Missioni, maternità e congedi ma anche 20 assenti per scelta
Solo una minoranza dei leghisti resta fuori oggi da Montecitorio, facendo mancare l'applauso al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. A conti fatti, dopo i maldipancia di alcuni esponenti del partito guidato da Matteo Salvini, la conta interna non lascia deluso il leader leghista, che vede accorrere a Montecitorio i suoi, come da richiesta. Alla fine della giornata, gli assenti, tra i circa duecento parlamentari del Carroccio, saranno una quarantina in totale. Tra questi una metà sono quelli che 'disertano' l'Aula per scelta politica, i restanti invece sono parlamentari 'giustificati': chi in missione, chi in maternità, chi in congedo. Tutti sugli scranni (e in tribuna) i dirigenti, a partire dai capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo e dal vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli.
In Aula c'è anche Elena Murelli, deputata piacentina che non aveva nascosto che sarebbe venuta per vedere cosa avesse da dire il leader ucraino, non senza aver mostrato dubbi sui crimini commessi in quello scenario, facendo riferimento alle bande ultra-nazionaliste armate di estrema destra. Oggi sceglie il silenzio "per evitare strumentalizzazioni". Alcuni leghisti sono assenti per Covid. Come ricorda Claudio Borghi: "Non so in quanti mancavamo, ma è una cosa del tutto stucchevole, ne ho sentiti due che avevano il Covid e hanno dovuto giustificarsi, basta", sbotta l'economista del partito interpellato dall'AdnKronos.
Non c'era neanche Matteo Micheli, deputato salviniano (tra i tre leghisti che avevano votato no all'invio di armi a Kiev). L'assenza di oggi a Montecitorio è però dovuta a un problema del suo treno: "Sono arrivato con 40 minuti di ritardo, poi tempo di prendere un taxi dalla stazione, sono giunto alla Camera alle 11.45, troppo tardi per ascoltare Zelensky". Il leghista bresciano si ferma: "Preferisco non commentare, il clima è pessimo, mi tacciano di essere filo-putiniano, ma io non ho mai dichiarato nulla sulla guerra".
In trasferta a Londra il senatore Simone Pillon, che ha fatto sapere di essere impegnato per il lancio di una fondazione umanitaria 'pro-vita'. "Al di là delle squallide polemiche italiote di questi giorni, ecco la ragione della mia presenza odierna a Londra", dice Pillon. Scontata l'assenza infine del deputato Vito Comencini, che nei giorni scorsi è stato in Russia, portando la sua solidarietà ai profughi del Donbass.