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Curarsi per un cancro fra le macerie. Storia di Shadia a 1 anno dal sisma in Siria e Turchia

Mamma di 3 figli, 37 anni: "Ci siamo ritrovati in tenda in pieno inverno, le terapie salvavita per me erano finite"

Shadia nel cortile di Kareemat, centro per le donne nell'area di Kilis, in Turchia vicino al confine con la Siria (foto ActionAid)
Shadia nel cortile di Kareemat, centro per le donne nell'area di Kilis, in Turchia vicino al confine con la Siria (foto ActionAid)
06 febbraio 2024 | 18.35
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"Un anno fa è arrivato il terremoto. Ricordo che erano le 3.30 del mattino e mi stavo massaggiando le braccia e le gambe per alleviare il dolore. Poi all'improvviso ho iniziato a sentire la casa tremare terribilmente. Abitavamo al terzo piano. Quando il terremoto si è fermato ci siamo vestiti di corsa, fuori nevicava. Intorno era tutto distrutto. Anche gli ospedali in cui mi curavo erano stati distrutti, persino i medici erano terrorizzati. Ci siamo ritrovati a vivere in una tenda, in pieno inverno in 5. Il freddo, la stanchezza e la paura mi hanno reso la vita ancora più dura. Le medicine cominciarono a scarseggiare, non potevo continuare a curarmi con la chemioterapia. Le cure salvavita per me erano finite". Shadia Abdou è siriana, ha 37 anni. Da 5 anni è in cura per un cancro, ma il suo percorso sanitario è stato spezzato, reso ancora più complicato dal sisma che ha colpito il Sud della Turchia e il Nord-Ovest della Siria uccidendo oltre 55.000 persone. E' passato esattamente un anno da allora, da quelle forti scosse nella notte fra il 5 e il 6 febbraio 2023.

"Sono rimasta devastata nell'apprendere di avere il cancro - è il racconto di Shadia, raccolto per l'Adnkronos Salute tramite l'Ong ActionAid - e quando il terremoto ha colpito ha distrutto gli ospedali e le medicine sono diventate scarse, rendendo l'accesso alle cure mediche un incubo per me. Sono sposata e ho tre figli, ho vissuto in Siria fino al 2011, quando sono fuggita in Turchia, nella città di Kilis, con la mia famiglia - ripercorre Shadia - Quando sono rimasta incinta del mio terzo figlio, ho iniziato subito a sentirmi debole, strana. Sapevo dentro di me di avere il cancro, mio marito non voleva crederci. Tutto quello che volevo era vedere i miei figli crescere. Ma ho scoperto di avere un cancro alle ossa. Ho iniziato le cure in ospedale a Kilis, durante la chemioterapia ho perso i capelli, ero depressa".

E poi è arrivato il terremoto, con il suo carico di morte e sofferenza. Il suo impatto devastante travolge tutto, e mette a rischio anche la risposta ai bisogni più basilari, come quello di curarsi. "Ho preso antidepressivi per resistere - continua Shadia - Ho avuto bisogno di essere trasportata per quasi 4 mesi dopo il terremoto perché non riuscivo a muovermi. Nel campo sfollati in estate ho conosciuto Kareemat, un'associazione di donne siriane, rifugiate anche loro, che mi hanno aiutato a camminare, mi hanno ridato le medicine necessarie a bloccare il cancro".

Kareemat, partner di ActionAid, è un centro di accoglienza e una comunità di donne che sostiene le donne siriane. Fornisce assistenza sociale, educativa e distribuisce beni di prima necessità a chi fugge dalla Siria ed è stata sottoposta a forme di ingiustizia, sfruttamento, oppressione e violenza. Quando il sisma ha congelato le vite in queste terre di confine, ActionAid e i suoi partner locali hanno raggiunto oltre 197.211 persone nel Sud della Turchia e nel Nord-Ovest della Siria, attraverso operazioni di ricerca e soccorso, fornendo cibo, riparo e supporto per la salute mentale e creando spazi sicuri per le donne, spiegano dall'organizzazione.

"Io volevo dimenticare la mia malattia - prosegue Shadia - ho deciso di seguire le lezioni di parrucchiera dentro Kareemat. Volevo provare a farlo anche in Siria, ma non ci sono riuscita a causa della povertà e perché i miei genitori avevano bisogno del mio aiuto. Ora ho un lavoro. Durante il giorno ho bisogno di sedermi per un po' per recuperare le forze; a volte i miei clienti mi chiedono se sono malata, ma io rispondo sempre di no. La mia vita non è finita, nonostante il cancro e il terremoto", conclude.

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