 55,5 milioni di tonnellate prodotte a livello globale nel 2020 e una previsione di crescita al 2030 pari a 75 milioni di tonnellate, i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE), da cui si possono ricavare materie prime critiche, rappresentano un’importante fonte alternativa di approvvigionamento. A sottolinearlo è lo studio di The European House – Ambrosetti, commissionato da Erion - il più importante Sistema multi-consortile italiano di Responsabilità Estesa del Produttore per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici - che per la prima volta ha mappato tutti i settori industriali nei quali tali materie prime sono coinvolte.
Diventa, quindi, strategico, migliorare il riciclo dei rifiuti tecnologici in Europa (maggior produttore di rifiuti elettronici, con una quantità pro capite pari a 16,2 kg), ma soprattutto in Italia se si considera che nel 2021 solo il 39,4% di questi è stato riciclato correttamente, a fronte di un target europeo da raggiungere del 65%. Lo stesso vale per pile e accumulatori, per cui il. nostro Paese è tra gli ultimi classificati in Europa con il 43,9%.
Secondo lo Studio, se l’Italia raggiungesse il tasso di riciclo dei best performer europei (70-75%), si potrebbero recuperare 7,6 mila tonnellate di materie prime critiche, pari all’11% di quelle importate dalla Cina nel 2021. Al contrario, con l’attuale tasso di riciclo, al 2025 non sarebbero recuperati circa 280 mila tonnellate, pari ad una perdita di 15,6 mila tonnellate di materie prime critiche. L’aumento del tasso di riciclo dei RAEE genererebbe, inoltre, notevoli benefici ambientali, con una riduzione di quasi 1 milione di tonnellate di CO2, che si tradurrebbero in benefici sociali per la comunità quantificabili in circa 208 milioni di euro. Inoltre, la maggiore disponibilità di materie prime critiche a sostegno dell’intera economia del Paese ridurrebbe il costo delle importazioni, generando un vantaggio economico pari a quasi 14 milioni di euro.
Nel dettaglio, per centrare gli obiettivi di raccolta dei RAEE, lo Studio suggerisce di agire su tre dimensioni: normativa – adeguamento della disciplina di raccolta dei prodotti tecnologici per ampliare i canali di conferimento dei RAEE di piccole dimensioni e pile -, volumi – incentivazione di meccanismi di raccolta, sviluppo di “ecopoint” diffusi sul territorio e creazione di meccanismi di controllo a contrasto ai flussi paralleli– e, infine, impiantistica – semplificazione delle procedure autorizzative (in media oggi la realizzazione di un impianto richiede 4,3 anni), così da garantire tempi certi di esecuzione anche attraverso l’adozione di modelli per favorire una «gestione del consenso» sul territorio, oltre a un incremento della capillarità dei centri di raccolta, oggi distribuiti territorialmente in modo disomogeneo.