"La riduzione del danno da tabacco è una buona pratica di salute pubblica. Si concentra infatti sui fumatori e sulle persone che sono passate a una valida alternativa alle sigarette. Inoltre promuove e incoraggia il cambiamento. La riduzione del danno da fumo non è antitetica al controllo del tabacco, dovrebbe farne parte. Ma c'è una visione miope su queste strategie". Lo ha ricordato Gerry Stimson, direttore della conferenza del 'Global Forum on Nicotine' (Gfn20) che si apre oggi e si svolge quest'anno online. Il tema dell'edizione 2020 è 'Nicotina: scienza, etica e diritti umani'.
"Il 30% della popolazione adulta del mondo ancora fuma - ha chiosato Stimson, professore emerito all'Imperial College di Londra - quindi dobbiamo integrare qualcosa nelle politiche. Penso che la riduzione del danno sia l'ingrediente mancante per coloro che fumano, rendiamo accessibili a queste persone dei modi più sicuri di inalare la nicotina".
"La comunità globale che si occupa di sanità pubblica deve essere più ambiziosa su ciò che può essere fatto nella riduzione del danno da fumo e avere una buona dose di compassione - ha aggiunto - per quanti continuano, di cui 7 milioni moriranno quest'anno per i danni da fumo".
Sulle alternative per la riduzione del danno, Stimson ricorda che "ci sono voluti 50 anni affinché la sigaretta che all'epoca ha rappresentato un'innovazione, rispetto al modo di consumare tabacco di quei tempi, assumesse il ruolo di prodotto di massa - ricorda il docente - Ora sono circa 10 anni che i prodotti senza combustione sono apparsi nel mercato, ma non possiamo davvero aspettare 50 anni perché questi prodotti sostituiscano completamente le sigarette, dobbiamo trovare delle modalità per accelerare questo processo perché con 7 milioni di persone che muoiono ogni anno per malattie fumo-correlate, che corrispondono al triplo dei morti causati da Hiv, tubercolosi e malaria, questo è un problema di salute pubblica enorme".