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Flores d'Arcais: "Solidarietà alla resistenza ucraina anche con armi non solo a parole"

Il filosofo, direttore di 'MicroMega': "L'Europa e anche il Governo italiano non stanno facendo abbastanza"

Paolo Flores d'Arcais, filosofo, direttore di 'MicroMega' - (foto AdnKronos)
Paolo Flores d'Arcais, filosofo, direttore di 'MicroMega' - (foto AdnKronos)
15 aprile 2022 | 14.44
LETTURA: 3 minuti

"Parlare di 'guerra' è fuorviante: in Ucraina assistiamo a una aggressione imperialistica mostruosa (e lo dico usando l'espressione di un pacifista assoluto come Tomaso Montanari, nel recente dialogo online con me e con Luciana Castellina sul tema). I cittadini ucraini dovevano forse porgere l'altra guancia? E lasciare che l'indipendenza del loro Paese fosse cancellata e l'Ucraina annessa, direttamente o indirettamente cambia ben poco, alla Federazione Russa?". E' quanto sottolinea Paolo Flores d'Arcais, filosofo, direttore di 'MicroMega', intervistato dall'AdnKronos.

"Gli ucraini hanno deciso di resistere e chi non vuole mandare armi alla resistenza ucraina dovrebbe avere il coraggio di dire apertamente che i cittadini ucraini hanno fatto male a resistere e dovevano arrendersi immediatamente, perché questo era l'unico modo per salvare vite umane - afferma Flores d'Arcais - Quel che non mi torna in questi ragionamenti è che si dica che dobbiamo essere solidali con l'Ucraiana ma questa solidarietà dovrebbe poi limitarsi a esprimersi a parole... Ma lì c'è una invasione armata che oltretutto si sta macchiando di incredibili crimini di guerra".

Osserva Flores d'Arcais: "Le forze militari sul campo sono cinque o sei volte a favore dell'esercito di Putin: l'unico modo perché la solidarietà all'Ucraina non resti 'flatus vocis' è ridurre questa gigantesca asimmetria. Se, per omissione, non lo si fa mandando le armi che l'Ucraina chiede, si sta aiutando il più forte, cioè l'aggressore, cioè Putin: non vedo come si possa sfuggire a questa evidenza. Da piccolo, quando andavo al catechismo, ho imparato che si può peccare per opere o per omissioni e che il peccato per omissioni non è meno grave del peccato per opere...".

Inoltre, "Putin ha dichiarato apertamente nel suo discorso del 24 febbraio scorso che la volontà della sua Russia è la risposta all'aggressione occidentale che gli ha impedito finora di realizzare quello che ritiene un suo diritto assoluto, ovvero che si riconosca che ovunque si parla russo lì è Russia e lì deve essere posto il suo dominio. Qui non si tratta di ipotizzare nuove invasioni di altri Paesi limitrofi, non è un 'potrebbe'... si tratta di prendere sul serio quello che Putin non solo ha dichiarato ma che sta mettendo in atto".

Ma il Governo italiano, sta facendo abbastanza? "Niente affatto - risponde Flores d'Arcais - L'Italia, come del resto anche la Germania, sta traccheggiando. Il presidente ucraino Zelensky, la vicepresidente, il ministro degli Esteri, anche i rappresentanti dei partiti di sinistra, chiedono armi capaci di fronteggiare le forze armate russe, che si stanno preparando a una massiccia offensiva sul Donbass, che non è ancora iniziata solo perché le strade sono ancora fangose, ma quando il fango si sarà seccato i carri armati di Putin avranno via libera".

Quindi, conclude Paolo Flores d'Arcais, "si tratta di dare armi efficaci non domani, dopodomani, alle calende greche, ma subito, oggi, anzi ieri... E il Governo italiano non lo sta facendo e l'Europa, pur riconoscendo che la resistenza ucraina sta difendendo anche l'Europa, non sta facendo la sua parte".

(di Enzo Bonaiuto)

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