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Guerra Russia e gas, Draghi: "Italia non può dipendere da un solo paese"

Il premier: "In caso di stop forniture da Mosca, non ci saranno problemi immediati"

Guerra Russia e gas, Draghi:
01 marzo 2022 | 11.01
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"Nel breve termine, anche una completa interruzione completa dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi" ma "non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo paese, ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità". E' un passaggio dell'intervento del presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Senato sulla guerra Ucraina-Russia. Il premier si sofferma tra l'altro sulle conseguenze relative alla fornitura di gas proveniente dalla Russia.

"Il governo è al lavoro per mitigare l’impatto di eventuali problemi sulle forniture energetiche: al momento non ci sono segnali di un’interruzione delle forniture di gas, tuttavia è importante valutare ogni evenienza visto il rischio di ritorsioni e di un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni. L’Italia importa circa il 95% del gas che consuma, oltre il 40% proviene dalla Russia. Nel breve termine, anche una completa interruzione completa dei flussi di gas dalla Russia a partire dalla prossima settimana non dovrebbe di per sé comportare seri problemi. L’Italia ha ancora 2,5 miliardi di metri cubi di gas negli stoccaggi, l’arrivo di temperature più miti dovrebbe comportare una significativa riduzione dei consumi da parte delle famiglie", dice il premier.

"La nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altre capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, nel futuro immediato e nei prossimi inverni rischia di essere più complicata. Il governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia", afferma.

"Le opzioni al vaglio perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici riguardano prima di tutto le importazioni di gas da altri fornitori come Algeria o Azerbaigian, il maggiore utilizzo di terminali di gas naturale liquido a disposizione, eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio che non prevederebbero comunque l’apertura di nuovi impianti. Se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas in particolare nel settore industriale e termoelettrico", spiega Draghi.

"La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico è un obiettivo da perseguire indipendentemente da quello che accadrà alle forniture di gas russo nell’immediato: non possiamo essere così dipendenti dalle decisioni di un solo paese, ne va anche della nostra libertà, non solo della nostra prosperità. Dobbiamo puntare prima di tutto su un aumento deciso di produzione di energie rinnovabili, dobbiamo continuare a semplificare le procedure, dobbiamo investire sullo sviluppo del biometano. Il gas rimane un utile mezzo per affrontare la transizione. Dobbiamo ragionare sull’aumento della capacità di rigassificazione e su un possibile raddoppio della capacità del gasdotto Tap", dice ancora.

Il tema non è solo italiano, è necessario un approccio europeo. "In caso di interruzioni di forniture di gas dalla Russia, l'Italia avrebbe più da perdere rispetto ad altri paesi europei che fanno affidamento su fonti diverse Questo non diminuisce la nostra determinazione a sostenere sanzioni che riteniamo giustificate e necessarie -osserva Draghi-. E' però importante muoverci nella direzione di un approccio comune per lo stoccaggio e l'approvvigionamento di gas, farlo permetterebbe di ottenere prezzi ben più bassi dai paesi produttori e assicurarci vicendevolmente in caso di shock isolati. La guerra avrà conseguenze sul prezzo dell'energia che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie: è importante che l'Ue le agevoli per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa".

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