Riunione aggiornata a martedì mattina, di fatto è già decisa la chiusura in zona rossa
Ancora divisioni alla cabina di regia sulle misure anti Covid conclusasi da pochi minuti a Palazzo Chigi. In attesa del varo del nuovo Dpcm il nodo maggiore, ma non il solo, resta quello sulla scuola, mentre alcuni governatori, vedi Luca Zaia in Veneto, sostengono che chiudere solo gli istituti scolastici in zona rossa non è sufficiente per frenare la corsa del coronavirus spinto dalle nuove varianti. La chiusura delle scuole con il passaggio alla didattica a distanza nelle zone rosse del paese è di fatto già decisa. A confermarlo, lasciando la riunione, è il coordinatore del Cts Agostino Miozzo, che aggiunge che ci "saranno evoluzioni".
A quanto apprende l'Adnkronos, i ministri Roberto Speranza, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, nonché il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, sarebbero sulla stessa linea: che senso ha chiudere le scuole in area arancione quando si tengono aperti i centri commerciali, ad esempio? Prima di decidere strette in questa direzione, allora vanno chiusi altri possibili 'rubinetti' di contagio, il ragionamento che prende piede al tavolo con Draghi. La decisione per ora resta in stand by, domani la cabina di regia si aggiornerà a partire dalle 9.30. Ci sarà inoltre un nuovo passaggio con le Regioni prima della firma del Dpcm.
Le divisioni tra ministri al tavolo, sostanzialmente, hanno visto la forzista Maria Stella Gelmini e il leghista Giancarlo Giorgetti dalla stessa parte. Perché la renziana Elena Bonetti, raccontano, ha sposato la stessa linea di Bianchi, Speranza, Franceschini e Patuanelli. Giorgetti e Gelmini, invece, vorrebbero che eventuali misure restrittive fossero circoscritte al mondo della scuola, lasciando aperti gli esercizi e le attività commerciali e non apportando modifiche alla bozza di Dpcm sul tavolo.