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E' morto Filippo Penati

L'ex presidente della Provincia di Milano era malato da tempo. Una vita spesa per la politica, "Soffro e combatto il cancro", l'ultima intervista all'Adnkronos

(Fotogramma)
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09 ottobre 2019 | 10.49
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E' morto Filippo Penati, dirigente del Pd e presidente della Provincia di Milano dal 2004 al 2009. Era malato da tempo, colpito dalla malattia, raccontano fonti a lui vicine, durante gli anni delle inchieste che lo avevano visto coinvolto. Lascia due figli, Simone e Ilaria.

"Sono convinto che le cure, che mi danno tanta sofferenza, avranno ragione delle lungaggini della giustizia e mi consentiranno di vedere riconosciuta la mia piena innocenza anche sul piano contabile, perché ricordo che la giustizia penale mi ha già riconosciuto innocente", sono state le ultime parole di Filippo Penati rilasciate in una lunga intervista tra pubblico e privato all'Adnkronos che suonano beffarde. Il tempo non è sempre galantuomo e il cancro contro cui combatteva da un anno non gli ha lasciato scampo. 

Insegnante e assicuratore prima di dedicarsi alla politica a tempo pieno, Penati è stato sindaco del Comune di Sesto San Giovanni per otto anni a partire dal 1994, presidente della Provincia di Milano dal 2004 al 2009 e successivamente vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia. Ex braccio destro di Pierluigi Bersani, il curriculum di Penati segue le trasformazioni della sinistra: Pci, l'Ulivo, poi Ds di cui era stato segretario milanese, infine Pd il partito che lo aveva scaricato quando era scoppiata l'inchiesta sul cosiddetto Sistema Sesto. 

"Sulla base di un semplice avviso di garanzia, senza sentire il dovere di ascoltarmi, in violazioni dello statuto e delle più elementari norme costituzionali sulla presunzione di innocenza, sono stato espulso da un giorno all'altro dal partito a cui avevo dedicato tanta parte della mia vita, accrescendo così la gogna mediatica verso di me", le parole amare nell'ultima intervista.

Nato a Monza il 30 dicembre 1952, sposato con Rita, padre di Simone e Ilaria, appassionato di basket, Penati lascia la politica nel 2012 quando i magistrati chiedono il rinvio a giudizio per il 'Sistema Sesto' - un intreccio tra politica e imprenditoria con al centro la riqualificazione delle ex aree industriali Falck e Marelli tra Sesto e Milano -  in cui deve rispondere di corruzione e finanziamento illecito. Due le assoluzioni al tribunale di Monza, poi anche quella della corte di Appello a Milano. Di recente sulla vicenda Milano-Serravalle la Corte dei Conti lo condanna a risarcire 19,8 milioni di euro, sentenza contro la quale era pronto a ricorrere per avere giustizia, giustizia in cui ancora credeva. "Oggi faccio fatica a riconoscermi nella politica attuale, che trovo debole quando non priva di senso morale. Anche il mio ex partito, il Pd, non sfugge a questo declino generale", raccontava solo pochi giorni fa. "Per me la politica non è mai stata occupare una poltrona, ma usare il 'potere', che io chiamo responsabilità per creare le migliori condizioni di vita per il maggior numero di persone". Nell'ultima intervista svelava l'esperienza per la quale voleva essere ricordato: "come sindaco di Sesto San Giovanni", la città in cui continuava a vivere e a curarsi. "Sono stati anni esaltanti ricchi di soddisfazioni perché i cittadini hanno compreso il mio impegno per i deboli e condiviso il mio lavoro per la riconversione industriale della città delle fabbriche. L'opera non è ancora conclusa, ma di certo abbiamo avviato il percorso sul binario giusto, quello di tutelare il lavoro di tanti operai e di aprire una stagione di innovazione per il sistema produttivo sestese. Di questo - diceva Penati - sarò sempre orgoglioso".

"Filippo Penati ha sofferto molto, e non solo per la malattia. Ha sofferto con grandissima dignità. Lo ricordo con affetto e stima. Lo ricordo come una persona seria e leale. Lo ricordo come un protagonista della sinistra di governo, fermo sui valori dell'uguaglianza e impegnato ad accompagnare quei valori con la concretezza dell'azione di governo. Oggi è una giornata davvero triste". Lo scrive su Facebook Pier Luigi Bersani.

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