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Scienza&Salute: 'pandemia o sindemia? La falsa democrazia del virus'

28 maggio 2021 | 17.54
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"Covid-19: pandemia o sindemia? La falsa democrazia del virus". È il titolo della puntata di oggi di BioMedical Report, la trasmissione scientifica in diretta su Facebook coordinata dall'immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione Italiana per la Medicina Personalizzata. "Siamo partiti - spiega Mnelli - da quanto scrisse Merrill Singer, medico antropologo americano, nell’anno 2017 sulla prestigiosa rivista Lancet: un editoriale con il quale introduceva ufficialmente nel lessico scientifico il termine sindemia per definire l’insieme delle patologie concomitanti ad un’infezione". Sul punto si sono confrontati, oltre a Minelli: Aldo Morrone, specialista in dermatologia tropicale e infettivologica e medicina delle migrazioni e direttore scientifico dell'Istituto San Gallicano di Roma e Graziano Pesole, biologo molecolare dell’Università di Bari e Ibiom-Cnr.

"Le disuguaglianze sono state smascherate dal Covid, che è servito proprio a questo - ha osservato Morrone - a capire, cioè, che il mondo è diverso e il virus, questo come altri, non è affatto democratico. Stiamo salvando la popolazione mondiale con i vaccini, ma non tutta; e quel che purtroppo sta avvenendo in questa pandemia è già accaduto in altre epidemie, visto che non abbiamo fatto nulla o quasi per vaccinare i Paesi impoveriti, né inviamo i vaccini per tante altre malattie che in quei Paesi sappiamo essere endemiche. E, d’altro canto - ha aggiunto - inviare vaccini prodotti altrove senza annullare il vincolo dei brevetti, che potrebbe invece agevolare la produzione in loco dei sieri immunizzanti, potrebbe voler dire molto poco se consideriamo che la mancanza di infrastrutture, di strade, della stessa catena del freddo può rendere inutilizzabili i vaccini fatti pervenire in favore di quelle genti. Quel che possiamo augurarci è che Covid-19 possa servire da monito e da stimolo per correggere quel che si può correggere e, semmai, per non commettere più questi errori."

Sulla stessa linea di pensiero anche il biologo molecolare Pesole il quale si è dimostrato convinto del fatto che "a poco serve la soddisfazione attuale del vedere abbassarsi i numeri della pandemia in Italia, se poi la circolazione virale in giro per il mondo rimane stabile su livelli alti, perché sarà sempre possibile che il virus escogiti qualcosa di nuovo e pericoloso per la salute dell’uomo. Dunque - ha avvertito - n on dobbiamo farci troppo irretire dalle notizie del calo dei contagi nel nostro paese se in molti Paesi ci sono ancora numeri impressionanti. Questa è la ragione per la quale dobbiamo preoccuparci anche e soprattutto degli altri. Certo - ha suggerito Pesole - con queste nuove piattaforme vaccinali così facili da aggiornare possiamo calibrare in qualsiasi momento la strategia a misura di varianti e magari riuscire anche a precedere il virus".

Netto il punto di vista dell'immunologo Minelli: "La salute della persona non va d'accordo con le politiche sanitarie votate al risparmio. Bisogna superare il concetto di differenziazione per comparti, potenziare la medicina di territorio e favorire la creazione di un’alleanza pari-grado tra territorio e ospedale. La pandemia - ha rimarcato - ci obbliga a dover ricostruire una comunità di pratica tra medici. Lo choc della pandemia dev’essere l’occasione per ricostruire una corretta gestione delle cure primarie attraverso un fattivo coordinamento tra i diversi livelli e attori professionali.

"La politica dei soli numeri, quella senza programmazione, senza piani per il futuro, quella per cui la sanità è solo una azienda che deve offrire risposte alle esigenze della gente ma costando il meno possibile, non può – ora più che mai - venire meno al suo compito primario di darci sicurezza anche per un futuro incerto come quello che stiamo attraversando. Da qui, oggi, parte la richiesta a chi di competenza di cambiare politica. A chiederlo sono soprattutto i 120 mila morti di Covid solo in Italia", ha concluso Mnelli.

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