"L'indicazione è più problematica perché la normativa europea non prevede scaffali separati nella grande distribuzione, esclusi i prodotti senza glutine. Quindi il profilo della destinazione separata che vuole dare il Governo potrebbe suscitare qualche perplessità in Europa"
"Il 90% delle proposte presentate dai ministri Schillaci, Lollobrigida e D'Urso, con i decreti in materia di farine d'insetto, è compatibile con il diritto europeo. La mia opinione da tecnico è che il Governo è intervenuto sul tema in maniera corretta". Lo afferma all'Adnkronos Salute Francesco Bruno, professore ordinario in diritto ambientale e alimentare all'Università Campus Bio-Medico di Roma. "Quando le farine di insetti per uso alimentare si sono affacciate sul mercato, l'Unione europea ha deciso di normare il settore perché già si usavano, ad esempio, per gli animali o per scopi ludici come la pesca, ma il diritto europeo richiede delle procedure precise affinché possano essere immesse in commercio per essere mangiate - avverte - Parliamo di 'novel food' (farina di grillo, della locusta migratoria, del verme della farina e della larva gialla) che per l'Italia sono, appunto, abbastanza nuovi, ma lo sono meno in molti Paesi Ue che hanno una fetta di popolazione immigrata o, ad esempio, in Asia dove sono mangiati da sempre".
L'avvocato Bruno analizza i punti principali dell'intervento del Governo sulle farine d'insetto che diventeranno 4 decreti. "Sono tre i punti su cui, da quello che ho letto sulla stampa, si focalizzeranno i decreti: obbligo di una etichetta chiara con la provenienza del prodotto e i rischi connessi al consumo, lo stop all'utilizzo di questi insetti per alcuni prodotti tradizionali e nella grande distribuzione la separazione in scaffali 'ad hoc'. Ebbene - evidenzia - sul primo punto il Governo fa un discorso giusto: le etichette devono essere trasparenti e corrette e le informazioni devono essere messe in evidenza e non nascoste. Si interviene nel diritto europeo per ribadire che il consumatore - osserva Bruno - deve avere tutte le informazioni necessarie per una scelta consapevole quando acquista il prodotto".
"Nel secondo punto, oggi c'è una normativa europea che prevede un nome legale per ogni alimento, ad esempio il latte deve essere fatto con il latte altrimenti devi scrivere latte di soia e così vale per la pasta: se viene fatta con la farina di insetti, non puoi scrivere solo pasta. Non è possibile vendere pasta con farina di insetto - spiega il giurista - Qui il Governo sottolinea la peculiarità dei prodotti italiani, ad esempio Dop o Igp che però già oggi non prevedono nei disciplinari le farine di insetto. La terza indicazione è più problematica perché la normativa europea non prevede scaffali separati nella grande distribuzione, esclusi i prodotti senza glutine. Quindi - avverte - il profilo della destinazione separata che vuole dare il Governo potrebbe suscitare qualche perplessità in Europa".
C'è anche un altro fronte che è stato più volte attenzionato dal ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, quello della carne sintetica. C'è necessità di un intervento normativo da parte dell'Italia? "Siamo ancora in alto mare e mi pare che la bolla scoppiata con il Covid e le tante start-up nate per sviluppare la carne sintetica si sia un po' sgonfiata - risponde Bruno - E poi non è un 'novel food', siamo lontani rispetto al momento che l'Europa li normi".
Mentre "c'è una zona grigia a livello di regolamenti europei sui probiotici e prodotti funzionali - precisa Bruno - Ci sono caratteristiche dell'alimento che vanno verificate, non si possono scrivere indicazioni salutistiche in libertà, ma va chiesta autorizzazione all''Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). In ogni caso le indicazioni sono solo nutrizionali, ovvero se ci sono meno grassi. E' una zona grigia - conclude - su cui, forse, servirebbe un maggior intervento normativo".