Ecco l'integrale della memoria difensiva sul caso Gregoretti depositata da Matteo Salvini in Giunta per le autorizzazioni parlamentari di Palazzo Madama.
Illustri Colleghi, mi pregio di sottoporre alla Vostra valutazione la presente memoria, al fine di chiarire - nell’ambito di quelle che sono le attribuzioni di pertinenza degli Organismi Parlamentari chiamati ad esaminare la richiesta di autorizzazione a procedere - le circostanze che hanno contrassegnato l’intervento di competenza sulla questione della Nave “Gregoretti”, senza entrare nel merito di quello che è il substrato del reato contestato, partendo da una necessaria ricostruzione degli eventi.
Appare dalla disamina dei fatti come l’interesse pubblico coinvolto sia evidente sotto molteplici profili, che segnano inequivocabilmente la linea su cui si è articolata l’attività di tutta la compagine governativa nella gestione dell’evento, in modo del tutto sovrapponibile a quanto avvenuto con riguardo alla nave “U. Diciotti”, oggetto di richiesta di autorizzazione a procedere, negata dal Senato il 20 marzo 2019. Ritengo quindi che la memoria chiarisca come siano integrati nella vicenda entrambi i profili indicati nell’articolo 9 legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1, attuativa del principio dettato dall’articolo 96 della Costituzione.
Il 25 luglio 2019 il motopesca (M/P) “Accursio Giarratano” ha comunicato al Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo (“Italian Maritime Resene Coordination Centre Rome”, d’ora in avanti, anche “IMRCC”) di aver avvistato alle ore 03.40 in area di ricerca e soccorso («search and rescue», d’ora in avanti, anche “SAR”) maltese un gommone in navigazione con circa ottanta persone a bordo.
Alle ore 06.10 il M/P “Accursio Giarratano” ha dato notizia all’IMRCC che le persone a bordo del gommone avevano chiesto viveri e alcuni contenitori per poter togliere l’acqua che stavano imbarcando.
Alle ore 21.55, l’IMRCC ha informato i Ministeri e la altre Autorità competenti che la motovedetta della Guardia Costiera CP 319 era intervenuta a circa 48 miglia a sud-est di Lampedusa, soccorrendo cinquanta migranti a bordo del gommone precedentemente avvistato dal motopesca “Accursio Giarratano”, specificando che l’intervento della Capitaneria di Porto era avvenuto a seguito di richiesta di collaborazione da parte del Centro di coordinamento del soccorso maltese che stava coordinando le operazioni nella propria area SAR, in quanto gli assetti maltesi erano già impegnati in altro intervento. Nella medesima comunicazione, l’IMRCC ha informato che le persone sarebbero state trasbordate sulla nave della Guardia Costiera “Gregoretti”, che si stava dirigendo in zona, e che la stessa avrebbe richiesto l’assegnazione del Place of Safety (P.O.S.).
Il 26 luglio 2019, alle ore 01.49, l’IMRCC ha comunicato che il pattugliatore della Guardia di Finanza “Monte Sperone - POI” aveva tratto a bordo da un gommone, precedentemente avvistato da un M/P tunisino e da un aereo SAR maltese, novantuno persone (tra cui una donna incinta e due minori) a circa 39 miglia a sud di Lampedusa. Nella comunicazione si specificava che l’intervento del pattugliatore era avvenuto a seguito di richiesta di collaborazione da parte del Centro di coordinamento del soccorso maltese, che stava coordinando le operazioni nella propria area SAR, in quanto gli assetti maltesi erano già impegnati in altro intervento. L’IMRCC ha inoltre informato che i migranti recuperati sarebbero stati trasbordati sulla nave della Guardia Costiera “Gregoretti” e che la stessa avrebbe chiesto l’assegnazione del P.O.S.
Alle ore 09.35, l’IMRCC ha informato che nella serata precedente la motovedetta della Guardia Costiera CP 312 aveva effettuato un’evacuazione medica, prendendo a bordo sei persone (due donne in stato interessante con due accompagnatori, una persona ustionata e un’altra con blocco urinario) dalla M/V CP 319 e che le sei persone erano state sbarcate a Lampedusa.
Alle ore 10.50, l’IMRCC ha comunicato che alle ore 07.30 erano state trasbordate sulla nave “Gregoretti” sia le persone soccorse dalla M/V della Guardia Costiera CP 319, sia quelle tratte a bordo dal pattugliatore della Guardia di Finanza “Monte Sperone” - sotto il coordinamento dell’Autorità SAR maltese - e che la suddetta nave, con a bordo 135 persone (132 uomini, 1 donna e 2 bambini), si stava dirigendo verso la Sicilia orientale, ove si sarebbe ridossata al largo di Catania per fare rifornimento, anche in vista dell’imminente peggioramento delle condizioni meteo-marine, in attesa di assegnazione del place of safety.
Alle ore 13.05, l’IMRCC ha trasmesso la relazione di servizio pervenuta dall’ufficio Circondariale Marittimo di Lampedusa, relativa all’evento nel quale è stato coinvolto il M/P “Accursio Giarratano”, dalla quale emerge che i migranti soccorsi hanno riferito di essere partiti da “Humuz” (probabilmente “Homs”, a est di Garabulli, in Libia) nella notte tra sabato 20 e domenica 21 luglio.
Il 27 luglio 2019 alle ore 11.00, l’IMRCC ha comunicato che alle ore 00.35 la nave “Gregoretti” era giunta nella rada del porto di Catania e che nel corso della giornata sarebbe stata effettuata la fornitura, in concorso con la locale Prefettura, di viveri per l’equipaggio e le persone soccorse, nonché di materiale sanitario per poter prestare a favore di queste ultime la necessaria assistenza medica. Alle ore 19.20, l’IMRCC ha comunicato che alle ore 18.40 la nave “Gregoretti” aveva informato che il medico di bordo, sentito il Centro Internazionale Radio Medico (CIRM), aveva chiesto lo sbarco di una donna incinta affetta da dolori addominali e che era stato disposto l’impiego della M/V CP 888, che avrebbe sbarcato la donna unitamente al marito e a due figli minori. Sbarco effettivamente avvenuto alle ore 19.28.
Alle ore 23.05 l’IMRCC ha informato che la nave “Gregoretti” si sarebbe diretta verso il porto di Augusta in considerazione del progressivo peggioramento delle condizioni meteo-marine e della permanenza in mare delle 131 persone a bordo e che la nave stessa, per le caratteristiche tecnico-nautiche, non era in grado di fornire loro adeguata sistemazione logistica.
Il 29 luglio 2019 alle ore 14.24, l’IMRCC ha comunicato alla nave “Gregoretti” di provvedere allo sbarco dei sedici minori stranieri non accompagnati presenti a bordo, come disposto con nota della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Catania e come anche indicato per le vie brevi dal Gabinetto del Ministero dell’interno. Alle ore 19:30, quindici minori non accompagnati (non sedici, in quanto un migrante al momento dello sbarco dichiarava di essere maggiorenne) venivano sbarcati ad Augusta.
Il 31 luglio 2019 alle ore 10.34, l’IMRCC ha informato che era in corso un’evacuazione medica dalla nave “Gregoretti” per un migrante affetto da sospetta tubercolosi. Alle ore 12.29, l’IMRCC ha dato comunicazione della e- mail del Comandante della nave “Gregoretti” circa l’avvenuta evacuazione della persona affetta da sospetta tubercolosi.
Nella medesima giornata, è stato comunicato l’aggiornamento fornito dalla Rappresentanza Permanente dell’Italia presso l’Unione Europea in merito alla disponibilità di cinque Stati membri (Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda) ad accogliere parte dei migranti a bordo della nave “Gregoretti”, facendo seguito alla richiesta formale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. E stato, inoltre, definito un accordo tra il Ministero dell’interno e la Conferenza Episcopale Italiana per l’accoglienza dei migranti a bordo della nave. Alle ore 15.48, il National Coordination Centre (NCC) ha comunicato all’IMRCC l’autorizzazione allo sbarco. Alle ore 17.30 l’IMRCC ha informato che alle ore 16.53 era terminato lo sbarco delle 115 persone presenti a bordo della nave “Gregoretti” nel porto di Augusta.
Il 2 agosto 2019, a seguito di una riunione di coordinamento convocata dalla Commissione Europea, alcuni Stati membri hanno confermato la disponibilità alla redistribuzione delle persone sbarcate nella seguente misura: Francia - 30, Germania - 30, Portogallo — 10, Irlanda - 2, Lussemburgo - da 3 a 5.
OSSERVAZIONI
Dalla semplice rassegna cronologica risulta evidente che, secondo una prassi consolidata, della vicenda si è occupato il Governo in modo collegiale, al fine di investire gli Stati membri dell’UE della questione della distribuzione dei migranti salvati dalla nave Gregoretti. Proprio questo sforzo congiunto ha infine portato alla positiva risoluzione dell’evento dopo la riunione di coordinamento del 2 agosto 2019 convocata dalla Commissione Europea.
Giova a tal ultimo proposito rilevare che le menzionate comunicazioni del Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma risultano trasmesse agli Uffici di Gabinetto dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Difesa, dell’interno e degli Affari Esteri.
Inoltre, sin dalla tarda mattina del 26 luglio 2019 - il giorno precedente rispetto all’arrivo della nave “Gregoretti” nella rada del porto di Catania - la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha inoltrato formale richiesta di redistribuzione dei migranti salvati in mare dalla nave “Gregoretti” a numerosi Stati membri, informandoli, altresì, che del caso era stato previamente allertato il Direttorato Generale (D.G.) Home della Commissione UE (cfr. All. n. 1: e-mail del 26 luglio 2019, ore 13.36, inviata dall’indirizzo ***@governo.it a plurimi rappresentanti di alcuni Stati membri, nonché per conoscenza agli indirizzi ***@governo.it e ***@esteri.it).
L’intervento collegiale del Governo, finalizzato ad investire della questione gli altri Stati membri, risulta dalle interlocuzioni intervenute tra i diversi Ministeri competenti, con cui venivano forniti aggiornamenti circa la disponibilità degli Stati membri alla distribuzione dei migranti dal Governo italiano (cfr. All. n. 2).
Si confrontino, a tal riguardo, l’e-mail del 27 luglio 2019, ore 06.29, inviata dall'indirizzo mail (...)@esteri.it, e le precedenti comunicazioni con essa inoltrate, costituite in particolare da una e-mail del 26 luglio 2019, ore 20.28, dall’oggetto «Gregoretti», inviata dal recapito (...)i@esteri.it all’attenzione della Presidenza del Consiglio e del Ministero degli Affari Esteri, in cui il mittente riferisce di aver contattato, tramite rappresentanti delle Istituzioni europee, diversi Stati membri i quali, sino a quel momento, avevano manifestato «disponibilità generica a prendere i migranti» (cfr. All. n. 2-A).
Ed ancora, la gestione condivisa della vicenda relativa al recupero in mare dei migranti della nave “Gregoretti” risulta dalla comunicazione del 31 luglio 2019, ore 11.11, inviata dall’indirizzo (...)@esteri.it all’indirizzo (...)@esteri.it, con cui quest’ultimo ed alcuni componenti del Ministero dell’interno vengono aggiornati sulla «ricollocazione dei migranti a bordo la nave Gregoretti» (cfr. All. n. 2-B). E' dunque evidente come fosse il Governo, in modo collegiale, a gestire tale attività.
In conclusione, emerge ancora una volta che, in linea con la prassi consolidata, la gestione dei migranti non rappresentava l’espressione della volontà autonoma e solitaria del Ministero dell’interno, bensì una iniziativa del Governo italiano coerente con la politica relativa ai flussi migratori, definita anche nel Contratto di Governo, che non può essere svilita come mera posizione politica avulsa dalla complessiva strategia dell’Esecutivo.
Ed invero, il punto n. 13 del Contratto di Governo, intitolato «Immigrazione: rimpatri e stop al business», richiama espressamente «il superamento del Regolamento di Dublino»', «il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità [...] attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli Stati membri della UE [...]», anche perseguendo il «bilanciamento con gli interessi di sicurezza e ordine pubblico [al fine] imprescindibile [di] scardinare il business degli scafisti e smantellare le organizzazioni criminali internazionali per la tratta degli esseri umani [...]» (cfr. All. n. 3).
A tal proposito, come già ricordato in occasione della analoga (e, per gli aspetti che qui interessano, sovrapponibile) vicenda della nave “Diciotti”, il 14 luglio 2018 il Governo Italiano aveva indirizzato una missiva, a firma del Presidente del Consiglio dei Ministri, ai vertici dell’Unione Europea, richiamando gli esiti del Consiglio Europeo del 28 giugno 2018, circa la necessità di definire le modalità di redistribuzione dei migranti. In tale occasione era stata manifestata la volontà del Governo di richiedere l’adeguamento immediato del piano EUNAVFOR MED - SOPHIA, in relazione ai porti di sbarco, che non avrebbero dovuto essere solo italiani.
Assume un rilievo centrale nella vicenda anche la “nota verbale” della Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea del 19 agosto 2018, n. 6707: «[...] in precedenti occasioni è stato possibile realizzare una ripartizione tra Paesi dell’Unione Europea dell’accoglienza delle persone soccorse in mare. [...] l’Italia è convinta che l’attuale emergenza della nave “Diciotti” debba necessariamente essere affrontata con il medesimo approccio, in linea con i principi di solidarietà e di condivisione tra i Paesi dell’Unione Europea concordati all’ultimo Consiglio Europeo in materia di gestione dei flussi migratori. Al fine di dare concreta attuazione a tale approccio e alle conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo il Governo italiano ritiene indispensabile che la Commissione Europea assuma l’iniziativa per individuare un gruppo di partner europei disponibili ad accogliere le persone salvate dalla nave della Guardia Costiera italiana. Soltanto un ’azione decisa da parte delle istituzioni europee, che l’Italia è naturalmente pronta a sostenere, potrà consentire di superare le attuali difficoltà che impediscono l’individuazione di un porto di sbarco delle persone soccorse dalla nave “Diciotti”».
Aderendo alla richiesta contenuta nella “nota verbale” del 19 agosto, il successivo 21 agosto il Direttore Generale Affari Interni della Commissione Europea ha convocato una riunione tenutasi, dopo tre giorni, il 24 agosto 2018. E chiaro quale fosse lo scopo della richiesta italiana: risolvere in ambito europeo le problematiche dei flussi incontrollati di migranti, fino ad allora rimessi alla sola responsabilità dello Stato italiano.
È perciò palese che anche la vicenda della nave “Gregoretti” si inserisce nel perimetro di un preciso indirizzo dell’Esecutivo allora in carica.
Sul punto si rivelano eloquenti le dichiarazioni pubbliche di esponenti del precedente Governo, tuttora in pectore. A titolo esemplificativo, è utile ricordare le parole proferite il 30 luglio 2019 dal Ministro della Giustizia, On. Avv. Alfonso Bonafede, nel corso della trasmissione “In Onda” e rilanciate in una agenzia stampa dal titolo «Migranti, Bonafede: Gregoretti? Europa deve farsi carico [del] problema» (All. n. 4).
Nello stesso solco la notizia del 31 luglio 2019, ove veniva ripreso il pensiero sulla vicenda dell’allora Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dello Sviluppo Economico, On. Luigi Di Maio, secondo cui «l’Italia non può sopportare nuovi arrivi di migranti, quei migranti devono andare in Europa [...]» (All. n. 5).
Ed infine, non potrà sfuggire che la gestione, il monitoraggio e il controllo dei flussi migratori appaiono strettamente connessi all’interesse nazionale, sussistendo anche chiari profili attinenti all’ordine ed alla sicurezza pubblica, nonché alla sicurezza della Repubblica, come del resto sottolineato dal Direttore Generale del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza che, nell’ambito della riunione del Comitato Nazionale dell’Ordine e della Sicurezza Pubblica del 13 giugno 2018, ha evidenziato «la centralità assoluta della minaccia jihadista nell’agenda di sicurezza di tutto il mondo [aggiungendo che] in questo contesto [...] non deve neppure essere sottovalutata la possibilità che i flussi migratori possano rappresentare il veicolo per l’arrivo di soggetti infiltrati allo scopo di compiere azioni violente [...]».
La conferma che la questione dei flussi migratori - in particolar modo quelli provenienti dalla Libia, che come noto giungono nel nostro Paese prevalentemente a seguito di eventi SAR - rivesta evidente attinenza con la sicurezza, l’ordine pubblico e la sicurezza della Repubblica, si rinviene nella circostanza che la questione ha costituito oggetto specifico della mia Audizione del 21 novembre 2018 avanti al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, nel corso della quale sono state illustrate le attività finalizzate a porre in essere misure di contrasto e prevenzione dei fenomeni di terrorismo proprio attraverso il controllo dei flussi di migranti. Controllo che, evidentemente, non può essere attivato solo in presenza di mirate segnalazioni ma, coerentemente con le modalità di prevenzione poste in essere dalla Polizia delle Frontiere, si sviluppa in un’ottica proattiva volta a intercettare ogni criticità potenziale.
A tal riguardo, debbo conclusivamente rilevare che l’azione attuativa dell’indirizzo governativo in materia di immigrazione è stata rimarcata anche dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Avv. Giuseppe Conte, nella sua informativa all’Assemblea del Senato del 12 settembre 2018 sull’analogo caso della nave “Diciotti”, nella parte in cui ha rilevato la sussistenza di un preminente interesse pubblico, rappresentato dalla salvaguardia dell’ordine e della sicurezza, che sarebbero messi a repentaglio da un incontrollato accesso di migranti nel territorio dello Stato.
Si delega al deposito l’Avv. Alessandro Mura, del Foro di Roma.
Roma, 28 dicembre 2019