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Foto choc contro utero in affitto

Foto choc contro utero in affitto
15 ottobre 2018 | 15.31
LETTURA: 3 minuti

Inizia oggi con un'immagine choc la campagna nazionale di Pro Vita e Generazione Famiglia, associazioni promotrici del Family Day, "per il diritto dei bambini a una mamma e un papà". Nei manifesti, affissi a Roma, Milano e Torino e accompagnati da camion vela, appaiono due giovani che spingono un carrello con dentro un bambino disperato, comprato dalla coppia, individuati come 'genitore 1' e 'genitore 2', e a fianco la scritta: "Due uomini non fanno una madre. #StopUteroinAffitto”.

"La campagna - scrivono Pro Vita e Generazione Famiglia - è una risposta decisa a tutti quei giudici e sindaci (in particolare Virginia Raggi a Roma, Chiara Appendino a Torino, Beppe Sala a Milano e Luigi De Magistris a Napoli) che, violando la legge e il supremo interesse del bambino, hanno disposto la trascrizione o l'iscrizione di atti di nascita di bambini come 'figli' di due madri o di due padri. A novembre toccherà alla Cassazione pronunciarsi proprio su una trascrizione avvenuta a Trento in favore di una coppia di uomini che aveva fatto ricorso all'utero in affitto in Canada".

"La nostra iniziativa - dichiara Toni Brandi, presidente di Pro Vita - intende sottolineare ciò che non si dice e non si fa vedere dell'utero in affitto, perché noi siamo dalla parte dei più deboli, i bambini, ma anche per la salute delle donne, trattate come schiave e ignare dei rischi per la salute a cui si espongono". L'altro promotore del Family Day, Jacopo Coghe di Generazione Famiglia, ricorda che "l'utero in affitto è vietato in Italia e i bambini non si comprano perché sono soggetti di diritto e non oggetti. Con l'utero in affitto la dignità delle donne viene calpestata per accontentare l'egoismo dei ricchi committenti. Dall'immagine si vede bene cosa manca a questo bambino: la mamma".

Generazione Famiglia ha già presentato in giugno esposti alle procure della Repubblica presso i tribunali di Milano, Torino, Firenze, Bologna e Pesaro "contro le iscrizioni anagrafiche di bambini come figli di 'due madri' e 'due padri' compiute con intento politico e ideologico dai relativi sindaci".

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