Il giornalista: "Già migliaia le adesioni. Se diventeremo partito? Per ora no, dipende da Conte e Schlein"
"Se nascerà un 'partito della pace'? Costituire una forza non vuol dire automaticamente formare un partito. Se Giuseppe Conte o Elly Schlein prendono la decisione di guidare l’opinione contraria all'invio delle armi in Ucraina, non ci sarà bisogno. Ma questa garanzia a noi non ce la potete chiedere. Vediamo che succede. Vediamo qual è la risposta". A dirlo ai giornalisti è Michele Santoro, che presenta così la sua staffetta per la pace definita nel manifesto "una staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per unire l’Italia contro la guerra, per riaccendere la speranza". Un percorso fatto di una linea verticale di quattromila km, che tocca tutte le regioni italiane da nord a sud del Paese, che verranno presidiati contemporaneamente in una sorta di staffetta ideale dove scenderà in campo chiunque "senta il bisogno i fare qualcosa contro l'orrore della violenza delle armi e ha voglia di gridare basta".
Un appello a cui hanno risposto già in migliaia a poche ore dal suo annuncio. "In poche ore siamo a 1500 persone che hanno scritto la loro disponibilità", spiega Santoro insieme a Donatella Di Cesare e Cristian Romanello. Un appello firmato da molti nomi di spicco della cultura e della politica e che il giornalista e conduttore definisce come assolutamente trasversale dal punto di vista ideologico e politico. "E' una sintesi di posizione diverse. Vedere insieme Santoro, Rovelli, Cacciari, Di Cesare è una cosa molto forte che supera qualunque tipo di differenza e di analisi, l’appello ci ha uniti", spiega.
Tra i politici che Santoro ha coinvolto affinché "ci aiutino in questa azione di pace" ci sono Giuseppe Conte (M5S), Nicola Fratoianni (Sel), Angelo Bonelli (Verdi), Unione Popolare, ma non compare il Pd. "Perché ci siamo rivolti a diverse forze politiche ma non al Pd? Non per una forma di ostilità, ma per una forma di rispetto delle loro posizioni, che però noi riteniamo completamente sbagliate", scandisce il giornalista di 'Servizio Pubblico'. Che osserva: "Dal Pd, da Elly Schlein, ci saremmo aspettati una posizione critica, e questo non c’è stato. Io credo che sbaglino l’analisi sulla guerra, non hanno compreso la portata epocale di questo scontro che si svolge in Ucraina e che per noi ridisegna completamente gli equilibri in Europa". Perché questa guerra "ha seppellito il progetto politico dell’Europa", spiega Santoro.
Uno dei problemi più grossi nel nostro Paese, in particolare quando si parla della guerra fra Russia e Ucraina, è quello "dell'informazione -dice accoratamente Santoro- Nelle trasmissioni e nei tg non c’è un dibattito, non c'è discussione sul fatto delle conseguenze economiche causate al nostro Paese da questa guerra e dalle spese sostenute per l'invio di armi. Ci sono situazioni drammatiche, su cui noi non possiamo nemmeno intervenire proprio a causa della guerra". "Per quale motivo io devo pagare il canone per poi vedere nei telegiornali solo le posizioni di Meloni e Schlein? Dove sono riportate le posizioni di quel 60% di italiani che non hanno votato, e di quelli che sono contrari all'invio di armi in Ucraina?", si interroga Santoro.
Il progetto di una staffetta globale "è una cosa molto ambiziosa -ammette il giornalista- Ma se ci riusciamo, vuol dire che finalmente l’opinione pubblica si mostra come forza, ed è pronta a fare un salto per diventare una forza. E ci auguriamo che gli altri ne prendano atto". E sottolinea: "Per noi la pace non è una questione tra le altre, ma 'la' questione", il che "non vuol dire non aiutare gli ucraini ma vuol dire 'non una pallottola'". "Con questo nuovo governo la situazione è diventata ancora più drammatica -sottolinea con nettezza la filosofa Donatella Di Cesare, tra gli organizzatori della staffetta della pace- Un governo post fascista che segue politiche 'revenchiste' e ha accettato dall’inizio un fondamentalismo atlantista. Soprattutto negli ultimi giorni ha avallato una politica d’emergenza sulla migrazione distogliendo l’opinione pubblica dalla guerra".
Tra le testate coinvolte nel progetto ci sono 'Il Fatto Quotidiano' e 'Avvenire'. "Sarebbe importante che questi giornali che hanno una posizione diversa collaborassero -dice Santoro- Se questo prevede che ci dobbiamo anche un po’ spegnere nei nostri 'protagonismi' personali va benissimo. Sono pronto a fare qualsiasi cosa per portare avanti questa causa, e a passare sopra il passato". E, a pochi giorni dal 25 aprile, sottolinea: "È un po’ come i partigiani che fecero la Resistenza. Manca poco al 25 aprile: ecco, io mi sento un po’ un resistente di fronte al pensiero unico, quello dell’aggressore e dell’aggredito". Il futuro è da scrivere. "Quest'estate ci si incontrerà, se i partiti ci vorranno incontrare siamo disponibili", chiosa Santoro.