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Prodi: "A sinistra mancano idee e prospettive"

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23 gennaio 2019 | 16.45
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Il j'accuse è pesante. "In politica i cambiamenti avvengono spesso più velocemente di quanto non si creda" dice l'ex presidente del Consiglio e della Commissione europea Romano Prodi a margine di un incontro pubblico al Press Club di Bruxelles. "Non avevo mai pensato di vincere le elezioni, mentre in un anno abbiamo organizzato tutto ed è andata bene. Il problema è di avere un'idea e una prospettiva, che è quello che manca oggi". In Italia "chiaramente in questo momento abbiamo un'opposizione, ma nessuna alternativa. Perché un'alternativa vuol dire un numero che possa visibilmente sostituire nel breve termine" la maggioranza di governo. "A meno che non venga data forma ad un'alternativa di governo, sarà difficile avere un cambiamento".

ITALIA-FRANCIA - Gli esponenti del governo che hanno attaccato la Francia in questi giorni lo hanno fatto con "superficiale brutalità", inadatta alle questioni "complesse" e "raffinate" che sono sul tappeto. "Io quando vedo 'sta roba - commenta Prodi - non riesco neanche a capacitarmi. Anche se ci fossero dei problemi, il modo di affrontarli, con una superficiale brutalità, di fronte ai problemi che sono così complessi e raffinati...ma siamo in un'epoca in cui si pensa che si possa sempre agire con il sì o con il no, con i referendum. Appartiene, anche questo episodio, alla crisi della democrazia di oggi".

MIGRANTI - 'La soluzione ai flussi migratori nel Mediterraneo Centrale "passa dalla pace in Libia, che non può essere fatta fuori dalla Libia". "Su questo - dice Prodi - la soluzione è ovvia: se non ci si mette insieme, non c'è soluzione. Ma l'immigrazione era più forte qualche anno fa di oggi, anche prima della crisi. Il problema è nato con i due grandi conflitti, la Siria e la Libia. L'unico vero rimedio, stabile e definitivo, è la fine di questa sciagurata guerra di Libia. Noi non abbiamo lo Stato-cuscinetto Turchia". "Quante volte - continua Prodi - Muhammar Gheddafi ha minacciato di usare lo strumento delle migrazioni come strumento politico, ma non lo ha mai fatto perché c'era un rapporto di autorità con autorità, mentre oggi, finché la Libia resta un Paese totalmente anarchico, è impossibile avere una soluzione definitiva, perché ci sarà sempre qualche ramo interessato a esasperare il problema".

REDDITO CITTADINANZA- "Il bisogno di aiutare i più poveri esiste in ogni società democratica, quindi come faccio a dire che il reddito di cittadinanza...lo chiamavamo con un altro nome, ma è cominciato prima" dice Prodi a chi gli chiede se il reddito di cittadinanza risponda a una finalità di sinistra o meno. "Il problema è di vedere le modalità e gli strumenti e le priorità con cui viene adottato. E qui riserve ci sono".

L'EUROPA - L'Ue "soprattutto, ha perso potere. Nelle grandi tensioni commerciali del mondo, sentiamo che il gioco è tra Usa e Cina, ma il numero uno nel commercio è ancora l'Europa - aggiunge -. Questa frammentazione dell'Europa è il grande errore, essere un pane mezzo cotto e mezzo crudo". "Non è mangiando il pane crudo, ma cuocendolo, che si va avanti. E' un errore di questo periodo aver passato l'autorità al Consiglio, dove gli interessi sono gli interessi legittimi degli Stati, ma non la sintesi degli interessi europei", continua Prodi. Il politico emiliano ha comunque sottolineato che un cambiamento come quello che serve, cioè una maggiore unità dell'Europa, non si è mai realizzato nella storia senza "una guerra", per cui per realizzarlo pacificamente è inevitabile che occorra "tempo".  

Oggi "l'Europa è irreversibile. Anche chi vuole riportare maggiori poteri alle nazioni non dice, quasi nessuno lo dice, 'usciamo'" dall'Ue. "Il numero delle persone che pensano che un'Europa unita è indispensabile sta aumentando", sottolinea ancora l'ex presidente del Consiglio. "La situazione - continua - è come quella degli Stati italiani nel Rinascimento: erano gli Stati guida del mondo, nella finanza e nella tecnologia. Poi è arrivata la prima globalizzazione, con la scoperta dell'America; non sono stati in grado di unirsi e l'Italia è scomparsa dalla carta geografica del mondo per quattro secoli. E ora, nella seconda globalizzazione, le nuove caravelle" sono i colossi dell'hi-tech "americani e cinesi", come Google e Alibaba.

Nell'Ue oggi - spiega ancora prodi - non c'è un vero e proprio "motore francotedesco", ma due motori "con un pistone ciascuno", con la Francia che conduce in proprio la sua politica estera e la Germania che fa la sua politica economica. E in queste condizioni "l'automobile non va molto bene". "Senza il motore franco-tedesco non si va avanti - afferma Prodi - ma non è certo sufficiente, soprattutto dopo gli ultimi tempi, in cui c'è stata una politica un po' radicale. Ma quando è stato eletto Emmanuel Macron con l'inno europeo, io pensavo veramente all'inizio di una politica".

"Rimanendo la Francia, con la Brexit, l'ultimo Paese europeo con il diritto di veto" nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu "e l'arma nucleare, io pensavo immediatamente, non a che la Francia cedesse il suo diritto di veto, ma che lo mettesse a disposizione degli altri Paesi europei". "Per me - continua Prodi - era un fatto naturale: con delle regole, magari che l'ambasciatore all'Onu fosse sempre francese. Poi invece la Francia ha fatto una politica nazionale, in Siria e altrove, spesso anche in contrasto con la Germania, come in Siria, appunto". Insomma, prosegue il politico emiliano, mentre la Francia ha "la politica estera", la Germania ha "quella economica: invece di quello che ci vuole in Europa, un motore a due pistoni, abbiamo avuto due motori con un pistone ciascuno. E allora l'automobile non è che vada molto bene, in questa situazione".

Nell'incontro di Aquisgrana "vedo qualcosa di positivo, un inizio, ma guai se è un motore esclusivo, perché l'Europa è a 28". Ma l'Ue è stata molto lontana dai cittadini: "Per forza, quando il potere passa ai singoli Paesi, la mediazione europea e la vicinanza diventano difficili", conclude Prodi.

BREXIT - Sul destino dell'Ue, dice l'ex presidente del consiglio, "non sono pessimista in questo momento. Le difficoltà sono tante, ma il bisogno di Europa è ancora più forte. Ironicamente, il dramma della Brexit e i problemi che porta fanno capire quanto il legame europeo fosse forte e indispensabile, anche per un Paese come la Gran Bretagna". "Pensavo - continua - sarebbe stato un 'United Kingdom' di fronte ad una 'disunited Europe', ma abbiamo avuto un 'disunited Kingdom' di fronte ad una 'United Europe', ma proprio per il senso che l'Europa aveva costituito una realtà sua, dalla quale è difficile togliersi, perché quello è il nostro futuro". Certo, l'Ue ha fatto sbagli: "Per forza - dice Prodi - anche io devo farmi perdonare tanti errori, nella mia vita. Ma l'indispensabilità esiste ancora, anzi più che mai. Di fronte agli Usa e alla Cina, non c'è possibilità di operare con i Paesi divisi. Faccio sempre il paragone: l'Europa è sempre come sono stati gli Stati italiani nel Rinascimento. Con la prima globalizzazione, la scoperta dell'America, non ci siamo uniti e siamo scomparsi dalla carta geografica. Adesso c'è la seconda globalizzazione: neanche la grande Germania è in grado di affrontare il mondo da sola".

LA POLITICA - Come dice Arturo Parisi, conclude Prodi, la politica non si fa col 'che', ma col 'chi'. Discutevo" prima di "un dibattito, mi guarda e dice: 'Tu hai ragione Romano, ma la politica non si fa col che, si fa col 'chi'". I nostri "partiti sovranisti", aggiunge poi Prodi, sono "in teoria popolari, ma in realtà con un'autorità verticale fortissima". "Tutto il mondo è alla ricerca di autorità: pensate alle Filippine, alla Cina stessa che era già così concentrata, la Russia, la Turchia e il Pakistan... poi veniamo all'Ungheria, all'Italia, agli Usa, con l'elezione di Donald Trump, e finiamo con il Brasile - conclude -. Ma tutto in poco tempo: la paura e il disordine mondiale stanno provocando questa specie di grande desiderio".

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