Le fave fresche, preludio d'estate
I legumi hanno costituito, fino al secolo scorso, la principale fonte di proteine nell’alimentazione delle popolazioni del Sud Italia.
Dalla fine di aprile e per tutto il mese di maggio, i contadini nei loro orti provvedono alla raccolta delle leguminose seminate tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno. E, tra le prime ad essere raccolte, ci sono certamente le fave, argomento centrale del prossimo appuntamento con il Gusto della Salute, la rubrica scientifica curata dall’immunologo Mauro Minelli, referente per il Sud Italia della Fondazione per la Medicina Personalizzata.
Questi legumi, dalla storia controversa, costituiscono i semi larghi e piatti della pianta Vicia Faba, di origini antichissime, coltivata già nell’età del Bronzo e del Ferro. Sono custoditi, questi verdi seme dal sapore delicato, in curvi baccelli e per lungo tempo, nell’antica Grecia e nella Roma imperiale, furono penalizzati da un’incresciosa superstizione per la quale venivano associati al mondo dei morti.
Nel corso del Medioevo, le fave secche, cotte in svariati modi, diventarono la “carne dei poveri” per il frequente utilizzo che ne veniva fatto soprattutto nelle classi sociali meno abbienti. In tempi più recenti, il consumo dei semi secchi si è un po’ ridotto, mentre ampia diffusione ha ancora nell’alimentazione umana l’uso dei semi freschi, per quanto immaturi, del frutto della pianta della fava.
Ma quali sono le proprietà nutrizionali delle fave verdi? Con che frequenza vanno assunte? E come possono essere utilizzate in cucina?
Ci sono problemi correlati all'assunzione dei semi di fava? E, per contro, quali sono i benefici salutistici che il loro consumo può comportare?
Questi e ad altri interrogativi, con relative risposte, informazioni e suggerimenti, nella puntata di venerdì 20 maggio de Il Gusto della Salute. L’appuntamento resta fissato alle ore 15,00 condiviso, come sempre, dai canali ADNkronos