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Unioni civili, Salvini invita a disobbedire: sindaci leghisti frenano

Unioni civili, Salvini invita a disobbedire: sindaci leghisti frenano
11 maggio 2016 | 22.02
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Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini invita i sindaci leghisti alla disobbedienza contro una legge, quella sulle unioni civili approvata in via definitiva alla Camera, che bolla come "anticamera delle adozioni gay". Ma primi cittadini del Carroccio, anche se critici sulle nuove norme, frenano: il sindaco è sindaco di tutti e la legge va rispettata.

Attilio Fontana, primo cittadino di Varese del Carroccio, attacca il governo: "su un argomento così delicato porre la questione di fiducia è uno spregio alla democrazia e alla Costituzione", ma sull'indicazione del segretario aggiunge: "Nel merito ha ragione Salvini, ma ci sono normative che devono essere rispettate. Bisogna che i sindaci sappiano che violando la legge commettono abusi di cui potranno essere responsabili, poi ognuno, a seconda del coraggio o della forza che ha nel contestare questa decisione, deciderà". Una scelta che non lo riguarda perché il suo mandato sta per scadere e quindi, precisa Fontana, "non farò in tempo né a fare l'eroe né la vittima".

Lo stesso europarlamentare leghista Gianluca Buonanno, alla guida del Comune di Borgosesia non si sbilancia: "Voglio vedere cosa produce la legge e poi deciderò confrontandomi anche con i cittadini, visto che devo fare il sindaco di tutti, e se poi nella legge ci sono cose, come pare, che portano in un'altra direzione ne parlerò con il mio segretario". "Voglio leggere attentamente la legge e ne parlerò anche con il mio segretario - continua Buonanno - Io ho fatto un registro delle unioni civili nel mio Comune come gesto per dire che ero favorevole al fatto che alcuni diritti è giusto che ci siano, come la pensione o che non si verifichino situazioni paradossali se uno dei due ha problemi di salute. Diritti che ritengo fondamentali, ma sono invece fermamente contrario se nella legge ci sono presupposti che portano alle adozioni o ai matrimoni tra persone dello stesso sesso".

A rivendicare invece il diritto di obiezione di coscienza è il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che avverte: "Non celebrerò mai matrimoni fra persone dello stesso sesso". E si rivolge direttamente al premier Matteo Renzi che "ieri andava al Family day a caccia di voti. Oggi dà lezioni di laicità ai sindaci che, diversamente da lui, sono stati eletti dai cittadini". "Dopo aver tradito il popolo della famiglia, venga a Padova a celebrare il primo matrimonio gay della storia della nostra città - afferma - Lo aspetto".

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