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Letta: "Storia di Mario ci dice quanto siamo in ritardo, avanti con i diritti"

Il segretario del Pd: "Qui sta tutta la differenza tra destra e sinistra"

(Fotogramma)
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16 giugno 2022 | 20.10
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La storia di Mario "è una storia forte che ci interroga tutti, che ci dice come la politica, il Parlamento e le leggi siano in ritardo. A tutti quelli che dicono che non bisogna occuparsi di diritti ma di altro, questa storia dice che non è vero e che ci si deve occupare di diritti mentre ci si occupa anche di altro". Così il segretario del Pd Enrico Letta sul caso di Federico Carboni, 44enne di Senigallia, fino a ora conosciuto come 'Mario', primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito in Italia.

"La Consulta ha fatto bene il suo lavoro, non altrettanto il Parlamento che continua a latitare. Ma un passo avanti è stato fatto alla Camera, ora la norma è al Senato. L'impegno a far sì che la norma approvata da un ramo del Parlamento diventi legge è pieno e totale. Mi vergognerei da legislatore - scandisce il segretario del Pd - se questa legislatura si concludesse senza una norma sul suicidio assistito che la Corte costituzionale ha richiesto".

Sui diritti, ha scandito Letta, "non ho mai vissuto scarto così netto tra la percezione dei giovani e quella che abbiamo noi. Se voi prendete il ddl Zan e prendete i sondaggi trovate che quel tema è largamente maggioritario tra 18 e i 25 anni".

"Dobbiamo andare verso il futuro e norme che siano moderne - sollecita il leader dem - . Qui sta tutta la differenza tra chi vuole restare indietro e chi guarda al futuro, la differenza tra destra e sinistra".

Guardare al futuro, afferma Letta, vuol dire anche pensare all'ambiente. Il Fit for 55 "va approvato, anche se è complicato, purché si tengano a mente due cose: il prezzo del futuro non è uguale per tutti, non è possibile chiedere alle stesse persone di pagare lo stesso prezzo del futuro. Chi ha di più paghi di più, è scritto nella Costituzione. Quando una persona non riesce ad arrivare alla fine del mese, quando un'azienda sta per chiudere e quando i salari non consentono di sopportare l'aumento del costo della benzina non si può chiedere una sovrattassa a chi fatica a quel modo e di pagare la stessa cifra di chi ne può sopportare mille volte tanto".

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