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Dl sicurezza, si allarga fronte per ricorso alla Consulta

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07 gennaio 2019 | 14.42
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Dopo la protesta di alcuni sindaci anche alcune regioni si muovono contro il decreto sicurezza e annunciano ricorso alla Consulta. Altre fanno sapere di stare valutando il ricorso. Oggi è stata la giunta regionale dell'Umbria a deliberare di ricorrere alla Corte Costituzionale. Anche la giunta regionale toscana oggi ha autorizzato gli uffici della Regione a scrivere e il presidente Enrico Rossi a presentare il ricorso.

UMBRIA - La Regione Umbria fa sapere in una nota che la giunta ha inoltre "deliberato di avviare un percorso per l'approvazione di un disegno di legge 'salva-regolari' che mantenga inalterati, a garanzia di tutta la comunità regionale e in attesa del giudizio della Corte, i diritti sociali ed umani garantiti nel nostro territorio regionale a quegli stranieri entrati regolarmente in Italia e che ora sono stati privati delle proprie legittime aspettative dal decreto sicurezza". "La giunta - si legge - sosterrà anche le azioni legali intraprese dai sindaci, mediante gli opportuni strumenti giuridici a disposizione". "Le misure intraprese oggi dalla giunta regionale sono in continuità con la tradizione millenaria di civiltà del popolo umbro - ha affermato la presidente dell'Umbria Catiuscia Marini - improntata ai principi di convivenza pacifica e solidarietà, sempre vicina a chi ne ha bisogno: nessuno di coloro che vive in Umbria verrà abbandonato al suo destino, umbri e non, con buona pace dei disseminatori di odio".

TOSCANA - La Regione Toscana ha deliberato nel pomeriggio di fare ricorso alla Corte Costituzionale. La giunta regionale, presieduta dal governatore Enrico Rossi, nell'atto approvato afferma di aver ravvisato nel decreto legislativo "profili di lesione delle competenze costituzionalmente garantite alle Regioni". La delibera autorizza il presidente Rossi ad impugnare la legge davanti alla Consulta. "Diciamo che le ragioni sono principalmente due - ha spiegato Rossi - Innanzitutto l’articolo 1 del decreto Salvini, quello dove si elimina la protezione umanitaria perché pensiamo che questo sia un modo per aumentare il numero degli irregolari e quindi non consentirci di svolgere fino in fondo il nostro ruolo previsto anche dalla Costituzione di assistere in maniera universalistica le persone che sono sul nostro territorio sia sotto il profilo delle cure che dell’assistenza sociale essenziale, un tetto, un piatto di minestra calda per le necessità alimentari, l’istruzione come diritto fondamentale; l’altro articolo è il 13, che eliminando l’iscrizione anagrafica rende invisibili queste persone, spariscono, non sappiamo dove cercarle e come poterle assistere". "Noi non stiamo facendo disobbedienza civile, stiamo esercitando un nostro diritto dovere - ha scandito - La nostra è una democrazia complessa e bisogna che si abitui anche Salvini a vivere dentro una democrazia complessa in cui ci sono istituzioni e bilanciamenti di poteri".

EMILIA-ROMAGNA - Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha spiegato che la Regione impugnerà alla Consulta "non l’intero decreto, ma le norme che più direttamente riguardano le Regioni e i Comuni". "Questa legge, come tutte le leggi, va naturalmente applicata. Una legge cattiva può essere contrastata e, nel caso, cambiata, ma non disapplicata. Per quanto attiene invece i profili di costituzionalità delle norme, per fortuna in questo Paese esiste un organismo di garanzia e a quello ci rivolgiamo: si chiama Corte Costituzionale" ha detto Bonaccini.

PIEMONTE - Anche la Regione Piemonte presenterà ricorso davanti alla Corte Costituzionale sulla parte del decreto sicurezza che tocca competenze regionali. A confermarlo il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, a SkyTg24. "Ci rivolgeremo alla Corte: proprio stamattina ho avuto conferma dalla nostra avvocatura, che su questo si sta anche confrontando con i colleghi della Regione Toscana, che esistono le condizioni giuridiche per il ricorso alla Consulta, visto che il decreto, impedendo il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari, avrà ripercussioni sulla gestione dei servizi sanitari e assistenziali, di nostra competenza, che la Regione ha finora erogato ai migranti interessati". "Noi - ha aggiunto Chiamparino - continueremo a fornire le cure necessarie, in base al principio universale che quando una persona sta male deve essere curata, ma sono evidenti le gravi conseguenze che il decreto avrà sul territorio regionale, creando di colpo una massa di ‘invisibili’ di cui in qualche modo la Regione e i Comuni dovranno comunque occuparsi, nel campo della sanità e delle politiche sociali, con evidenti e paradossali ripercussioni negative proprio sul terreno della sicurezza e della convivenza civile", ha concluso il presidente del Piemonte.

LAZIO - In campo contro il dl sicurezza anche Nicola Zingaretti. "Stiamo valutando il ricorso" alla Consulta, "ricorso che deve essere cogente e preparato nel migliore dei modi - ha sottolineato il presidente della Regione Lazio - Dobbiamo fare in modo che due pilastri della vita democratica come la civiltà e la sicurezza non vengano messi in discussione". Zingaretti ha inoltre comunicato che la Regione Lazio ha accantonato 1,5 milioni "per attenuare o annullare se possibile gli effetti devastanti del decreto sicurezza. Con questi fondi garantiremo agli Sprar di non chiudere". "Faremo presto un bando - ha aggiunto - che permetterà ai comuni di partecipare e di tenere in vita dei capisaldi dell'integrazione che il dl mette in discussione. Le Asl del Lazio hanno ricevuto la disposizione di non interrompere, in nessun caso, l'assistenza sanitaria per le persone che ne hanno diritto. Nelle prossime ore incontrerò i sindaci per cercare di stabilire come evitare gli effetti negativi del provvedimento del decreto Salvini".

BASILICATA - Anche la Regione Basilicata valuta se ricorrere contro il decreto sicurezza. "Oggi pomeriggio abbiamo una riunione di giunta con all'ordine del giorno il decreto sicurezza - ha affermato all'Adnkronos la vicepresidente della Regione Flavia Franconi - Iniziamo una discussione per capire cosa fare. Valuteremo, sentendo anche i nostri avvocati, per capire che speranza c'è nel fare ricorso". "Il decreto è complesso - ha concluso Franconi - vogliamo prendere una decisione ragionata".

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