"Pronti 1400 militari italiani in area responsabilità Nato, più 2000 disponibili"
"L’Italia condanna con assoluta fermezza l’invasione, che giudichiamo inaccettabile". Così il premier Mario Draghi nell'informativa alla Camera sulla crisi tra Ucraina e Russia e sulla guerra dopo l'invasione ordinata dal presidente russo Vladimir Putin. "L’attacco è una gravissima violazione della sovranità di uno Stato libero e democratico, dei trattati internazionali, e dei più fondamentali valori europei. Voglio esprimere ancora una volta la solidarietà del popolo e del Governo italiano alla popolazione ucraina e al Presidente Zelensky".
"Nella notte tra mercoledì e giovedì la Federazione Russa ha lanciato un’offensiva imponente nei confronti dell’Ucraina. L’aggressione è avvenuta subito dopo un messaggio con cui il Presidente Putin ha annunciato un’'operazione speciale mirata' in Ucraina orientale, ed è stata preceduta da un attacco cibernetico capillare che ha paralizzato i siti governativi ucraini" dice il presidente del Consiglio.
"L’invasione ha assunto subito una scala ampia e crescente. Le forze terrestri russe sono entrate in territorio ucraino da nord-est, nord, sudest e dalla costa sud, ed è stato chiuso alla navigazione il Mar d’Azov, isolando i porti di Mariupol e Berdiansk. "L’offensiva ha già colpito in modo tragico la popolazione ucraina: il Ministero dell’Interno ucraino registra vittime civili" dice il premier Draghi nell'informativa.
"Le immagini a cui assistiamo – di cittadini inermi costretti a nascondersi nei bunker e nelle metropolitane – sono terribili e ci riportano ai giorni più bui della storia europea. Si registrano lunghe file di auto in uscita da Kiev e da altre città ucraine, soprattutto verso il confine con l’Ue. È possibile immaginare un ingente afflusso di profughi verso i Paesi europei limitrofi".
"Abbiamo registrato esplosioni diffuse, anche nella regione di Leopoli, la più vicina alla frontiera con l’Unione Europea. Forze anfibie russe sono sbarcate a Odessa, la principale città portuale, dove vi sono notizie di almeno una ventina di vittime" dice Draghi.
"L’esercito russo prosegue con lanci di missili sulle principali città, anche quelle dell’Ucraina centro-occidentale - prosegue il presidente del Consiglio - Una pioggia di missili è caduta la scorsa notte su Kiev, mentre l’esercito ha assediato varie città lungo la strada tra il confine e la città. L’esercito russo ha preso il controllo della zona della centrale nucleare di Chernobyl. L’Ucraina conta finora 137 soldati uccisi e 316 feriti dall’inizio dell’attacco e parla di 800 uomini persi dalle forze russe, che invece non hanno ancora fornito dati sulle vittime dell’invasione".
“Abbiamo condannato con la massima fermezza l'attacco di una brutalità ingiustificata della Russia all'Ucraina. Il comportamento russo è la più grave minaccia alla sicurezza euro-atlantica da decenni e soprattutto alla nostra democrazia e libertà. La nostra unità è e sarà sempre la risposta più forte. Manteniamo una posizione coesa e decisa", ha poi ribadito il premier Mario Draghi, intervenendo al vertice Nato. "L'Italia è uno dei più importanti contributori di truppe alle operazioni NATO. Siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre, per mettere a disposizione le forze necessarie. La reazione deve essere determinata per evitare qualsiasi ambiguità", le parole del presidente del Consiglio.
ZELENSKY - "Il Presidente ucraino Zelensky ha affermato la determinazione delle autorità ucraine a resistere e a rispondere al fuoco russo, e a rompere le relazioni diplomatiche con Mosca".
"Ieri sera ha emanato un decreto che dispone una 'mobilitazione generale' di tutti gli uomini tra i 18 e i 60 anni di età, ai quali è stato fatto divieto di lasciare il Paese. Le operazioni rischiano di prolungarsi fino alla distruzione del sistema difensivo ucraino" afferma Draghi. "Il governo russo ha avanzato la proposta di trattative dirette con il governo ucraino, e confermato che l’obiettivo è neutralizzare e demilitarizzare l’Ucraina. Non risulta al momento un riscontro ucraino".
“Ieri ho partecipato a un Consiglio europeo straordinario, a cui ha preso parte anche il Presidente Zelensky. È stato un momento veramente drammatico quello della connessione con il Presidente Zelensky. E’ nascosto in qualche parte di Kiev. Ha detto che lui non ha più tempo, che l’Ucraina non ha più tempo, che lui e la sua famiglia sono l’obiettivo delle forze di invasione russa. E’ stato un momento drammatico che ha colpito tutti i partecipanti al Consiglio europeo" dice il presidente del Consiglio.
"Oggi, stamattina prima di venire qua, mi ha cercato prima di venire qua, abbiamo fissato un appuntamento telefonico, per le 9.30, ma non è stato possibile poi fare la telefonata perché il Presidente Zelensky non era più disponibile” racconta il premier.
"Il ritorno della guerra in Europa non può essere tollerato" scandisce Draghi. E "la Bielorussia è a tutti gli effetti, a pieno titolo, parte di questa invasione" ai danni dell'Ucraina.
"L’Italia ha reagito subito, e ha convocato già nella mattinata di ieri al Ministero degli Affari Esteri l’Ambasciatore della Federazione Russa. Abbiamo richiamato Mosca a cessare l’offensiva, a ritirare le forze in modo incondizionato, e abbiamo ribadito il pieno sostegno italiano all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina. Sempre nella mattinata di ieri, ho parlato con il Presidente francese Macron, il Cancelliere tedesco Scholz, il Presidente del Consiglio Europeo Michel, la Presidente della Commissione Europea Von der Leyen. Con loro ho condiviso la ferma condanna di un attacco 'ingiustificato e non provocato' ai danni dell’Ucraina", ribadisce il presidente del Consiglio.
"Il Governo italiano ha sempre auspicato, insieme ai suoi partner internazionali, di risolvere la crisi in modo pacifico e attraverso la diplomazia. Qualsiasi dialogo, però, deve essere sincero e soprattutto utile. Le violenze di questa settimana da parte della Russia rendono un dialogo di questo tipo nei fatti impossibile. La nostra priorità oggi deve essere rafforzare la sicurezza del nostro continente e applicare la massima pressione sulla Russia perché ritiri le truppe e ritorni al tavolo dei negoziati" sottolinea il presidente del Consiglio.
"La crisi di portata storica che l’Italia e l’Europa hanno davanti potrebbe essere lunga e difficile da ricomporre, anche perché sta confermando l’esistenza di profonde divergenze sulla visione dell’ordine internazionale mondiale che non sarà facile superare".
MILITARI ITALIANI - "Le forze italiane che prevediamo essere impiegate dalla Nato sono costituite da unità già schierate in zona di operazioni – circa 240 uomini attualmente schierati in Lettonia, insieme a forze navali, e a velivoli in Romania, e da altre che saranno attivate su richiesta del Comando Alleato" dice Draghi.
"Per queste, siamo pronti a contribuire con circa 1.400 uomini e donne dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, e con ulteriori 2.000 militari disponibili. Le forze saranno impiegate nell’area di responsabilità della Nato e non c’è nessuna autorizzazione implicita dell’attraversamento dei confini".
"L’Italia e la Nato vogliono trasmettere un messaggio di unità e solidarietà alla causa ucraina e di difesa dell’architettura di sicurezza europea. Voglio ringraziare il ministro Guerini e le nostre forze armate per la loro prontezza e la loro preparazione".
AMBASCIATA ITALIANA - "L’Ambasciata italiana a Kiev è aperta, pienamente operativa, e mantiene i rapporti con le autorità ucraine, in coordinamento con le altre ambasciate, anche a tutela degli italiani residenti. L’Ambasciata resta in massima allerta ed è pronta a qualsiasi decisione. Abbiamo già provveduto a spostare il personale in un luogo più sicuro" dice il premier Draghi, in un passaggio della sua informativa urgente.
"Ai circa 2.000 connazionali presenti è stato raccomandato di seguire le indicazioni delle Autorità locali e di valutare con estrema cautela gli spostamenti via terra dentro e fuori il Paese. Alla luce della chiusura dello spazio aereo e della situazione critica sul terreno, stiamo pianificando in coordinamento con le principali ambasciate dell’Unione Europea un’evacuazione in condizioni di sicurezza. Voglio ringraziare l’Ambasciatore Pier Francesco Zazo e tutto il personale dell’Ambasciata per la professionalità, la dedizione, il coraggio che stanno dimostrando in queste ore. E voglio ringraziare il ministro Di Maio, i diplomatici e tutto lo staff della Farnesina, per il loro incessante impegno", le parole del presidente del Consiglio accompagnate da un lungo applauso dell'Aula.
SANZIONI - "In questi giorni, l’Unione Europea ha dato prova della sua determinazione e compattezza. Siamo pronti a misure ancora più dure se queste non dovessero dimostrarsi sufficienti" dice il premier.
"In seguito all’invasione russa degli scorsi giorni - spiega il presidente del Consiglio - nel Consiglio Europeo di ieri abbiamo approvato misure molto stringenti e incisive, che erano in preparazione da settimane. I relativi atti legislativi sono discussi in queste ore a Bruxelles, e per questo non posso renderne conto in modo esaustivo. Saranno finalizzati e adottati in tempi rapidissimi. Martedì ritornerò sul tema. Queste sanzioni includono misure finanziarie, come il divieto di rifinanziamento per banche e imprese pubbliche in Russia, e il blocco di nuovi depositi bancari dalla Russia verso istituti di credito dell’Unione Europea; misure sul settore dell’energia, mirate a impedire il trasferimento di tecnologie avanzate; misure sul settore dei trasporti, come il divieto di esportazione esteso a tutti i beni, le tecnologie, i servizi destinati al settore aereo; un blocco dei finanziamenti per nuovi investimenti in Russia e altre misure di controllo delle esportazioni; la sospensione degli accordi di facilitazione dei visti per passaporti diplomatici e di servizio russi. Prevediamo inoltre un secondo “pacchetto” che includa membri della Duma non ancora sanzionati".
ENERGIA - "Dobbiamo procedere spediti sul fronte della diversificazione, per superare quanto prima la nostra vulnerabilità e evitare il rischio di crisi future. Il Governo monitora in modo costante i flussi di gas, in stretto coordinamento con le istituzioni europee" afferma Draghi.
"Le sanzioni che abbiamo approvato, e quelle che potremmo approvare in futuro, ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia. La maggiore preoccupazione riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa. Le vicende di questi giorni dimostrano l’imprudenza di non aver diversificato maggiormente le nostre fonti di energia e i nostri fornitori negli ultimi decenni".
"In Italia, abbiamo ridotto la produzione di gas da 17 miliardi di metri cubi all’anno nel 2000 a circa 3 miliardi di metri cubi nel 2020 – a fronte di un consumo nazionale che è rimasto costante tra i 70 e i 90 miliardi circa di metri cubi".
"Il Governo è al lavoro per approntare tutte le misure necessarie per gestire al meglio una possibile crisi energetica. Ci auguriamo che questi piani non siano necessari, ma non possiamo farci trovare impreparati" afferma Draghi.
"Le misure di emergenza includono una maggiore flessibilità dei consumi di gas, sospensioni nel settore industriale, e regole sui consumi di gas nel settore termoelettrico, dove pure esistono misure di riduzione del carico. Il Governo è al lavoro inoltre per aumentare le forniture alternative. Intendiamo incrementare il gas naturale liquefatto importato da altre rotte, come gli Stati Uniti".
"Il Governo è pronto a intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell'energia, ove questo fosse necessario. E' necessario" sottolinea.
"Per il futuro, la crisi ci obbliga a prestare maggiore attenzione ai rischi geopolitici che pesano sulla nostra politica energetica, e a ridurre la vulnerabilità delle nostre forniture".
"Voglio ringraziare il Ministro Cingolani per il lavoro che svolge quotidianamente su questo tema così importante per il nostro futuro. Ho parlato del gas, ma la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili, anche e soprattutto con una maggiore semplificazione delle procedure per l’installazione degli impianti".
"Ma il gas resta essenziale come combustibile di transizione. Dobbiamo rafforzare il corridoio sud, migliorare la nostra capacità di rigassificazione e aumentare la produzione nazionale a scapito delle importazioni. Perché il gas prodotto nel proprio Paese è più gestibile e può essere meno caro".