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"Barbarie alimenta barbarie, ma il terrore si vince uniti". L'appello dello psichiatra

(foto: Afp)
(foto: Afp)
02 luglio 2016 | 16.23
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Il clima di terrore che dilaga nel mondo dopo gli ultimi fatti di Dacca in Bangladesh, che hanno colpito al cuore l'Italia, rischia di sfociare in "un aumento progressivo dei livelli di ansia, di irritabilità e irascibilità". Con tutti gli effetti collaterali della paura che vanno dalla tentazione di isolarci alzando barriere fino all'intolleranza, portando quindi a nuova violenza. La barbarie alimenta la barbarie, avverte il presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) Claudio Mencacci. Ma "l'errore più grande che potremmo commettere in questo momento - spiega l'esperto all'AdnKronos Salute - sarebbe quello di dividerci, di perdere la nostra coesione sociale" indebolendoci e aprendo la breccia a nuovi attacchi.

Al contrario, pur rifuggendo da "risposte semplicistiche e irrazionali dettate dall'emozione che rischia di prendere il sopravvento", per reagire "dobbiamo recuperare una dimensione collettiva forte - esorta il direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano - Dobbiamo assolutamente tornare a identificarci nei valori comuni della libertà, della civiltà e dei diritti. Anche attraverso riti collettivi che possano aiutarci a non farci sentire soli. Perché si vince soltanto uniti, mentre divisi siamo condannati a perdere".

L'appello di Mencacci è rivolto a tutti, "a noi come singole persone e alle nostre istituzioni". L'Europa della Brexit, dice lo specialista, deve riuscire a "ricompattare i pezzi rimasti" e ad "affrontare la paura del terrore e della barbarie con coesione, unità e politiche comuni".

"Questo clima di terrore - riflette lo psichiatra - è una condizione che si sta alimentando progressivamente e che impone una gestione condivisa, che non lasci sole le persone né da un punto di vista emotivo né soprattutto da un punto di vista culturale. Nel passato l'orrore veniva affrontato dalla collettività, con una partecipazione forte che nella società moderna via via si è persa. Ora è fondamentale ritrovarla per fornire ai cittadini, che oggi sono cittadini del mondo in continuo movimento, gli strumenti per vincere con realismo la paura della barbarie".

Contro il 'format del terrore', "le istituzioni nazionali e sovranazionali devono saper esserci - insiste Mencacci - Devono mostrarsi unite, lottare insieme concretamente e senza divisioni. Gli effetti psicologici della barbarie rischiano di corrodere le fondamenta stesse su cui si basano la nostra cultura e la nostra civiltà". Uno sgretolamento da impedire con il 'cemento' dell'unità e delle politiche condivise, ripete l'esperto, perché "la storia ci insegna che gli orrori più grandi si verificano proprio nelle società divise".

Per tutte queste ragioni la parola d'ordine è "identificazione". La nostra capacità di sconfiggere lo spettro del terrore passa anche da "un rafforzamento culturale", conclude Mencacci che come collante promuove per esempio "i riti collettivi anche laici in grado di rappresentare noi e i valori fondanti della nostra civiltà: nell'antica Grecia c'era la tragedia, poi ci sono state l'aggregazione politica o quella sindacale. Ecco, dobbiamo ritrovare questo spirito. Sarà l'unica salvezza".

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