'Vitamina D, ormoni, Covid-19 e differenze di genere' è il titolo dell'ultima puntata di oggi di 'BioMedical Report' la trasmissione scientifica coordinata dall'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione Italiana di Medicina Personalizzata. La rubrica online, punto di riferimento della divulgazione scientifica, ha integrato una visione articolata sotto il profilo immunologico, endocrinologico e ginecologico, grazie agli interventi di Andrea Fabbri, professore associato di Endocrinologia delll’Università di Roma Tor Vergata di Roma e Alessandra Graziottin, direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia medica dell'ospedale San Raffaele Resnati di Milano.
"L'uomo resta il sesso forte quando è sano, altrimenti è debole - ha affermato Graziottin – pensiamo al diabete scompensato, all'obesità, alle infiammazioni croniche e sistemiche che stressano il sistema immunitario. Gli ormoni sono strategici e in questo le donne sono più facilitate e avvantaggiate anche dinanzi alla Covid-19, per la quale un ruolo fondamentale è giocato dalla vitamina D, da considerarsi anch'essa come un vero e proprio ormone. È vergognoso - ha sottolineato Graziottin - che la vitamina D non sia più rimborsabile, chiediamo da questi schermi che venga ripristinata subito la rimborsabilita' per la vitamina D, prezioso e irrinunciabile alleato".
Così il dibattito sulla vitamina D diventa centrale. "Avremmo bisogno di fare scorte di vitamina D - ha sostenuto Fabbri – che possiamo prendere solo dal sole per via naturale e non dagli alimenti, eccetto alcuni per i quali, tuttavia, occorrerebbero quantità impossibili da assumere quotidianamente per un essere umano. È il sole che ci aiuta andrebbe preso sempre ed in via continuativa come per alcune popolazioni che vivono all'equatore. Ma siccome non possiamo pretendere che una persona anziana si esponga al sole a mezzogiorno - ha osservato - la vitamina D va assunta con dosaggi adeguati e su consiglio del medico. Per quanto riguarda la Covid-19 è stato rilevato che la quasi totalità di coloro che hanno sviluppato la malattia nella forma più severa avevano livelli molto bassi di vitamina che, al contrario, andrebbe assunta in via preventiva e come vera e propria cura in regime di pandemia".
"Esiste una differenza di genere di cui la Medicina deve cominciare seriamente a preoccuparsi e con la quale fare i conti. Anche per Covid e dintorni appare evidente - ha puntualizzato Mauro Minelli - che differenze sociali, comportamentali, e misure igieniche e di prevenzione probabilmente seguite più scrupolosamente dalle donne, sono alla base degli esiti diversi della malattia da Sars-CoV-2 molto più nefasta per i maschi. Nelle donne il sistema immunitario è più performante, tanto nella sua componente innata e aspecifica, quanto in quella adattiva molto più differenziata e mirata". Sul fronte vaccini Minelli è netto, "le donne presentano una risposta anticorpale più forte, addirittura doppia rispetto agli uomini, ciò che conferma in pieno il postulato proposto nella trasmissione odierna: la Medicina di genere, prateria sconfinata da approfondire."