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Zaia: "I miei 9 anni alla guida del Veneto"

Il governatore: "Il bilancio è positivo, la madre di tutte le battaglie resta l'autonomia. L'alluvione del 2010 e la tempesta Vaia i momenti più critici"

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13 aprile 2019 | 15.07
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di Dario Converso

"Il bilancio è positivo. Va considerato che abbiamo preso in mano la Regione nel 2010 in un momento non facile, era appena iniziata la crisi per cui, come diremmo biblicamente, abbiamo dovuto occuparci degli anni delle vacche magre e non delle vacche grasse. Comunque sono stati anche anni entusiasmanti perché ci hanno consentito e permesso di guardare dentro ai processi e alla gestione, di riformare la spesa, di rendere virtuoso questo ente". Così in un'intervista all'Adnkronos Luca Zaia traccia un bilancio di nove anni da presidente del Veneto, sottolineando come il momento più bello sia stato il risultato del referendum sull'autonomia.

"Abbiamo pagato tutti i fornitori che era da anni che avanzavano i soldi, due miliardi di euro, abbiamo sistemato i conti della sanità, insomma abbiamo fatto un sacco di cose. E soprattutto abbiamo dato il via alla grande stagione delle riforme: la riforma sanitaria, che oggi porta il Veneto ad essere la prima regione in Italia per sanità e molto altro ancora. È stato un grande impegno, l’impegno di una squadra che ha lavorato e si è trovata non poche emergenze -spiega-. Ricordo che ho esordito, ad esempio, con l’alluvione del 2010 quando 235 Comuni sono stati alluvionati con 10.040 famiglie e imprese con l’acqua in casa o in azienda. Abbiamo iniziato con quello per trovarci con il terremoto nel 2012 e, infine, con la tempesta Vaia nel 2018".

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"Si va avanti sempre con obiettivi sfidanti - sottolinea Zaia - sono stati gli anni dell’autonomia e delle grandi riforme . La riforma della sanità ha permesso di ridurre le aziende sociosanitarie da 21 a 9, ma soprattutto non abbiamo mai applicato l’addizionale Irpef sulla sanità dimostrandoci regione tax free, garantendo che circa un miliardo e 200 milioni di euro ogni anno rimanessero nelle tasche dei Veneti. Abbiamo chiuso accordi per avviare il progetto del nuovo policlinico universitario di Padova e già avviati i lavori per la nuova Cittadella della Salute di Treviso".

"Per quanto riguarda i Pfas - prosegue - abbiamo fatto raggiungere il parametro zero nei livelli dell’acqua, dato il via alla realizzazione del nuovo acquedotto e avviato il più grande screening sanitario della storia d’Italia, nel silenzio colpevole del Governo di centro-sinistra. Abbiamo messo in campo il grande progetto Anas per rifare tutta la viabilità regionale, per quanto riguarda la rete ferroviaria stiamo elettrificando tutto il Cadore ed entro il 2021 abbiamo raggiunto un accordo con Trenitalia per avere tutti treni nuovi".

Il governatore ribadisce quindi che "nonostante la crisi, abbiamo confermato la nostra posizione di Regione italiana con la percentuale più bassa di disoccupati e migliore regione per processi di reinserimento nel mondo del lavoro. Abbiamo investito 400 milioni di euro per portare la Banda Ultra Larga e la connessione veloce a tutte le imprese e le famiglie. Siamo la Regione record nel turismo con 70 milioni di presenze con 17 miliardi di fatturato e lavorato per superare il nostro record. Vorrei solo ricordare che, oltre all’impegno messo in campo per la candidatura alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, abbiamo ottenuto l’assegnazione dei Mondiali di sci a Cortina 2021".

E sui traguardi di fine mandato il governatore del Veneto spiega che "gli obiettivi sono sempre quelli della virtuosità, la madre di tutte le battaglie resta l’autonomia. Abbiamo risolto tanti problemi: penso ai temi delle alluvioni, dei grandi cataclismi, ma anche aver sbloccato la pedemontana Veneta, la più grande opera oggi in cantiere in Italia: 2 miliardi 258 milioni di euro per 94,5 km in 36 Comuni ed un totale di 14 caselli. L’abbiamo sbloccata con un’operazione di alta trasparenza, coinvolgendo le istituzioni pubbliche: la Corte dei Conti, l’Avvocatura dello Stato, l’Autorità Nazionale Anticorruzione e nominando, ad esempio, per la Pedemontana, come Commissario il Vice-avvocato Generale dello Stato. E poi la grande sfida dell’autonomia che resta ancora irrisolta, ma per la quale continuiamo a lavorare. Ricordo che per l’autonomia 2 milioni 328 mila Veneti sono andati a votare".

Quindi sul cambiamento del Veneto in questi nove anni Zaia sottolinea che "il Veneto resta il Veneto identitario che guarda però sempre più alla modernità, al progresso, alle nuove tecnologie. Siamo passati da un Veneto analogico ad un Veneto digitale in questi nove anni. È un Veneto che nel 2010 non conosceva internet così a fondo, non conosceva i social media, né i social network. Insomma un Veneto che è cambiato molto, che vede anche una nuova generazione affacciarsi, ma mantenendo un proprio profilo identitario. È un Veneto che guarda sempre più alla globalizzazione, mantenendo radici profonde e solide nella sua storia. È un Veneto che ha saputo, durante questi anni di crisi, riammodernarsi, ristrutturarsi, che esce anche dopo questi nove anni con 205.000 azionisti che hanno perso tutto nelle partite della Popolare di Vicenza e della Veneto Banca".

Nove anni di presidenza con momenti belli e brutti che il presidente ricorda così: "Il momento più bello, direi in assoluto, è stato il risultato del referendum perché corona l’impegno di una vita e ho pensato a tutti quei Veneti che hanno sempre sognato questo momento e non ci sono più. I momenti più critici sono stati l’alluvione del 2010 e la tempesta Vaia, che sono state due catastrofi per la nostra comunità. Per Vaia siamo già in campo con oltre 350 cantieri in avvio, mentre per quanto riguarda l’alluvione del 2010 abbiamo messo in atto un piano idrogeologico con circa mille cantieri in tutta la Regione e 2 miliardi e mezzo di euro per realizzare il Piano D’Alpaos. Interventi grazie ai quali, nonostante l’eccezionalità della tempesta Vaia, i fiumi hanno tenuto".

Quindi sulle sfide da raggiungere prima di fine mandato il presidente del Veneto annuncia che "prima della fine del mandato abbiamo quattro dossier importanti aperti: il primo è la Pedemontana Veneta, con i cantieri da chiudere entro il 31 dicembre 2020, già adesso facciamo la consegna di un primo tratto. Il secondo è il dossier Milano-Cortina: spero proprio che il 24 giugno ci veda premiati ed arrivi la candidatura. Il terzo è un dossier che stiamo seguendo da dieci anni ed è quello delle Colline del Prosecco Patrimonio dell’Umanità. A luglio a Baku, nell’Azerbaigian, anche qui avremo il verdetto e, quindi, la risposta. E, infine, l’autonomia. Non si può chiudere il mandato senza aver chiuso la partita dell’autonomia, averla impostata e avere già le carte in mano. È una partita laboriosa, complicata, ma servono provvedimenti ufficiali. E spero proprio che prima di chiudere il mandato arrivino".

Un Luca Zaia che proprio pochi giorni fa è risultato per la terza volta di seguito il presidente di regione più amato dai suoi cittadini secondo la classifica de Il Sole 24 Ore e che ovviamente si dice più che "soddisfatto. I sondaggi lasciano il tempo che trovano, ma un elemento credo lo si possa evincere. Penso che questo è un successo che condivido con la mia squadra. Dopo di che spero che i Veneti, sapendo anche che noi governiamo da qualche anno, abbiano apprezzato anche il fatto che si lavora con il cuore. Si cerca di fare il meglio per il Veneto. Si può sbagliare, perché quando si lavora si può anche sbagliare, ma una cosa deve essere chiara: quando diciamo una cosa la facciamo".

È anche per questo che il presidente del Veneto assicura di non aver mai avuto la tentazione di tornare a fare il ministro: "Direi decisamente di no. Sono talmente concentrato sulla partita della Regione che non ho neanche tempo di distrazioni, non soltanto eventuali tentazioni a tornare a fare il ministro. L’impegno che abbiamo a livello regionale è un impegno importante ed è soprattutto una responsabilità nei confronti di 5 milioni di Veneti. Ovvio che resta sempre l’amore per l’agricoltura".

Infine, sul suo futuro Zaia spiega: "Sono un fatalista e lo sono sempre stato. Non mi sono mai posto il problema di cosa farò. Sono abituato a guardare la quotidianità e, quindi, a governare come fosse sempre l’ultimo giorno in maniera tale da dare sempre di più".

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