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Speranza: "Misure confermate fino al 13 aprile"

Il ministro della Salute: "Non commettere errori adesso, non è cessato allarme"

(Fotogramma)
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01 aprile 2020 | 10.14
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"E' dalle valutazioni figlie delle indicazioni del nostro Comitato tecnico scientifico che scaturisce la decisione del Governo di confermare fino al 13 aprile tutte le misure di limitazione delle attività economiche e sociali e degli spostamenti individuali precedentemente adottate" nel tentativo di frenare i contagi da coronavirus. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, in un'informativa al Senato sull'emergenza sanitaria in corso.

In questo momento, ha ammonito il titolare della Sanità italiana illustrando le ragioni che hanno portato a prorogare le restrizioni, "non solo non dobbiamo abbassare la guardia, ma tutti dobbiamo essere consapevoli che per un periodo non breve dovremo saper gestire una fase di transizione. Sarà indispensabile graduare la riduzione delle attuali limitazioni adottando graduate e proporzionali misure di prevenzione, per evitare che riesplodano nuovi gravi focolai di infezione. La fase di convivenza con il virus andrà gestita d'intesa con il Comitato tecnico scientifico con grande prudenza, continuando a monitorare molto seriamente il fenomeno e conservando tutte le buone pratiche individuali che abbiamo imparato a rispettare in queste settimane con i nostri comportamenti responsabili".

"Certo - ha riconosciuto Speranza - dobbiamo programmare il domani, lo stiamo già facendo, ma senza smettere di essere consapevoli di cosa sia questa fase e di dove siamo esattamente oggi. Sbagliare i tempi, o anticipare alcune mosse - ha ribadito il ministro - finirebbe per vanificare il lavoro fatto in queste difficilissime settimane. E' questa l'unica strada realistica e praticabile per riaccendere i motori della nostra economia, per recuperare pienamente la dimensione sociale e affettiva della nostra vita, per riconquistare le nostre irrinunciabili libertà".

NON E' CESSATO ALLARME- "Attenzione a non commettere errori adesso - ha avvertito - Attenzione ai facili ottimismi che possono vanificare gli sforzi e i grandi sacrifici che la stragrande maggioranza degli italiani sta compiendo". "Non dobbiamo confondere i primi segnali positivi che registriamo in queste ore - ha scandito - con un segnale di cessato allarme. Le proiezioni statistiche dei tecnici ci indicano che siamo sulla strada giusta e che le misure drastiche che abbiamo adottato iniziano a dare i primi risultati. La nostra cura, ormai adottata e seguita in tutto il mondo, sta rallentando la velocità della curva epidemica e l'estensione del contagio. Sarebbe però un errore imperdonabile scambiare questo importante primo risultato per una sconfitta definitiva del Covid-19. La battaglia è ancora molto lunga, non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia".

"Il nostro primo obiettivo - ha sottolineato - deve essere quello di riportare stabilmente e nettamente sotto il valore di 1 l'R0, ovvero l'indice di trasmissione del contagio" da coronavirus. "E' un obiettivo da conseguire per non moltiplicare ulteriormente il numero dei pazienti positivi, per diminuire il numero quotidiano dei decessi, per evitare che il nostro Servizio sanitario nazionale venga colpito da un ulteriore tsunami".

DATI TERAPIE INTENSIVE - Fornendo le cifre, il ministro della Salute ha poi spiegato che "i dati che testimoniano con maggiore chiarezza la capacità di reazione del nostro Ssn sono quelli che riguardano i posti letto necessari ad affrontare il Covid-19. Ad oggi i posti letto di interapia intensiva risultano 9.081, con un incremento del 75% in meno di un mese".

"Sono stati triplicati i posti letto necessari a gestire l'emergenza Covid - ha aggiunto - ad esempio i posti letto di malattie infettive e pneumologia erano 6.525 prima dell'emergenza, oggi sono 26.424, +405%". Riguardo al personale sanitario "ad oggi risultano già firmati 12mila nuovi contratti e numerose altre procedure sono in corso", ha riferito.

"NESSUNO SI SALVA DA SOLO" - "Nel Dopoguerra, mai come in queste ore, non è il momento delle divisioni. Come ha ricordato ancora una volta nei giorni scorsi il nostro presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, unità e coesione sociale sono indispensabili in queste condizioni", ha detto il ministro.

"Un clima politico positivo e unitario - ha affermato - è la precondizione essenziale per tenere unito il Paese in un passaggio difficilissimo della nostra storia nazionale. Tutti dobbiamo avvertire l'assillo della massima responsabilità per affrontare e superare le sfide che sono dinanzi noi". Per Speranza "il Parlamento è il luogo dove, in una limpida dialettica, dobbiamo trovare le ragioni di un'azione comune".

"In Europa e nel mondo è in corso una terribile tempesta. Il numero dei contagiati da questo virus corre velocemente verso il milione di casi. L'economia frena, mentre le nostre città sono quasi ferme. Sembrava impossibile, eppure in poche settimane sono radicalmente cambiate le nostre abitudini consolidati stili di vita. Credo che ciascuno di noi non dimenticherà mai queste giornate", ha affermato Speranza.

"Abbiamo bisogno che l'Europa cambi rapidamente le sue politiche datate e superate. E' adesso che l'Europa deve dimostrare di essere una reale opportunità, una grande forza che favorisce gli investimenti, il lavoro, la crescita economica, la mitigazione delle diseguaglianze sociali. Non possiamo consentire che a una grave crisi sanitaria si sommi un'insostenibile e devastante crisi sociale", ha aggiunto.

"Siamo in una crisi globale - ha evidenziato - che colpisce duramente non solo le nazioni più deboli, ma anche le superpotenze. Dopo la Cina, la grande America giorno dopo giorno è in difficoltà crescente. Nel Central Park di New York, un luogo simbolico, si sta allestendo un ospedale da campo, Mosca è in isolamento totale, tutta l'Europa è duramente colpita, la vicina Spagna nel giro di poche settimane ha superato il nostro numero di contagi in rapporto alla popolazione".

Ebbene, "di fronte a questa realtà - ha osservato Speranza - appaiono terribilmente datate vecchie dispute geopolitiche. E' l'ora della cooperazione internazionale, della solidarietà. Nessuno si salva da solo, perché viviamo in un mondo interdipendente e perché il virus non conosce confini. Come ha ricordato Papa Francesco, pregando da solo in una piazza San Pietro deserta, ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme".

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