Non è vero che l'uomo, al contrario della donna, può facilmente procreare anche fino a 90 anni. Anzi, e soprattutto quando anche la sua compagna è 'over 40'. A dimostrarlo un nuovo studio che sarà presentato alle XI Giornate di andrologia e medicina della riproduzione in programma a Sabaudia (Latina) il 19 e 20 ottobre: "All'aumentare dell'età complessiva della coppia, quindi non solo della donna, si riduce in modo statisticamente significativo la probabilità di ottenere una gravidanza" attraverso le tecniche di fecondazione assistita, dice all'AdnKronos Salute Rocco Rago, presidente del congresso e direttore dell'Unità operativa di Fisiopatologia della riproduzione e Andrologia dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma, dove è stato svolto lo studio che è in via di pubblicazione (VIDEO).
L'analisi è stata effettuata all'interno della casistica dell'ospedale romano, che dal 2015 ha trattato 1.632 pazienti "con un tasso di gravidanze più alto della media italiana, soprattutto nella fascia di età 35-42 anni (il 37% fra 35 e 39 anni e il 29,5% fra 40 e 42 anni)", afferma il responsabile. Sono state arruolate in tutto 600 coppie ed è emerso che "una donna giovane aumenta le probabilità di ottenere una gravidanza nella coppia - afferma l'andrologo - ma viceversa è anche vero che le chance di non ottenere nessun embrione o di ottenerne solo uno", quindi un risultato deludente per chi si sottopone a un ciclo di Pma, "aumenta quando l'uomo ha oltre 45 anni".
Dai risultati "si evince che il gamete maschile non agisce in modo determinante nell'outcome riproduttivo rispetto a quello femminile - prosegue lo specialista - Tuttavia, all'avanzare dell'età maschile aumenta fortemente la probabilità di ottenere nessuno o solo un embrione di tipo A. Lo spermatozoo dunque non è solo un mero 'portatore' di Dna e, anche se la sua salute non rappresenta la discriminante principale nella riuscita delle tecniche di Pma, possiamo affermare che all'aumentare dell'età complessiva della coppia di riducono le chance di successo".
L'Unità operativa del Pertini ha una nuova guida dal 2015 e da allora "sono stati effettuati 352 cicli di I livello (età media 36,7) e 1.276 di II/III livello (età media 37,7)", sono nati "265 bambini e altre 70 gravidanze sono in corso", dice il responsabile. Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, quindi con donazione di ovociti o spermatozoi, "siamo fermi per mancanza di gameti. Si dovrebbe procedere con una gara per assegnare la fornitura a una banca estera, ma sono costi che l'azienda deve ancora valutare. Anche il 'social freezing'", cioè la donazione di gameti 'residuali' dai cicli di fecondazione assistita, "non decolla".
"Intanto - conclude Rago - noi ci siamo focalizzati e specializzati sul trattamento delle problematiche di infertilità maschile e sulla preservazione della fertilità nelle donne sottoposte a terapie anticancro: abbiamo avuto 30 pazienti con tumore del seno e dell'ovaio che si sono affidate a noi e in tutto sono conservati circa 200 ovociti in attesa che vengano sottoposte a chemio o radioterapia, per tentare una gravidanza. Le pazienti ci sono state inviate dai principali ospedali romani (soprattutto l'Ifo), ma anche da tutto il Lazio".
L'infertilità, in sintesi, è oggi un problema non solo femminile ma anche, e molto, maschile: "Incide per il 37%, se consideriamo le cause solo maschili e quelle maschili e femminili insieme. Oggi infatti parliamo sempre più spesso di infertilità di coppia. Le principali problematiche - spiega Rago - iniziano prevalentemente in età adolescenziale: una delle patologie più diffuse è il varicocele, una sorta di vena varicosa del testicolo che interessa il 15-20% dei ragazzi. Ed è proprio in età adolescenziale che andrebbe diagnosticata e seguita per evitare problemi in età adulta".
"Fra le nostre coppie - dice ancora l'esperto - nel 40% dei casi il fattore di infertilità è femminile, ma nel 20% è maschile e nel 17,6% è di coppia. Da questi numeri si capisce quanto anche l'uomo abbia un ruolo importante nell'insorgenza dei problemi a procreare. Varicocele, malattie sessualmente trasmesse, con rapporti molto più precoci e avuti senza conoscenza del proprio corpo, sottovalutando virus e batteri molto diffusi tipo clamidia; e ancora, stili di vita sbagliati come fumo e alcol, con i ragazzi che fumano e bevono senza alcun freno anche giovanissimi; l'alimentazione che ormai non è più mediterranea e che non si sposa con una buona fertilità. Un quadro preoccupante - avverte Rago - che va affrontato con la collaborazione fra andrologi e pediatri, cosa che la Siams (Società italiana di andrologia e medicina della sessualità) sta portando avanti, e con campagne sui corretti stili di vita fino all'età adulta, dato che ormai si fanno figli sempre più tardi".