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"Nella Terra dei fuochi la gente muore". Medici contro "la scienza di Stato"

Corteo di protesta a Napoli nel 2013 (Fotogramma)
Corteo di protesta a Napoli nel 2013 (Fotogramma)
01 giugno 2017 | 08.34
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Si riaccendono i riflettori sui tumori nella Terra dei fuochi. I dati elaborati dal Registro tumori della Asl Napoli 2 Nord, confermano per il triennio 2010-2012 "un eccesso di incidenza e di mortalità" per cancro "in entrambi i sessi, rispetto al Sud e alla media nazionale, per le sedi testa-collo, stomaco, fegato, polmone, vescica, ed encefalo". Un elemento che "necessita di attenzione da parte delle Istituzioni preposte - si legge nel rapporto - affinché siano potenziati e migliorati gli strumenti di prevenzione rivolti sia alla tutela della persona che a quella dell'ambiente di vita".

E mentre il nuovo report veniva presentato a Giugliano in Campania (Napoli), dal mondo medico si levavano parole dure per un "balletto dei numeri" che sembra non avere fine . Il caso si è aperto nei giorni scorsi, dopo una discrepanza fra i dati riferiti dal governatore della Campania Vincenzo De Luca sulla base del Registro tumori regionale ("in linea con quelli nazionali", ha assicurato il presidente) e i risultati dello studio 'Epikit', pubblicato sull''International Journal of Environmental Research and Public Health' da un gruppo di scienziati coordinato da Annamaria Colao dell'università Federico II di Napoli. Un lavoro, quest'ultimo, condotto analizzando le schede di dimissione ospedaliera Sdo, quindi i ricoveri per nuove diagnosi di cancro. Dal confronto le cifre dei tumori fra bambini e adolescenti sembravano non tornare, con un 'gap' di oltre 2 mila unità. Poi la precisazione di alcuni degli autori della ricerca: "La comunicazione relativa alle province della Regione Campania, diffusa a mezzo stampa nei giorni scorsi - ha spiegato in una nota Prisco Piscitelli, ricercatore e medico dell'Istituto scientifico biomedico euro mediterraneo (Isbem), primo firmatario dello studio scientifico - va riferita al numero di ospedalizzazioni per patologia oncologica in età pediatrica e nei giovani adulti, non già al numero di casi incidenti". Se di casi incidenti si volesse parlare, bisognerebbe "tener conto dell'effetto di sovrastima insita nei database Sdo ministeriali". Una marcia indietro? "No - ha assicurato Piscitelli all'AdnKronos Salute - Solo una doverosa precisazione. Lo studio è sui ricoveri", ribadisce. "I casi incidenti sono un'altra cosa e sono confermati dai Registri tumori". Anche secondo Colao, responsabile dell'Area complessa di endrocrinologia della Federico II, il comunicato firmato dal presidente e direttore scientifico dell'Isbem, Alessandro Distante, "chiarisce la falsa 'guerra dei numeri'".

Ma c'è chi non ci sta. Insorge Luigi Costanzo, medico di famiglia nella Terra dei fuochi: "Allergie, tireopatie, autismo, infertilità, malformazioni e tumori si evidenziano in maniera allarmante sul campo, negli studi delle uniche e vere antenne epidemiologiche del territorio: i medici e i pediatri di famiglia che potrebbero offrire a costo zero e in tempi rapidissimi la fotografia reale del territorio". Il camice bianco si sfoga e consegna all'AdnKronos Salute quelle che chiama "riflessioni senza pretese di un medico di famiglia". Perché "mentre si studiano i numeri (e non le persone), la gente continua ad ammalarsi". Per questo "non è più tempo di giocare con la vita delle persone, non è più il tempo di dare i numeri - incalza il medico - Il dramma che stiamo vivendo necessita di azioni credibili per ridare un briciolo di speranza a un popolo che si sente abbandonato, e che ha perso la fiducia nelle istituzioni e in una 'scienza di Stato' lenta, contraddittoria, omertosa che dà risposte ambigue, lontane dai problemi della gente". Avverte ancora Costanzo: "E' una sconfitta, per tutti noi e per un Paese che si definisce 'civile', quando una persona, anche una sola persona o un solo bambino, si ammala e muore per una causa evitabile. Una causa che noi medici, le Istituzioni, un Paese, potevamo evitare, innanzitutto e soprattutto attraverso la prevenzione primaria, difendendo e tutelando l'aria, l'acqua, la terra, l'ambiente in cui viviamo".

Il dibattito cresce e arriva Oltreoceano. "E' difficile mantenere autonomia scientifica e indipendenza lavorativa quando la politica cerca di condizionare la scienza", dichiara all'AdnKronos Salute Antonio Giordano, professore di Anatomia e Istologia patologica dell'università degli Studi di Siena e direttore dello Sbarro Institute della Temple University di Philadelphia (Usa), che proprio per questo si dice "relativamente sorpreso rispetto alla precisazione dell'Isbem". Lo scienziato ritiene "che il dato importante sia proprio il fatto che sia emersa una discrepanza di dati pari a 2 mila circa. Mi resta il dubbio se siano tutti ascrivibili alla differenza tra casi incidenti e dati delle Sdo. D'altra parte - conclude il ricercatore - mentre si litiga sui numeri la gente della Campania continua ad ammalarsi e a morire, pagando le conseguenze di un ambiente inquinato da rifiuti tossici".

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