Un passaggio veloce alla Camera, "giusto per una semplice 'bicchierata' con alcuni deputati di Sel che mi hanno invitato" e nessun rimpianto, "perché non è nel mio carattere". Ma soprattutto tanta disillusione per la politica italiana di oggi: "Più di Renzi, mi appassiona il progetto socialista di Bernie Sanders negli Usa". Achille Occhetto, l'ultimo segretario del Pci, festeggia il 3 marzo 80 anni.
Un compleanno che vede il traghettatore della 'Bolognina' critico innanzi tutto con Renzi e il suo partito della Nazione: "All'inizio - ricorda Occhetto all'AdnKronos - ero interessato agli elementi di novità e di movimento che introduceva, ma avevo già qualche dubbio sulla direzione che avrebbe scelto. Ora quei dubbi non li ho più, perché ha scelto una linea che ci porta su un terreno sociale ed economico non avanzato, che non rappresenta il rinnovamento".
Occhetto aggiunge: "Renzi è partito dicendo che non c'era più differenza tra destra e sinistra, ma che la partita era tra innovazione e conservazione, ma le innovazioni non sono tutte buone - sottolinea l'ex leader del Pci - anche il fascismo era una innovazione e anche la bomba all'idrogeno lo era. Al contrario la conservazione di certi valori, come quelli fondamentali della Costituzione è importante". "In queste prime affermazioni di Renzi c'era già l'idea del partito della Nazione, del partito-pigliatutto, che diventa una nuova forma di partito di centro, con un processo che chiaramente non condivido".
Occhetto entra nel merito delle riforme firmate dal premier. "Sul nuovo assetto istituzionale non sono d'accordo, sono contrario al Senato riformato da Renzi e alla legge elettorale. Io sono un sostenitore del rinnovamento, come ho dimostrato nelle campagne referendarie che ho sostenuto". "Però bisognava proseguire su una via più semplice - dice Occhetto - : doppio turno alla francese e Assemblea unica, come pensava anche Ingrao, oppure fare come in Germania, con un Senato delle regioni con membri eletti".
"Preferirei votare su proposte di questo tipo - dice pensando al Referendum previsto ad ottobre - più che su un via libera a una riforma come quella fatta. In ogni caso andrò a votare, ma qualunque sia l'esito del referendum non penserò di aver vinto".
In questi giorni in Parlamento le unioni civili. "Ritengo, con realismo, che si debba dire meglio di niente, ma sottolineo come non mi abbia convinto il metodo, che a ben vedere è esattamente l'opposto di quanto avvenuto con il divorzio '74: oggi hanno prevalso le logiche di schieramento, di maggioranza e minoranza, invece si doveva andare liberi in Parlamento. Nel '74 fu il Paese a scegliere", dice Occhetto sul percorso del ddl Cirinnà.
Per l'ultimo segretario del Pci il problema della politica italiana è che "oggi tutti vogliono solo vincere, al di là delle idealità e dei programmi". Per questo "sin dalle scuole elementari dovremmo insegnare ai ragazzi che è meglio perdere con le proprie idee che vincere con quelle degli altri", sottolinea Occhetto.
Anche a sinistra del Pd la situazione non piace al fondatore del Pds: "Le piccole formazioni di sinistra mettono insieme piccoli pezzi di apparati, la sinistra invece non può rinascere a tavolino, la sinistra rinasce a contatto con eventi che si sviluppano nella società. Il paese è ancora stordito, ci sono molti orfani che non si sentono rappresentati".
Un processo, quello di rinascita della sinistra con la 'S' maiuscola, che, per l'ottantenne Occhetto, non è possibile prevedere nei modi e nei tempi: "Gli eventi nascono anche per caso, nessuno prevedeva il '68 o altri fenomeni storico-politici".
"Nessuno prevedeva invece che dall'Europa la rinascita dell'idea di una sinistra di tipo socialista arrivasse dagli Stati Uniti d'America", dice poi, non nascondendo la speranza riposta nel candidato democratico alle primarie.
"Sono con lui perché vuole spostare a sinistra l'asse del partito democratico", dice dell'avversario newyiorkese della Clinton, che vuole combattere in America le disparità sociali crescenti e il potere dell’oligarchia finanziaria, definendosi un indipendente socialista.
"Sanders ha poche chanche? Io - spiega Occhetto - non condivido la cultura di fondo secondo cui uno deve votare per il favorito, per quello che si considera già il vincitore, perché in questo modo possiamo abolire le elezioni allora".
Sui giornali, in questi giorni, le intercettazioni Nsa contro l'Italia e Berlusconi-premier: "Una cosa grave, ma non mi colpisce: il Pci sin dal '45 era intercettato, in casa di Berlinguer c'erano le cimici. C'è un quadro di misteri, di eventi mai chiariti, per esempio nei rapporti tra Gladio, P2, Servizi e Cia, non si è detta la verità. Che hanno destabilizzato il paese, creando un effetto d'ordine anti-sinistra con la strategia della tensione", dice Occhetto.
"Anche la fine di Moro ha a che fare con questo quadro, c'erano forti infiltrazioni nelle Br di Cia e apparati dei servizi. I brigatisti sono stati oggetto di eterodirezione".
"In ogni caso quando Berlusconi fu costretto a dare le dimissioni in quel modo - ricorda - io dissi che non ero d'accordo con quelli che festeggiavano in piazza, perché capivo che si apriva una fase poco chiara della politica italiana, anche perché il Cavaliere avrebbe dovuto essere sconfitto con libere elezioni, con un voto che in quel momento avrebbe dato una sicura alternativa".
Occhetto si guarda indietro: "Sono dell'idea di Nietzsche, dell'idea del vivere senza rimpianti, non mi appartengono le recriminazioni, ma di sicuro qualcosa si poteva fare meglio".
"Dopo la Bolognina - dice - bisognava capire che mentre io premevo per un'uscita da sinistra dal comunismo, molti avevano colto quella come l'occasione per una scelta moderata. Era necessario combattere con forza quella prospettiva, me ne sono accorto troppo tardi e ho dato le dimissioni".
"Mio assillo politico, facendo un bilancio degli 80 anni, è che mi trovo ancora tra Scilla e Cariddi: da un lato il nuovismo senza principi, dall'altro il conservatorismo dogmatico di una vecchia sinistra, mentre in mezzo c'è la tempesta". "Una tempesta che ho dovuto affrontare e che vede ancora arrancare la politica italiana tra quelle onde e correnti", conclude il compagno Akel.