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Giustizia, D'Amato (Csm): "Su riforma troppa fretta, non raggiunge obiettivi prefissati"

"Non sia punitiva ma utile a migliorare il sistema"

(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA
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06 agosto 2020 | 12.49
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Nonostante "lo sforzo compiuto apprezzabile, mi aspetto e sono fiducioso che il testo venga migliorato dal dibattito parlamentare". Lo afferma all'Adnkronos il consigliere togato del Csm, Antonio D'Amato, di Magistratura Indipendente, in vista della riforma della giustizia aggiungendo: "C'era proprio tutta questa fretta di fare un ddl di iniziativa governativa che, così come congegnato, non raggiunge gli obiettivi prefissati? Si sarebbe potuto dare luogo a una riforma più ampia: non vorrei che dietro a questa fretta ci sia solo un'esigenza punitiva senza guardare al complessivo miglioramento del sistema giudiziario".

Nella bozza allo studio del governo, secondo il consigliere togato, ci sono luci e ombre. Tra le "novità più importanti e interessanti, che i magistrati aspettavano da tempo - osserva D'Amato - c'è l'accesso diretto dei laureati al concorso" che segna il ritorno al sistema antecedente alla riforma del 2005/2006. In tal modo, sottolinea D'Amato, da un lato si accorciano i tempi per l'accesso alla professione e dall'altro si evita che i giovani laureati gravino economicamente a lungo sulle famiglie aprendo il più possibile la professione a tutti i ceti sociali.

"E' inoltre apprezzabile - continua D'Amato - che possa essere la Scuola superiore della magistratura ad organizzare, anche in sede decentrata, i corsi di preparazione al concorso, con costi auspicabilmente più contenuti per i partecipanti". Anche se andrà verificata la capienza del numero di ammessi, secondo D'Amato si tratta di una innovazione importante perché "oggi la preparazione al concorso della magistratura è monopolio di scuole private". Una battaglia di Mi contenuta nel testo è poi "l'introduzione della riabilitazione. La riabilitazione incentiva l'incolpato a non incorrere più nell'illecito e quindi a comportamenti che, da sbagliati, possono diventare virtuosi".

Giusto quindi, secondo D'Amato, "introdurre nel sistema un meccanismo che consenta, a certe condizioni, di cancellare le conseguenze, sin qui di fatto perpetue, di un errore commesso, laddove esso rimanga un fatto isolato, in una carriera che non abbia subito altri incidenti". Tuttavia, spiega, "stona che fatti già accertati in sede di giudizio disciplinare siano poi nuovamente oggetto di valutazione ai fini del conseguimento della successiva valutazione quadriennale di professionalità".

Altro tema di indubbia valenza è “'l’avanzamento' del ruolo degli avvocati: le modifiche sono solo parzialmente innovative, in quanto - di fatto – alcune sono già previste nei regolamenti dei consigli giudiziari, come l’invio preventivo degli elenchi dei magistrati in valutazione al Consiglio dell’ordine o lo stesso diritto di tribuna".

"Quest’ultimo è un tema però da sempre divisivo nella magistratura - continua D'Amato - Fermi il confronto e il dialogo, doverosi sui temi dell’organizzazione giudiziaria, vi è stata in prevalenza sempre una netta contrarietà a questa proposta di riforma che non chiarisce fino in fondo le finalità perseguite. Non è comprensibile attraverso quale percorso il governo reputi che il 'passivo' diritto di tribuna consentito ai membri laici possa correggere alcune criticità, posto che le condotte dei magistrati sono già passibili di segnalazioni da parte dei consigli dell’ordine degli avvocati".

Non mancano altri rilievi. Riguardo al Csm, "l'iniziativa legislativa del governo risente dell'esigenza di allontanare il Csm dall'influenza dei gruppi correntizi", osserva D'Amato secondo il quale però "l'iniziativa del governo sembra dettata da un'esigenza di carattere punitivo". A non convincere D'Amato è il sistema elettorale scelto per il Csm: "Se l'obiettivo principale era affrancare il Csm dalle influenze dei gruppi associativi sarebbe stato preferibile prevedere un sistema elettorale diverso da quello del doppio turno".

Il sorteggio, in base all'ipotesi allo studio, è previsto se non si raggiunge il numero di candidature previste in ciascun collegio e se non sono garantite le 'quote rosa': "Non sarebbe allora stato preferibile scegliere tutti i candidati con il sistema del sorteggio?", si chiede D'Amato ricordando che il problema dei rapporti tra politica e magistratura non possono ridursi esclusivamente alla questione del Consiglio superiore: "C'è anche il tema dei rapporti tra politica, incarichi di governo e magistrati che vanno a ricoprire ruoli apicali ministeriali e inoltre quello delle elezioni dei consigli giudiziari che non vengono toccati dalla riforma benché siano il frutto di un sistema elettorale che vede contrapposte per liste le varie correnti".

D'Amato è critico anche sull'articolo che introduce modifiche in tema di aspettativa per infermità ma "nulla, nessuna apertura, in tema di vigente riduzione del trattamento retributivo in caso di malattia: restiamo l’unica categoria nel pubblico impiego a subire decurtazioni stipendiali importanti nel caso anche in cui si è colpiti da gravi patologie come il cancro".

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