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Via della Seta, i paletti di Salvini

Il leader della Lega: "Memorandum non è testo sacro".

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)
14 marzo 2019 | 12.26
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Governo alle prese con il 'nodo' della Via della Seta, il nuovo fronte sul quale si è acceso il dibattito tra le diverse anime dell'esecutivo gialloverde. L'Italia, infatti è pronta a salire a bordo del treno della 'Belt and Road Initiative', voluta da Pechino per connettere Asia, Europa e Africa, e diventare il primo Paese del G7 ad appoggiare formalmente la spinta all'investimento globale della Cina, nonostante le preoccupazioni degli Stati Uniti e dell'Ue.

Nuova Via della Seta, perché se ne parla

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha garantito che non c'è "nessun rischio di colonizzazione" e oggi il vicepremier Luigi Di Maio assicura che nell'esecutivo c'è "totale accordo". L'intesa "prevede di portare i prodotti italiani in Cina, sono contento che ci sia accordo dal Quirinale e nel governo" sottolinea il capo politico M5S, ribadendo che "la Via della Seta non deve essere vista come una nuova alleanza geopolitica, assolutamente. E' un memorandum of understanding che firmerò io, come ministro dello Sviluppo, e che servirà anche ai porti del Sud, come quello di Taranto per esempio. E' una grande opportunità per le nostre imprese di portare le eccellenze agroalimentari e artigianali in Cina". "Per la prima volta - rileva ancora Di Maio - sto firmando un accordo con cui si cominciano a prendere i prodotti italiani per portarli in Cina. Tutti dicono che c'è pericolo di colonizzazione, ma l'unica colonizzazione a cui dobbiamo ambire è quella del made in Italy nel mondo: è il made in Italy che deve colonizzare il mondo con la sua bellezza e le sue capacità".

Ma l'altro vicepremier, Matteo Salvini, fissa i paletti e dice a chiare lettere che il Memorandum d'intesa tra Italia e Cina "non è un testo sacro, per quello che mi riguarda, tutto è perfettibile e migliorabile", aggiungendo che "il 5G non è nel Memorandum, è un'altra cosa, sono questioni che viaggiano parallele, ma sono due cose diverse", assicura il ministro dell'Interno. Il leader della Lega si spinge anche oltre: "Se ci sarà solo il dubbio che certe acquisizioni e presenze possano compromettere la sicurezza degli italiani ci sarà un secco no dal Viminale". "Per me - rimarca - aprire ai nuovi mercati è fondamentale, ma altro è permettere penetrazioni che poi possono manipolare le politiche economiche del Paese, come successo alla Grecia con il porto del Pireo". "Non avrei nessun problema se fossimo di fronte a un investitore americano per il porto di Trieste o di Genova, ma la Cina è altra cosa: non penso che ci sia una competizione ad armi pari", scandisce Salvini. "Gli investimenti in settori strategici devono essere esaminati cinquanta volte", avverte il ministro dell'Interno.

La firma del Memorandum d'intesa con la Cina sulla Via della Seta resta tutt'altro che scontata, "come ha ben detto anche il vicepremier Matteo Salvini", ma la Lega "vuole rendere potabile questo documento" prima ancora che per venire incontro alle "pressioni" americane per difendere l'interesse nazionale, dice all'Adnkronos il sottosegretario agli Esteri, Guglielmo Picchi. "Comincio a dubitare della firma - sostiene l'esponente leghista - Per ora, quelle tre parole, energia, telecomunicazioni e interoperabilità restano. Ma si sta continuando a negoziare, da parte della Lega c'è la volontà di rendere potabile questo documento". Al quale il sottosegretario ha sempre detto di non essere "ideologicamente o pregiudizialmente contrario, ma a condizione che non venisse in alcun modo compromesso l'interesse nazionale". "E io credo che, al di là delle rassicurazioni date, nel Memorandum il 5G ci sia ancora", avverte Picchi.

D'accordo con Salvini la senatrice 'ribelle' del M5S, Elena Fattori. "E sulla Via della Seta devo ammettere che sono d’accordo con la prudenza della Lega e di Salvini - scrive su Facebook - Non si affrontano trattati internazionali così delicati senza un approfondimento adeguato a tutela del nostro paese".

Insomma, il fronte è aperto in attesa che martedì prossimo il premier Conte affronti in Parlamento il tema del Memorandum. Il presidente del Consiglio illustrerà la posizione del governo alle 10.30 in aula alla Camera. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo che si è svolta a Montecitorio. Le comunicazioni sulla Cina sono state inserite all'odg dei lavori d'aula di martedì prossimo che prevedono, sempre nel corso della stessa seduta, le comunicazioni di Conte sul Consiglio europeo del 21 e 22 marzo.

Intanto oggi il Financial Times torna sull'argomento muovendo nuove critiche all'Italia. Il progetto di cooperazione tra Italia e Cina attraverso la 'Belt and Road Initiative', si legge in un editoriale, "è venuto fuori in Italia proprio mentre la coalizione di governo a Roma cadeva in pezzi a causa di uno dei più grandi progetti di trasporto europei, il collegamento ferroviario ad alta velocità Torino-Lione. Non potrebbe esserci migliore esempio dell'incoerenza del governo italiano o dei costi imposti alle imprese del Paese".

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