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Referendum, Cappato: "Manipolata la realtà, o per errore o per malafede"

"Conferenza di Amato è stata politica, i giudizi minano la credibilità dei promotori"

(Fotogramma)
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17 febbraio 2022 | 13.27
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"Ascoltare la conferenza stampa del presidente Amato ci ha dato la certezza di elementi di valutazione politica, perché si è trattato di una conferenza stampa politica". Così Marco Cappato alla Conferenza stampa dei Comitati promotori dei referendum su eutanasia e cannabis.

"La conferenza di oggi si rende necessaria a seguito della conferenza stampa di Amato", presidente della Corte Costituzionale. "Noi non abbiamo ancora le motivazioni con le quali la Corte ha dichiarato inammissibili i due referendum. C'è solo un comunicato stampa relativo ad uno dei quesiti che evoca la tutela delle persone più deboli e fragili, unica cosa che sappiamo in termini di giudizio di ammissibilità - afferma - Ci eravamo permessi di fare valutazioni sul carattere politico del giudizio, come avevano scritto autorevoli costituzionalisti perché è cosa nota che Costituzione indica in modo tassativo le tre materie escluse dalla possibilità di referendum - rimarca - La Corte nei decenni ha poi aggiunto dei criteri, che sono esposti ad interpretazione quindi a valutazione, che diventa inevitabilmente anche politica".

"Ma se questa era la nostra valutazione a caldo quando abbiamo appreso della notizia della inammissibilità, ascoltare poi la conferenza stampa di Amato ci ha dato la certezza di elementi di valutazione politica perché si è trattato di una conferenza stampa politica".

"I giudizi" emersi durante la conferenza stampa di Amato "in particolare minano agli occhi dell'opinione pubblica la credibilità dei comitati promotori, a cui è stata attribuita l'incapacità tecnica di scrivere dei quesiti referendari ed anche l'accusa di avere preso in giro milioni di persone firmatarie ed elettori" dice Cappato.

Sorvolando su giuristi e costituzionalisti che si sono espressi favorevolmente sulla ammissibilità dei quesiti su cannabis ed eutanasia, "il giudizio nella Corte non è stato unanime, quindi possiamo dire che anche giudici costituzionali hanno ritenuto che questi referendum fossero ammissibili. Allora - sottolinea - trattare con tanto disprezzo i comitati promotori è un'accusa critica rivolta non a Marco Cappato ma ai giudici della Corte ed alcuni massimi costituzionalisti italiani".

"Non ho da dare una risposta personale ad Amato - prosegue Cappato - ma dire che nel quesito si parlava di eutanasia e non di omicidio del consenziente contiene una manipolazione della realtà. Il quesito è come stabilito dalla Corte di Cassazione sull'omicidio del consenziente". Poi aggiunge: "Se Amato non gradisce i termini della nostra propaganda politica non ha nulla a che vedere con l'ammissibilità, gli elettori non sono bambini e giudicano sulla base del contenuto del referendum". "O c'è un errore materiale nel giudizio dei due quesiti, o c'è un attacco in malafede al comitato promotore. Scelga il presidente della Corte quale delle due possibilità".

E "se i giudizi di inammissibilità sono stati dati sulla base di un errore materiale metteremo in discussione la validità di quel giudizio. Ma dovremo valutare i margini, forse strettissimi per una contestazione formale". Prosegue Cappato: "E' una violazione grave di diritti fondamentali del popolo italiano. Oggi sul fine vita inizia una discussione su un testo di legge base peggiorativo della situazione attuale, che restringerà le possibilità di accesso all'uso del suicidio".

E così come per il referendum sull'eutanasia, dove "Amato ha usato un esempio falso, che non corrisponde alla lettura ed interpretazione dei quesiti", "anche per il referendum in materia di cannabis", afferma ancora Cappato, "ha detto pubblicamente e formalmente che il referendum non interveniva sulla cannabis ma sulle altre droghe. E' falso". "Il titolo che correttamente della Corte di Cassazione sarebbe andato in votazione ai cittadini italiani contiene il termine 'sostanze'".

"E' un elemento falso perché non c'è nessuna legalizzazione della eroina o cocaina. Riguarda la coltivazione ma mantiene intatte al 100 per cento le punizioni di tutte le operazioni successive che fanno passare da una pianta ad una droga, tranne che per la cannabis che può avere questo tipo di consumo diretto. Io mi sono limitato a esprimere in termini non tecnici e non giuridici gli strafalcioni presentati come verità".

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