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Sindaci ribelli, pugno duro di Salvini

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04 gennaio 2019 | 08.19
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Chi non rispetterà il decreto sicurezza dovrà dimettersi. Il ministro dell'Interno Matteo Salvini sceglie il pugno duro nei confronti dei 'sindaci ribelli' che nei giorni scorsi hanno espresso più di una perplessità sul provvedimento varato dal governo giallo-verde. A innescare la protesta collettiva era stata la decisione del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, di sospendere l'applicazione del decreto Sicurezza nella parte che riguarda i migranti. Una presa di posizione, condivisa poi da altri primi cittadini come il sindaco di Napoli Luigi de Magistris e il sindaco di Firenze Dario Nardella, che aveva scatenato subito la dura reazione del titolare del Viminale.

"I sindaci ne risponderanno personalmente, penalmente e civilmente, perché è una legge dello Stato che mette ordine e regole'', aveva tuonato Salvini, definendo "gravissimo" il comportamento assunto dai sindaci contrari al dl sicurezza. Ieri il vicepremier è tornato sulla questione rincarando la dose, non solo ribadendo che chi non rispetta il decreto "ne risponderà davanti alla legge e alla storia" ma chiedendo anche le dimissioni dei 'ribelli'. "Troppo facile applaudire Mattarella e due giorni dopo sbattersene. Se c'è legge approvata dal Parlamento e firmata dal presidente della Repubblica si rispetta", ha sottolineato il vicepremier, rivolgendosi a quanti promettono disobbedienza al decreto. E "se c'è qualche sindaco che non è d'accordo si dimetta - ha tuonato Salvini - Dimettiti Orlando, e anche tu de Magistris. Dimettetevi, siamo in democrazia e governano gli italiani, fatevene una ragione, non governano professoroni, giornalisti o cantanti".

Al momento però i 'sindaci ribelli' non sembrano voler retrocedere di un millimetro. Anzi, per il sindaco di Napoli de Magistris è Salvini che "si dovrebbe dimettere" mentre il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha annunciato di aver dato "incarico al capo ufficio legale del Comune di Palermo di adire davanti al giudice civile". Ad esprimere qualche dubbio sul dl sicurezza ieri è stato anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. "Il ministro Salvini ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va!", ha scritto Sala su Facebook, sostenendo che "occorre valutare l'impatto sociale ed economico del decreto per le nostre città".

Intanto la questione è finita sul tavolo del governo. Fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che "se l'Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge sull'immigrazione e sulla sicurezza, ben venga la richiesta di un incontro con il governo, al quale anche il presidente del Consiglio è disposto a partecipare insieme al ministro dell'Interno". "Siamo contenti che da Palazzo Chigi ci si pronunci a favore di questa soluzione", ha risposto a stretto giro il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, aggiungendo che il comitato direttivo dell'Associazione sarà convocato il 10 gennaio per discutere del decreto migranti e sicurezza dopo la richiesta avanzata da alcuni primi cittadini 'pro decreto', che chiedono un "confronto immediato". Sempre di ieri è infatti la levata di scudi di trenta sindaci che, al contrario dei 'ribelli', si sono schierati al fianco di Salvini. Il nodo del decreto sicurezza dunque resta ancora tutto da sciogliere.

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