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Petrolio: dal 'Non fatevi prendere in giro di Renzi al no di Galletti

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25 marzo 2016 | 14.24
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"Non fatevi prendere in giro: quello del 17 aprile non è un referendum sulle nuove trivelle, che hanno già la linea più dura d'Europa. È un referendum, del tutto legittimo, per bloccare impianti che funzionano. Io lo considero uno spreco". Così il premier Matteo Renzi sul quesito referendario, intervenendo al secondo congresso nazionale dei giovani Pd.

"Che il Pd dia un'indicazione sul referendum sulle trivelle non significa - ha aggiunto - che non ci sia la piena possibilità per chiunque, senza intervento della segreteria, di fare quel che crede", ma "ciascuno, quando voterà sì o no, pensi se sia giusto che 10mila persone perdano il posto" e lasciare "il petrolio lì, che poi utilizzeranno altri, ad esempio i croati".

Sul tema è intervenuto anche il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. "Se andrò a votare voterò no. Non è strano, credo che col referendum si affronta il problema dell’ambiente con l’ideologia, e invece noi dobbiamo valutare i temi ambientali dal punto di vista scientifico", ha dichiarato in un'intervista su CorriereLive.

"Se vogliamo evitare di trivellare dobbiamo puntare sull’economia sostenibile, cioè un’economia che usa sempre meno petrolio, e rendere le trivellazioni inutili. Ma fino a che abbiamo un’economia che va ancora col petrolio, è ipocrita: se non lo trivelliamo noi, dobbiamo comprarlo all’estero. E forse è più pericolosa la petroliera che attraversa i nostri mari che la piattaforma petrolifera sul territorio. Noi rispetto alle norme Ue abbiamo la normativa più stringente".

"Il quesito referendario non affronta il tema delle trivelle, ma il tema della durata delle concessioni", specifica il ministro sottolineando che il referendum "sembra chiedere alla gente se è contrario o no alle trivelle", mentre "il ragionamento è molto più avanzato: il referendum mi sembra del tutto ideologico. E che non mi si dica che è un problema di turismo, è sleale dirlo: io piuttosto che occuparmi delle piattaforme in mare, mi occuperei della depurazione delle acque e della chiusura delle discariche abusive". E aggiunge che in caso di vittoria del sì "ci sarebbero 10mila posti di lavoro in meno" e che "se passa il referendum non succede niente il giorno dopo, voglio essere chiaro, ma dai un segnale negativo all’economia".

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