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Anemia falciforme, in Italia la prima terapia che previene le crisi vaso-occlusive

Novartis annuncia l'ok di Aifa alla rimborsabilità di crizanlizumab

Immagine di repertorio (Fotolia)
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19 gennaio 2022 | 13.01
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Novartis ha annunciato oggi che l’Agenzia italiana del farmaco ha approvato la rimborsabilità Adakveo* (crizanlizumab) per la prevenzione delle crisi vaso-occlusive (Voc) ricorrenti nei pazienti con malattia a cellule falciformi, di età uguale e superiore a 16 anni, che abbiano presentato almeno due Voc nel corso dei 12 mesi precedenti. Crizanlizumab - al quale Aifa ha riconosciuto il requisito dell’innovatività condizionata - può essere somministrato come terapia aggiuntiva a idrossiurea/idrossicarbamide (HU/HC) o come monoterapia nei pazienti per i quali HU/HC è inappropriata o inadeguata, dove per inappropriata/inadeguata si intende una efficacia non sufficiente o la presenza di problematiche di tollerabilità, insufficiente compliance. La dose raccomandata di crizanlizumab è di 5 mg/kg somministrata mediante infusione endovenosa nell’arco di 30 minuti alla settimana 0, alla settimana 2 e successivamente ogni 4 settimane.

L’anemia falciforme è una delle malattie genetiche del sangue più comuni al mondo, oltre ad essere una patologia cronica, permanente e debilitante, di gravità clinica variabile. In Europa colpisce circa 50mila persone ma in Italia è considerata una patologia ematologica rara a causa della difficoltà di tracciamento e diagnosi: i casi registrati con un quadro clinico grave sono circa 2.500-2.800 sebbene, secondo gli esperti, esista un sommerso importante pari a circa il doppio dei pazienti. Crizanlizumab, designato farmaco orfano, si lega alla P-selectina, una proteina di adesione cellulare che svolge un ruolo centrale nelle interazioni multicellulari che possono provocare vaso-occlusione.

Le crisi vaso-occlusive (Voc) sono eventi gravi, imprevedibili e possono rappresentare delle vere emergenze sanitarie a causa della loro rapida evoluzione e alta mortalità. Secondo quanto evidenziato dalla ricerca internazionale 'Sway' (Sickle Cell World Assessment Survey), il 91% dei pazienti riferisce almeno una crisi vaso-occlusiva nei 12 mesi antecedenti all’indagine. Complessivamente i pazienti hanno riferito una media di 5,3 Voc nei 12 mesi precedenti di cui la maggior parte gestite con intervento medico.

"L’approvazione della rimborsabilità in Italia della prima terapia mirata per le crisi vaso-occlusive ricorrenti rappresenta una notizia molto importante sia per la comunità dei pazienti sia per i clinici - ha commentato Lucia De Franceschi, professore associato di Medicina interna, Aoui Verona e Università degli Studi di Verona –. Crizanlizumab, grazie al suo peculiare meccanismo, agisce direttamente sulla vasculopatia infiammatoria cronica, che sta alla base delle numerose complicanze cliniche dei pazienti con sindrome falciforme. Inoltre, crizanlizumab ha un profilo di unicità che lo rende molto interessante per noi medici perché potrebbe aiutarci a gestire anche quei pazienti che hanno fallito o non accettano terapie considerate standard”.

Da un progetto di medicina narrativa di Fondazione Istud, promosso da Novartis, è emerso inoltre in maniera evidente come l’anemia falciforme abbia un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, dalla sfera affettiva a quella professionale o scolastica: nei periodi in cui si manifestano i sintomi, infatti, le persone con anemia falciforme fanno fatica a concentrarsi e a svolgere le proprie attività di studio o quelle lavorative. Mediamente si assentano 39 giorni dal proprio posto di lavoro o da scuola. Anche le altre attività di vita quotidiana, come per esempio fare la spesa sono spesso compromesse dalla malattia. A questo si aggiunge che più del 50% delle persone con anemia falciforme effettua trasfusioni almeno una volta al mese. Tuttavia, nonostante queste difficoltà, dalle narrazioni si evince anche la grande voglia di farcela di queste persone con le cure e la giusta assistenza.

Rispetto alla diagnosi, nel 43% dei casi viene effettuata e comunicata da un centro diverso da quello in cui si è in cura attualmente, spesso rappresentato da un centro pediatrico. Non manca però chi è arrivato alla diagnosi dopo una peregrinazione tra più centri di cura (28%). In pochi casi la diagnosi è avvenuta in seguito a un evento traumatico durante il parto, oppure nello stesso centro presso il quale si è ancora in cura. Inoltre, in un terzo dei casi raccontati (33%) viene specificato come inizialmente si sia fatta una diagnosi diversa da quella di anemia falciforme, confusa con altre forme di anemia – in particolare la Beta Talassemia – o altre condizioni quali dolori della crescita e reumatismi.

“Siamo davvero orgogliosi di essere riusciti a rendere disponibile per i pazienti e la classe medica la prima terapia mirata per le crisi vaso-occlusive ricorrenti nell’anemia falciforme - afferma Luigi Boano, General Manager Novartis Oncology Italia – Questo risultato testimonia come il nostro continuo impegno nella ricerca e sviluppo di soluzioni innovative sia in grado di portare un cambiamento importante nella gestione dei pazienti con questa patologia, ad oggi orfana di soluzioni terapeutiche”.

L’approvazione della rimborsabilità da parte di Aifa fa seguito al parere positivo del Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Agenzia europea del farmaco e alla stessa approvazione dell’Ema, emesso a ottobre 2020 sulla base dei risultati dello studio clinico 'Sustain', i quali hanno dimostrato che crizanlizumab ha ridotto in modo significativo il tasso annuale mediano di Voc del 45% (1,63, rispetto al 2,98 del placebo (P=.010). Sono state osservate riduzioni della frequenza delle Voc tra i pazienti a prescindere dal genotipo dell’anemia falciforme e/o dall’uso di idrossiurea/idrossicarbamide. È stato riscontrato un aumento di oltre il doppio della percentuale di pazienti senza Voc che hanno completato lo studio, rispetto al placebo.

Nel corso dello stesso studio, crizanlizumab ha dimostrato di ridurre il tasso annuale mediano di giorni di ricovero in ospedale del 42% (4,0 giorni per crizanlizumab vs 6,87 giorni per il placebo). Sulla base degli studi clinici, crizalizumab presenta inoltre un profilo di sicurezza favorevole: sono stati infatti evidenziati eventi avversi similari tra i pazienti trattati con la terapia e il gruppo placebo. Crizanlizumab è ora approvato in 36 Paesi del mondo, inclusi gli Stati Uniti e gli Stati membri dell’Unione europea.

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