Uno dei nodi, forse il più difficile da sbrogliare, è quello del simbolo. Quel contrassegno con le 5 Stelle e la dicitura 'blogdellestelle.it' che alle scorse politiche ha raccolto oltre 10 milioni e mezzo di voti. Dietro quel marchio -portato da Beppe Grillo in persona al Viminale, quando il M5S sognava di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno- si intreccia e stratifica la storia del Movimento, compresa la nascita delle 3 associazioni che si sono succedute negli anni, complici le cause intentate dagli espulsi che hanno portato Grillo in Tribunale.
Nei corridoi di Camera e Senato, ma anche negli incontri tra i big del Movimento, a quanto apprende l'Adnkronos si fa spazio l'idea di un nuovo brand, ovvero di un 'contenitore' e di un simbolo nuovi di zecca, che traghettino il Movimento in una nuova era. Anche per liberarsi di un rapporto che appare ormai 'sfibrato': quello con Davide Casaleggio e l'associazione Rousseau, visti col fumo negli occhi anche per via dell''obolo' dei 300 euro mensili dovuto da parlamentari e consiglieri regionali, pena la gogna delle sanzioni dei probiviri.
Lo scontro, ormai, ha superato il livello di guardia. E l'idea di trasformare Casaleggio in un fornitore esterno di servizi -un divorzio graduale ma non per questo meno doloroso- sembra a tratti impraticabile, per una serie di cavilli pratici e formali, ma anche per la proposta messa nero su bianco dal presidente dell'associazione Rousseau, considerata sostanzialmente irricevibile.
C'è poi un altro elemento che porterebbe i grillini della 'vecchia guardia' a pensare a un Movimento nuovo: la regola aurea del limite dei due mandati, per Casaleggio intoccabile. Ma che finirebbe per mandare in pensione il gruppo dirigente del Movimento. L'idea del contenitore dove traghettare il futuro si fa pian piano spazio tra parlamentari e governisti. Per ora è solo l'embrione di un progetto, ma c'è anche chi si è già portato avanti. Un drappello di deputati lo avrebbero proposto nei mesi scorsi ad Alessandro Di Battista, che tuttavia non sembrerebbe interessato. Mentre i cosiddetti 'dimaiani' vedono in Luigi Di Maio l'unico in grado di raccogliere il guanto di sfida.
D'altronde dietro il simbolo del Movimento ci sono intrecci e grovigli che hanno animato anche le Aule dei tribunali. Attualmente pende davanti alla Corte d'appello di Genova un contenzioso tra l'associazione M5S del 2009, l'associazione del 2012 e l'associazione del 2017, prodotti di un gioco di 'scatole cinesi' legate a doppio filo alle cause intentate dagli espulsi. L'associazione del 2009 ritiene di essere la titolare esclusiva del nome e del simbolo, in quanto -in estrema sintesi- al nome e al simbolo non si applicano le norme in materia di marchi.
Queste le questioni sul tavolo: lo statuto dell'associazione del 2009 prevedeva che il simbolo fosse di proprietà di Beppe Grillo che lo aveva registrato con la dicitura, sotto le 5 stelle gialle, di 'beppegrillo.it'. Poi nel 2015 il simbolo viene modificato adottando la dicitura 'movimento5stelle.it, ma senza procedere a vere e proprie modifiche statutarie, bensì con una semplice operazione di editing sul sito dove viene scritto che il simbolo è di titolarità dell'omonima associazione, quindi quella del 2012, titolari Grillo, il nipote e il commercialista del fondatore del Movimento.
A dicembre del 2017 viene fondata la nuova associazione da Di Maio e Casaleggio junior, che prevede l'uso, come proprio simbolo, del contrassegno con la scritta 'movimento5stelle', che più avanti cambia ancora, adottando la dicitura 'blogdellestelle.it', complice forse anche la causa intentata a Genova dai primi attivisti, quelli che chiedono che l'associazione del 2009 si riprenda tutto, nome e simbolo.
Nel contenzioso di Genova, la posizione della 'difesa' è che il proprietario del simbolo è Grillo, che lo ha poi ceduto all'associazione del 2012 che lo avrebbe poi dato in comodato all'associazione del 2017. A complicare ulteriormente il quadro, è la normativa elettorale italiana, che riconosce una sorta di primazia nell'uso del simbolo da parte del gruppo parlamentare che lo ha depositato e ne diventa effettivo titolare, perché non esiste allo stato attuale una norma che consenta di coniugare la disciplina civilistica con quella elettorale.
Tra l'associazione del 2012 e l'associazione del 2017, lo statuto del 2017 riconosce la proprietà del simbolo alla prima, dunque quella di Grillo, nipote e commercialista. Che, volendo, potrebbero revocare il diritto di utilizzo. Ma resta l'incognita non da poco del gruppo parlamentare: in materia elettorale, prevarrebbe il diritto di deputati e senatori che hanno adottato quel contrassegno.(di Ileana Sciarra)