"Un medico di medicina generale può avere tra i 70 e gli 80 pazienti di malattia renale cronica. E' importante dunque sensibilizzare i dottori del territorio anche sugli aspetti dietetici. Per questo gli assessorati regionali devono istituire percorsi terapeuti assistenziali, che sono plurispecialistici ma in cui la figura del medico di medicina generale è preponderante e cruciale. E' infatti il primo che intercetta il paziente è può meglio indirizzarlo". Lo ha spiegato il nefrologo Antonio Santoro, direttore del comitato scientifico Aned (Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto) nel corso dell'evento 'Convivio la ricetta per convivere con l’anemia da malattia renale cronica', patrocinato da Aned Onlus, con il contributo incondizionato di Astellas Pharma e organizzato da BB&C Group.
"L’anemia, complicanza frequente in particolare negli stadi più avanzati della malattia renale cronica - ha aggiunto Santoro - può dipendere da diversi fattori come la mancanza di ferro da perdita ematica, da ridotta produzione di eritropoietina oppure da apporto alimentare insufficiente".
È necessario che chi segue il paziente con malattia renale cronica, "primo fra tutti il medico di medicina generale, individui la comparsa di una anemia e metta in atto quelle misure, sia di tipo alimentare che farmacologico, che permettano di correggere, almeno parzialmente, la complicanza anemica, che incide in maniera rilevante sulla qualità di vita dei pazienti con insufficienza renale", ha concluso.