Arriva anche in Italia l'indicazione in prima linea di obinutuzumab in associazione a chemioterapia, seguito da obinutuzumab in mantenimento, per il trattamento del linfoma follicolare avanzato non pretrattato, con rimborsabilità per i pazienti a rischio intermedio e alto. Lo riferisce Roche in una nota. Sono circa due su tre (il 64%) i pazienti con linfoma follicolare considerati a maggior rischio di incorrere in una progressione della malattia o di morire entro 5 anni dalla diagnosi rispetto a pazienti a rischio basso. Il linfoma follicolare è la seconda forma più comune di linfoma non-Hodgkin. Questo tumore ematologico progredisce molto lentamente e i sintomi appaiono in maniera graduale, ritardando spesso la diagnosi che arriva, per la maggior parte dei pazienti, quando la malattia è già in uno stadio avanzato.
La nuova indicazione è basata sui risultati dello studio Gallium. Lo studio ha dimostrato come il trattamento "migliori la sopravvivenza libera da progressione rispetto allo standard di terapia", con una riduzione del rischio di progressione di malattia o di morte del 34%. I risultati degli endpoint secondari e delle analisi esploratorie condotte sui pazienti arruolati hanno confermato il valore del risultato primario. In modo particolare, l'associazione di obinutuzumab è stata in grado di ridurre del 46% il rischio relativo di una progressione precoce rispetto a rituximab. Inoltre, i pazienti trattati con obinutuzumab hanno una riduzione del 32% del rischio di incorrere in un secondo trattamento antineoplastico.
Recentemente il Nice (National Institute for Health and Care Excellence) ha sancito che obinutuzumab presenta un rapporto positivo tra costo ed efficacia e un vantaggio specifico per i pazienti con rischio intermedio e alto.
"Lo studio Gallium ha dimostrato che una terapia in prima linea con obinutuzumab e chemioterapia seguita da mantenimento con obinutuzumab, comporta un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera dalla progressione della malattia, in particolar modo un rischio notevolmente inferiore, di quasi il 50%, di avere una progressione del linfoma follicolare a 24 mesi - ha riferito Antonello Pinto, direttore del Dipartimento di ematologia e terapie innovative dell'Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli - Quest'ultimo dato è ancor più rilevante per i pazienti con linfoma follicolare".
"L'obiettivo di questa soluzione terapeutica è anche quello di fare in modo che, pur in presenza del rischio di recidiva, l'intervallo di tempo tra la terapia di prima linea e la successiva sia il più lungo possibile, per permettere ai pazienti di avere un miglioramento in termini di qualità della vita e che quindi la loro quotidianità si avvicini il più possibile a quella che sarebbe in assenza del linfoma follicolare", ha aggiunto Pinto.
"Come associazione pazienti siamo lieti che ci sia una soluzione terapeutica innovativa che permette da un lato di avere una risposta migliore e più duratura nel tempo e dall'altro che sia resa finalmente rimborsabile per i pazienti con linfoma follicolare a rischio intermedio e alto - ha affermato Felice Bombaci, presidente Gruppo pazienti Ail - Questa innovazione terapeutica permette infatti di infondere più fiducia nei pazienti e rappresenta un'arma in più anche per i medici, perché li aiuta ad aiutare i pazienti sia sul piano terapeutico sia sul piano psicologico. Per chi vive con il linfoma follicolare è importate ritrovare la fiducia e la speranza che si riduca il rischio della progressione della malattia: ciò significa tornare a vivere una quotidianità diversa in termini di qualità della vita".
L'ascolto da parte del medico "è una dimensione estremamente importante per chi vive con la malattia e per chi gli sta accanto durante tutto il percorso terapeutico - ha sottolineato Davide Petruzzelli, presidente dell'associazione pazienti La Lampada di Aladino - Il punto di vista dei pazienti e le soluzioni terapeutiche devono dunque necessariamente andare di pari passo: obinutuzumab rappresenta un'innovazione terapeutica che ha un impatto notevole su chi vive con il linfoma follicolare e su chi sta loro accanto perché permette affrontare questo percorso con un minore livello di ansia, alleviando alcune paure e preoccupazioni legate alla recidiva e alla progressione della malattia".
"Ogni anno investiamo oltre 40 milioni di euro in ricerca clinica – ha dichiarato Federico Pantellini, direttore medico dell'unità onco-ematologia in Roche Italia - Questo testimonia l'impegno di Roche a sviluppare opzioni di trattamento innovative per persone affette da malattie con bisogni insoddisfatti, come le neoplasie ematologiche. La nostra ricerca in ematologia, e in particolare nei linfomi, sta valutando diversi approcci sperimentali con importanti potenzialità, come l'utilizzo di anticorpi monoclonali coniugati a farmaci e di anticorpi bispecifici diretti verso nuovi bersagli molecolari".
"Obinutuzumab ha dimostrato di migliorare significativamente il tempo libero da malattia nei pazienti con linfoma follicolare in prima linea di terapia rispetto allo standard di cura e la sua disponibilità in Italia, per i casi a rischio intermedio e alto, rappresenta un'importante opportunità terapeutica. Questi risultati - ha concluso - ci incoraggiano a mantenere viva la nostra dedizione in questa area terapeutica".