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Trent'anni fa Francesco Cossiga veniva eletto ottavo Presidente della Repubblica

(foto Adnkronos)
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24 giugno 2015 | 12.42
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Trent'anni fa, il 24 giugno 1985, Francesco Cossiga veniva eletto ottavo presidente della Repubblica, succedendo a Sandro Pertini. L'elezione al Quirinale avvenne con una maggioranza record: 752 voti su 977 votanti. A 57 anni, Cossiga è stato il più giovane presidente della Repubblica italiana. Restò in carica fino al 1992.

Nato a Sassari il 26 luglio del 1928, un primo record Cossiga lo colleziona fin da giovanissimo, conseguendo la maturità a soli 16 anni. Quattro anni dopo arriva la laurea in giurisprudenza; a 17 è già iscritto alla Dc. A 28 è segretario provinciale e due anni dopo, nel 1958, entra per la prima volta a Montecitorio. Altri primati lo aspettano: è il più giovane sottosegretario alla Difesa nel terzo governo guidato da Aldo Moro; è il più giovane ministro dell'Interno (fino ad allora) nel 1976 a 48 anni; è il più giovane presidente del Consiglio (fino ad allora) nel 1979 a 51; il più giovane presidente del Senato nel 1983 a 51 anni e il più giovane presidente della Repubblica nel 1985 a 57 anni.

Il periodo più difficile nella lunga carriera politica di Cossiga coincide con gli anni di piombo (era ministro dell'Interno nei drammatici giorni del sequestro di Aldo Moro), ma sono momenti duri per tutto il Paese e per l'intera classe politica. Il futuro capo dello Stato passa indenne attraverso roventi polemiche e nel 1985 viene eletto al Quirinale con una maggioranza record: 752 voti su 977 votanti. Per lui Dc, Psi, Pci, Pri, Pli, Psdi e Sinistra indipendente. Per cinque anni ricopre il ruolo di 'presidente notaio', discreto e pignolo nell'attenersi alla Costituzione.

Nel 1990, però, cambia stile. Diventa il 'picconatore', per "togliersi qualche sassolino dalle scarpe", spiega. Quando, nel 1990, Andreotti rivela l'esistenza di 'Gladio', Cossiga risponde alle critiche e agli attacchi degli avversari politici ribadendo la legittimità della struttura, ma prende posizione anche nei confronti della Dc dalla quale si sente 'scaricato'. Il Pds avvia la procedura di impeachment. Cossiga attende le elezioni del 1992 e poi si dimette con un discorso televisivo di 45 minuti. Esce di scena volontariamente, ma tutto il sistema che da due anni è sotto i colpi delle sue 'picconate' crollerà pochi mesi dopo.

Sfaldatasi la Dc dopo il ciclone tangentopoli, Cossiga decide in un primo momento di ritirarsi dall'attività di partito e di svolgere soltanto l'attività di senatore a vita. Successivamente, nel febbraio del 1998, dà vita a una nuova formazione politica, l'Udr (Unione democratica per la Repubblica), con l'intenzione di costituire un'alternativa di centro e ricompattare le forze ex-democristiane. L'Udr raccoglie l'adesione dei Cristiani democratici uniti di Rocco Buttiglione e di Clemente Mastella, alla guida di un gruppo di scissionisti del Centro cristiano democratico. Quando Rifondazione comunista fa mancare il proprio appoggio al primo governo Prodi, che viene battuto alla Camera per un voto, Cossiga sostiene la formazione del primo governo D'Alema.

Dopo meno di un anno Cossiga lascia l'Udr e torna a fare il 'battitore libero' con l'Upr (Unione per la Repubblica). Alle elezioni politiche del 2001 dà l'appoggio a Silvio Berlusconi, ma in seguito, in Senato, non voterà la fiducia. Nel maggio 2006 vota la fiducia al governo Prodi; nel novembre dello stesso anno presenta le dimissioni da senatore a vita, che vengono respinte dall'assemblea di Palazzo Madama. Nel dicembre del 2007 vota la fiducia al governo Prodi sul decreto sicurezza. Nel maggio del 2008 vota la fiducia al quarto governo Berlusconi.

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